Ciaspolate a Pontresina e dintorni

Quattro intense giornate sulle montagne svizzere, dove il paesaggio alpino regala meraviglie senza fine

10-13 Marzo 2013
Il “mitico” Trenino Rosso del Bernina! Il tanto nominato Trenino Rosso frutto di programmi di viaggio tante volte immaginati e che ora utilizzo come semplice mezzo di spostamento tra un luogo di ciaspolata e l’altro, sembra un giocattolo in mezzo allo scenario grandioso che attraversa, come vagoni di un trenino elettrico inseriti in un plastico di alto livello.
Questa quattro giorni di fine inverno inaspettata, gradita e vissuta intensamente, ci ha portato a Pontresina come punto di appoggio, in un albergo posto all’interno di un castello di sapore nordico con tanto di torrette e tetti spioventi, e posto in posizione strategica con accesso alle piste da sci di fondo, vicino al centro della cittadina, nonché alla stazione del famoso trenino. Pochi chilometri la separano dalla danarosa St. Moritz (che personalmente non apprezzo), ma al contrario della più famosa vicina, Pontresina ha un centro storico di tutto rispetto, con case di foggia antica riportate sapientemente a nuova vita che donano un che di familiare all’ambiente (basta non pensare ai prezzi).
Ma per noi questi quattro giorni hanno significato sole, neve e sport. Il numeroso gruppo si è diviso e riassortito in tanti diversi gruppi secondo i gusti e le capacità personali: un gruppo si è dedicato alle discese con gli sci, un altro allo sci escursionismo, un altro alle ciaspolate ed altri a semplici camminate o al riposo.In cinque abbiamo formato il “gruppo ciaspole” e attraversato questi scenari grandiosi immersi nel dualismo cromatico bianco-blu interrotto ogni tanto dalla macchia rossa del trenino. Abbiamo percorso la Valle del Fieno dove la prospettiva crea una visione alterata delle dimensioni e sembra che le due rette parallele della pista battuta si incontrino alla fine della valle che sembra vicinissima, ma che si allontana sempre più man mano si procede. Alle nostre spalle l’imponente sagoma del Diavolezza riempie l’orizzonte e il cielo che si sta coprendo di nuvole grigie rende l’insieme suggestivo.

Il secondo giorno partiamo dall’Ospizio Bernina per raggiungere una fermata del Trenino Rosso chiamata Alpe Grum. In teoria si dovrebbe scendere, quindi per riscaldare i muscoli, prima attraversiamo il Lago Bianco completamente gelato e ricoperto da uno spesso manto nevoso, poi seguiamo le orme degli Sciescursionisti e iniziamo a salire lungo il fianco di un monte facente parte del Ghiacciaio Cambrena, di fronte all’Ospizio Bernina. La salita è tosta fatta con le ciaspole, ma anche noi siamo tosti e continuiamo fino a che non è più consigliabile fidarsi del nostro supporto tecnico. Con prudenza iniziamo la discesa e vediamo dalla parte opposta del lago larghe chiazze di disgelo e dove la superficie mantiene un alto strato di ghiaccio, eruzioni simili a bocche di vulcano dove la forza del ghiaccio ha aperto crepe profonde.
“Stiamo molto attenti e seguiamo le tracce”, diciamo tra di noi, ma nonostante la prudenza un “buco” si apre nel ghiaccio e una ciaspola con relativa gamba appresso rimane intrappolata. Con tanta pazienza e buona volontà si piccona fino a liberare piede e racchetta e si continua.
Purtroppo ad un certo punto la traccia del percorso scompare e dobbiamo attraversare un lungo traverso molto pendente per poter ritornare nella giusta direzione. Sotto di noi alla fine del pendio, le gallerie della ferrovia. Poi finalmente la vista delle rette parallele dei binari ci rallegra e scendiamo quasi correndo nella loro direzione.
L’Alpe Grum è ormai raggiunta ed un panorama mozzafiato ci ripaga degli sforzi. Sotto di noi un lago dalle acque verde giada riempie il fondo valle e una prepotente catena montuosa facente parte del Ghiacciaio Palu’ con tanto di cascate gelate completa il quadro. A Sud l’imponente figura dell’Aprica ci ricorda che l’Italia è molto vicina e che la “Nazione Alpina” è veramente meravigliosa in ogni suo angolo e parla un’unica lingua, quella della natura.
Le albe e i tramonti vestono di rosa e rosso le cime con i colori resi più forti dalla candida tela che si trovano a dipingere.

In una giornata variabile con veloci passaggi di nuvole, sbagliamo direzione e decidiamo di cambiare l’itinerario prefissato. Saliamo con la cremagliera a Muottas Muragal altopiano di grande suggestione che domina la vallata con St. Moritz, mentre un percorso pedonale panoramico e ben tracciato permette di gustare appieno la grandiosità che ci circonda e che basse nuvole dispettose coprono e scoprono a loro piacimento. Lungo il percorso, nei punti più panoramici, panchine di legno con tanto di caldi panni in lana in dotazione, sono posizionati per dar modo a tutti di ammirare, pensare e interiorizzare quanto ci circonda. In determinati momenti le nuvole sono così avvolgenti che solo le bandierine arancio fosforescente ci danno modo di individuare il percorso altrimenti assolutamente indecifrabile. Poi la nube si alza, tracce d’azzurro si rincorrono e tutto ritorna luminoso e affascinante.
Non paghi, torniamo a Pontresina per percorrere almeno una parte della famosa Val Roseg. Interessante e senz’altro meritevole di visita, ma quello che più mi è rimasto di questa valle, è un punto nel quale gli uccellini sono ormai abituati a mangiare nelle mani dei turisti ed è delizioso sentire le zampette che si arpionano alle dita per poter prendere il pezzo di pane e poi fuggire, mentre altri si susseguono e aspettano il loro turno per un pò di cibo. Deliziati da queste romantiche immagini, rientriamo e ci rilassiamo in piscina per sciogliere i muscoli e prepararci all’incontro di domani con… il Morteratsch Glacier.

Scendiamo alla stazioncina di Morteratsch e come tutti gli altri sciatori, fondisti o semplici turisti, percorriamo la lunga traccia bianca che ha come sfondo a chiusura della valle il Diavolezza in tutta la sua imponenza. Dopo circa 2 ore (sarebbe 1,30, ma siamo sempre fermi a fotografare), arriviamo alla Bocca del Ghiacciaio, che, per chi come me non ne ha mai visto uno così da vicino, è già una emozione molto forte. Questa montagna di ghiaccio ti sovrasta, ti domina e sembra volerti inghiottire, senti che è un qualcosa che ha una sua vita, questo azzurro-grigio potrebbe raccontarci storie antiche e paesaggi oggi scomparsi e si rimpicciolisce sempre più in una lenta agonia ed è tremendo pensare che questo accade per la nostra incuria. E’ come se stessimo avvelenando una persona giorno per giorno e la guardassimo spegnersi senza fare nulla.
Poi l’avventura riprende il sopravvento e mentre la gran parte delle persone ritornano sui loro passi, noi inforchiamo le ciaspole e saliamo un breve tratto della pista da sci, fino ad arrivare davanti al uno strano “buco”, scendiamo leggermente ed entriamo in questo antro spettacolare. Venti metri di ghiaccio puro, una galleria nel cuore del ghiacciaio, con riflessi di luce incredibili e trasparenze, con le bollicine di acqua rimaste intrappolate all’interno della sottile parete di ghiaccio attraverso la quale filtra la luce, tutto è sensualmente ondulato ma liscio e viene voglia di accarezzare queste superfici che dureranno lo spazio di un inverno e non si vorrebbe più uscire.
Chissà se il prossimo anno ci sarà ancora o il torrente che lo attraversa d’estate avrà completamente modificato tutto l’insieme! Chissà se questo sinuoso antro di luce e forme esisterà ancora! Noi abbiamo avuto la fortuna di vederlo, grazie soprattutto ai preziosi suggerimenti degli esperti del gruppo e questa è stata la chiusura migliore che potessimo sperare per questa vacanza in terra elvetica.

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