Naxos a modo mio, al di là degli stereotipi

La maggiore delle Cicladi è un giusto mix di belle spiagge, villaggi, bellezze naturali, antichità: veramente un’isola completa per tutti i gusti!

Perché Naxos “a modo mio”?
Chi mi conosce può già immaginare il senso. Come affermato più volte nel forum e in altri resoconti, io ritengo restrittiva l’equazione “isola greca = mare e solo mare”. Lo so bene, chi va in vacanza - magari obbligatoriamente ad agosto - cerca il relax come stacco da undici mesi e mezzo di vita lavorativa cittadina, relax che trova nella vita in spiaggia: più che giusto e meritato.
Sotto questo aspetto, Naxos, fra le isole greche, è ideale: la costa occidentale è un litorale pressoché ininterrotto, non meno di una ventina di chilometri di larghe spiagge sabbiose affacciate su un mare cristallino, solo intervallate di tanto in tanto da qualche promontorio. Una caratteristica che soddisfa tutti i gusti: dalla coppia al singolo, dal naturista alla famiglia con bambini, ognuno può trovare un angolo non affollato, anche nel pieno della stagione estiva. Ad essere pignoli, si può osservare che le spiagge sono un po’ tutte simili, ma eventualmente è un livellamento verso l’alto: del resto, la varietà di - ad esempio - una Milos è ineguagliabile.
Però un’isola greca, in varia misura, è anche altro: ci sono i villaggi, c’è l’interno, ci sono le vestigia lasciate nel corso della Storia dalle varie civiltà e dominazioni, ci sono le bellezze naturali, c’è la cucina, magari gustata in una taverna popolare di paese, c’è il contatto con la quotidianità che regala le esperienze di viaggio più genuine, ci sono le scoperte inattese se appena ci si scosta dalle abituali rotte turistiche.
Anche in questo senso Naxos è esemplare ed era quindi prevedibile che si rivelasse un’isola tagliata su misura per me: magari un po’ sovradimensionata rispetto al mio ideale, ma ricchissima di cose da vedere e apprezzare che la rendono mai noiosa o ripetitiva.
Quindi, ecco il significato di quel “a modo mio” del titolo: qui non troverete il catalogo completo delle spiagge, anche se non mi sono fatto mancare meravigliose nuotate, il più delle volte a corollario di giornate dedicate a panoramiche passeggiate, sia costiere sia all’interno. Visto quindi che l’aspetto mare è ampiamente sviscerato nel topic del forum dedicato all’isola, questo resoconto vuole essere un’alternativa e un’integrazione: una selezione di itinerari attraverso quelle zone, più o meno decentrate dalla costa, che in una vacanza-tipo possono giusto riempire una giornata di meteo incerto o di tregua per la pelle in via di arrostimento in spiaggia. Amando io camminare e avendo a disposizione due settimane, è stata quella l’impronta predominante del mio soggiorno.

Ho definito Naxos “un po’ sovradimensionata” e mi spiego meglio. Naxos è la più estesa delle Cicladi con 428 kmq, vale a dire da tre a cinque volte isole che ho amato come Sifnos, Serifos, Paros, Ios, addirittura dieci volte Sikinos e quindici volte Folègandros e Kimolos. Di contro può anche essere definita piccola: ci vogliono infatti quasi 4 Naxos per fare Rodi e 20 per fare Creta.
Giusto per dare un po’ i numeri…
Rispetto alle altre Cicladi, Naxos si differenzia per l’abbondanza di acque che - pur non mancando aree brulle e montuose che culminano nei 1004 metri dello Zas, la quota più alta dell’arcipelago - favoriscono una vegetazione rigogliosa: ulivi e querce secolari, alberi da frutta, vigneti, vere e proprie muraglie di ginestre e azalee, l’eccellenza delle patate per cui l’isola è rinomata. Del resto, basta allontanarsi dalle zone costiere, per forza di cose più antropizzate, e dirigersi verso l’interno per prendere coscienza di una realtà agricola, rurale e pastorale ancora ben radicata: qui il turismo lo si vede ma giusto “di striscio”, costituito dagli estimatori delle camminate e da chi dedica alla visita di qualche villaggio - come rilevato qualche riga sopra - sporadiche giornate alternative al mare.

Come spostarsi

A Naxos si può arrivare da Atene con voli Olympic Air o via mare dal Pireo con una traversata di circa sei ore con traghetti veloci. Tutte le Cicladi circostanti sono collegate con buona frequenza da diverse compagnie.
TRASPORTI INTERNI
La KTEL garantisce un buon servizio di autobus per le principali località. Una direttrice frequentatissima è quella verso le spiagge di Agios Prokopios, Agìa Anna e Plaka, un’altra collega tutti i villaggi dell’entroterra garantendo, per quelli non serviti, fermate in corrispondenza dei rispettivi bivi; secondo la simpatica consuetudine greca, basta comunque chiedere all’autista “στ?σι” (stasi, fermata) per scendere in qualunque punto del percorso o, da terra, fare un cenno al bus in arrivo anche lontano dalle fermate “ufficiali”. Il terminal è in testa al molo dei traghetti, biglietti presso il chioschetto KTEL lì vicino o nei punti vendita di ogni villaggio sede di fermata.
Ovviamente, non mancano le possibilità di noleggiare auto, scooter o quad presso le numerose agenzie del capoluogo.
TRASPORTI TURISTICI
La Zas Travel e la Naxos Tours organizzano quotidianamente giri dell’isola in autopullman con visite guidate, toccando i principali villaggi fino ad Apollonas e da lì ritorno lungo la litoranea della costa nordoccidentale.
La motonave Alexander effettua a giorni alterni tre gite rispettivamente a Santorini, a Mykonos e Delos, a Iraklia e Koufonissi.
Il caicco Jonas effettua crociere fino all’estremità meridionale dell’isola, ma servizi analoghi sono svolti, anche personalizzati, da varie imbarcazioni ancorate sul lungomare che espongono i relativi programmi e al cui personale ci si può rivolgere direttamente.

Dove alloggiare

* Per i primi dieci giorni ho alloggiato in una camera degli “Studios Naxos”, già fissata da tempo per 30 auro al giorno tramite booking.com. Circa 12-15 minuti a piedi dal porto. Stanza con due letti, frigorifero, A.C., angolo cottura, attrezzatura completa da cucina. Pulizia assidua, quasi maniacale, cambio asciugamani ogni due giorni, lenzuola ogni quattro. Meno di un minuto per scendere sulla spiaggia di Agios Georgios, quindi ottima per chi intenda fare esclusivamente vita di mare (sono più di quanti non si creda i turisti - ad esempio famiglie con bambini - che passano un’intera vacanza su un’unica spiaggia). Terrazzino che dà su una stradina al cui lato opposto c’è un’altra pensione, quindi niente vista mare: personalmente non è una priorità, ma capisco che molti ci tengano.
Chi intenda alloggiare qui valuti, fra le caratteristiche citate, quali siano i pro e i contro rispetto le proprie predilezioni.
* Per gli ultimi cinque giorni dopo il ritorno da Schinoussa ho preferito una soluzione più centrale, per la cui scelta mi sono attivato “de visu”.
Subito una premessa/avvertenza. Dalla mappa della Chora parecchi alloggi (anche ben recensiti in Rete quali Despina, Irini, Bourgos 1 e 2, Anixis, Anna Maria, Panorama, Old Town) risultano in linea d’aria vicinissimi al porto, ma spesso si raggiungono tramite percorsi pedestri tortuosi e acclivi: niente di massacrante, ma qualcuno può non gradire (ad es. famiglie con bimbi che tornano stanche dal mare) ed è bene che lo sappia.
Ho infine optato per “Studios La Fontana” (tel.030-2285023942, geoloukovit@yahoo.gr), mai visto recensito in alcun sito o guida ed è un vero peccato. Cinque minuti a piedi dal molo dei traghetti all’inizio della strada per Engares a pochi metri dalla platia della Mitropolis, gestito con efficienza dal capitano di lungo corso in pensione Georgios Loukovitis e dalla sua simpatica signora, chiaramente rinnovato di recente, è un’eccellente scelta: 25 euro al giorno per un’ampia camera, pulitissima, luminosa, A.C., frigorifero, angolo cottura, attrezzatura completa da cucina, con terrazzino affacciato sulla spiaggia di Grotta. Raccomandato senza riserve.

In cucina

Come per ogni isola di una certa popolarità, i ristoranti/taverne più in vista sono quelli dall’impronta turistica più marcata. Ciò non implica che siano scadenti, ma approfondendo un po’ le aree più decentrate aumentano le probabilità di trovare locali frequentati (se non in maggioranza, almeno in buona percentuale) dai residenti, che in teoria dovrebbero essere più “ruspanti”.
A Naxos il lungomare - oggettivamente piacevole - è un susseguirsi ininterrotto di ristoranti che hanno la cucina nell’edificio e i tavoli all’aperto di fronte sotto un tendone. I piatti sono più o meno analoghi, davanti a tutti c’è il buttadentro che invita i passanti a leggere (e talora spiega) il menu e mostra la vetrinetta del pesce fresco. Inevitabilmente, in due settimane di permanenza, si finisce per mangiare anche in questi, osservando - come criterio di scelta - il livello di affollamento che di regola è sintomo di affidabilità. E di questo ho sempre tenuto conto, anche se in certi casi si deve aspettare qualche minuto un tavolo libero: ma tanto siamo in vacanza, di tempo ne abbiamo e se un ristorante pieno ne ha a fianco uno vuoto ci sarà una ragione, no´
Ovviamente, parlo di inizio giugno di un anno particolarmente nero per la Grecia: bisogna tenerlo presente nel fare affidamento o meno sulle mie valutazioni.
Leader indiscusso è MEZE2 (noto anche come MEZE MEZE), sempre pieno la sera e abbastanza frequentato anche a metà giornata, quando per lo più la gente è al mare e diversi locali servono solo spuntini: ci ho consumate tre cene (una con Antonella e L.), sempre con soddisfazione. Eccellente e abbondante il fritto di gamberetti e moscardini, quelli piccolini e tenerissimi di cui si mangia tutto.
Un po’ meno affollati, ma comunque abbastanza al confronto con quelli pressoché deserti, ho trovato SMIRNEIKO, ZORBAS e POPI’S GRILL, tutti sopra la sufficienza.
Ma per trovare “my best choice in town”, bisogna inoltrarsi nelle stradine della Chora. Metto sullo stesso livello i tre seguenti:
* VASSILIS: esiste dal 1951, ambientazione molto simpatica, con i tavoli sparsi sulla piazzetta, nei vicoli circostanti, in un sottopasso, persino addossati a una scala e sotto la medesima. Tre cene, di cui una con la “tribù” di Francesca e F. Servizio cortese e preciso. Piatti un po’ meno banali della norma. Il pesce spada in emulsione di olio e limone con insalata di granchio è sublime. Piattino di macedonia con sciroppo di fragola in omaggio.
* METAXÙ MAS: ambientazione analoga a Vassilis, piatti altrettanto non banali, servizio altrettanto amichevole e pronto. I calamari alla griglia (che poi è uno solo ma molto grosso) tenerissimi e cotti a puntino. Bellissima (una foto vintage virata in seppia) la copertina del menu.
* Pochi gradini a sinistra dell’ingresso di Metaxù Mas scendono al bel cortile protetto da platani che ospita i tavoli di APOSTOLIS. Parametri analoghi ai due precedenti, servizio un po’ lento ma sono sfumature.
Inoltre:
* KASTRO: su una piazzetta sotto le mura del Kastro cui si accede con una lunga scalinata. Il bellissimo contesto fa sì che sia sempre affollato, la qualità e la quantità leggermente inferiori ai “top 3” citati.
* ONIRO: sul tetto di un palazzetto-torre con vista mozzafiato sulla città e sul Kastro. Personale piuttosto abulico, buono il misto pesce fritto e alla griglia (calamari, spada, gamberi, polpo), con la pecca dei due sgombri bruciacchiati. La posizione incomparabile vale il perdono alle due piccole magagne.
* Ad Agios Prokopios, BARBOUNIS: a pochi metri dalla spiaggia, consigliato per i prezzi molto contenuti.
* Ad Agios Georgios, YANNIS: con i tavoli proprio sulla spiaggia subito fuori dal mio studio, qualità accettabile anche se il più quotato è l’adiacente KAVOURI, quella sera esaurito per la presenza di un gruppo.
Citerò taverne in cui ho fatto sosta pranzo nelle località dell’interno nel corso delle relative relazioni.
Quasi sempre a fine pasto arriva l’omaggio della casa, in forma di un dolcino, frutta o un bicchierino (raki, ouzo, kitron o altro).
A proposito di Kitron. E’ una tipicità di Naxos, un liquore ricavato dalle foglie di cedro prodotto dal 1896 dalla famiglia Vallindras di Chalki in tre gradazioni contraddistinte da differenti colori: verde 30°, bianca 33°, gialla 36°. Si trova dovunque, in bottiglie di varie capacità, forma ed estetica. Non mi ha entusiasmato.

Da non perdere

ECCOMI!
La “genesi” del mio island hopping 2012 è analoga ai tanti degli anni precedenti.
Mi ero stufato di levatacce antelucane per arrivare da Genova a Malpensa in tempo per il volo easyJet su Atene delle 10,40: taxi da casa alla stazione di Genova Principe, treno per Milano, navetta per Malpensa pregando che tutto fili senza intoppi. Per la terza volta mi sono quindi orientato su un pernottamento nei pressi di Malpensa la sera precedente: ottimo l’Hotel Cervo a soli 3km dal terminal 2 (ormai monopolizzato da easyJet), 62 euro per una confortevole camera con prima colazione abbondante, 3+3 euro per il transfer da/per l’aeroporto. Il ristorante interno è di buon affidamento. Alla mia non più verde età, un modo di spezzare un viaggio che, se pure ormai lo padroneggio a menadito, risulterebbe piuttosto intenso per la quantità di cambi di mezzo di trasporto in una medesima lunghissima giornata: stradale, ferroviario, aereo e acquatico.
Volo tranquillo, in perfetto orario, bus X96 per il Pireo, ritiro del biglietto da tempo prenotato presso l’agenzia Kentriko Piraeus (strategicamente ideale, essendo ubicata nell’edificio del terminal della metropolitana, proprio di fronte ai moli d’imbarco designati), scavalcamento del sovrappasso salvavita: sono le 16,15, manca un’ora e un quarto alla partenza del Blue Star Paros che però è già attraccato e sta accogliendo nel suo amorevole ventre persone e mezzi su ruote.
Traversata liscia come l’olio, posti sul traghetto occupati sì e no per un terzo, un po’ di lettura, il primo caffè frappé della vacanza, un pisolino, una passeggiata sul ponte, scali interminabili a Syros e alla già nota Paros, finché compaiono in lontananza le luci di Naxos.
Consueti rituali, ogni volta rinnovati con un filo di emozione: il portellone che si abbassa fra il clangore delle catene, l’odore acre di macchinari sotto sforzo e il rombo di veicoli che si mettono in moto, gli occhi avidi della prima immagine (che in questo caso è il cielo nero) della nuova isola di cui stiamo per calcare il suolo. È mezzanotte e venti, 45 minuti di normale ritardo sulle previste 23,35. Ho un numero di cellulare, che mi sembra un po’ strano perché inizia con 30: ma non dovrebbe essere 0030 (o +30, prefisso della Grecia)´ Lo compongo, incredibilmente suona e mi rispondono subito!
“Kalinikta, I am Leandro from Italy, I booked a room, I’m just arrived”.
“Kalinikta, straight on, I’m waiting for you in the place at the end of the port, I have a yellow car”.
“OK, I have a black jacket, meet you in two minutes”.
Miss Stavroula è piccolina, rotondetta, sorridente, occhiali. Assomiglia davvero a Nia Vardalos de “Il mio grosso grasso matrimonio greco” o me lo sto inventando io perché già compenetrato nell’atmosfera ellenica´
Solita conversazione di esordio mentre la macchina fa un giro largo in direzione Agios Georgios (ma a piedi si percorre il lungomare e si fa molto prima, mi assicura Nia).
“First time in Naxos´”
Lo temevo, ti smascherano subito.
“Yes…” sottovoce e arrossendo (meno male che al buio non si vede) come il ragazzino sorpreso dalla mamma davanti a un sito porno.
Senza darle il tempo di farmi un cazziatone mi rifaccio immediatamente: “…but I visited many other greek islands” sciorinando la mia bacheca di isole cicladiche, argosaroniche e dodecanesiche. Mancano le ioniche, le sporadiche, le drufantiche e le chissadoviche, ma Nia non se accorge e passo l’esame, anche perché siamo tosto arrivati.
“Studios Naxos” (la fantasia al potere…) è una palazzina negli immediati pressi della spiaggia di Agios Georgios, di cui mi è stata riservata la camera n.2, molto confortevole. Dettagli nella sezione “Dove alloggiare”.
Rapida doccia e subito a nanna. Domani avrà inizio la scoperta di Naxos. E sarà una gran bella scoperta.

NAXOS CITTÀ, LA CHORA E IL KASTRO
Financo inutile dirlo, essendo la prima cosa che balza agli occhi quando il traghetto attracca ma anche il soggetto più presente in cartoline, copertine di libri, poster, calendari, gadgets vari, il simbolo di Naxos è la Palatia o Portara al culmine della penisoletta (un tempo isola) Sto Palàti subito a nord del porto: si tratta di due colonne squadrate in marmo con architrave di m.5,95 x 3,65, ciò che resta di un tempio di Apollo del VI secolo a.C. quasi certamente mai ultimato. All’intorno sono disseminati alcuni blocchi marmorei, anche se la maggior parte furono reimpiegati in epoca medioevale nella costruzione del Kastro.
E’ il classico luogo di aggregazione per ammirare il tramonto.
La Chora di Naxos è senza dubbio una delle più suggestive delle Cicladi. Ricorda in qualche misura quella di Ios, con i negozietti, i ristoranti e i locali di ritrovo sui livelli più bassi che vanno poi diradandosi quanto più si sale verso il punto più alto del Kastro.
Non è facile orientarsi nel suo intrico di viuzze, piazzette, sottopassi, ripide scalinate, ma il piacere di “perdersi” è proprio il suo bello: anche in un soggiorno di due settimane come il mio, nel corso del quale a fine pomeriggio dopo una giornata intensa di mare o di camminate ci si trova per una sorta di magica attrazione al suo interno, può capitare di ritrovarsi infinite volte nello stesso punto e magari accorgersi solo l’ultimo giorno che dietro quell’angolo tante volte trascurato si apre un magnifico scorcio mai visto prima.
Non mi sembra il caso di entrare nello specifico delle tante eminenze storiche e architettoniche custodite in questo straordinario contenitore, dalla Domus Della Rocca Barozzi al Museo Archeologico, dalla Cattedrale ortodossa a quella cattolica all’infinità di chiesette e cappelle: sono descritte in tutte le guide e “ci si sbatte dentro” comunque. Preferisco, nel prosieguo, approfondire gli itinerari un po’ fuori dal coro.

IL MONASTERO DI AGIOS IOANNIS CHRISOSTOMOS
E’ una classica passeggiata dal capoluogo, preferibilmente nel tardo pomeriggio quando il tramonto sembra infiammare la roccia già rosseggiante della collina di Aplomata (quella che sovrasta la spiaggia nota come “Grotta” a est dell’istmo della Palatia) in un suggestivo contrasto con il bianco abbagliante dei due luoghi di culto che sono la nostra meta.
Si imbocca la carrozzabile diretta ad Engares che inizialmente corre parallela alla costa nordoccidentale per deviare quasi subito a destra lungo una strada cementata che porta ai piedi del monastero (circa 3km dal capoluogo, fin qui anche in auto). Una scalinata porta al cortile del tozzo edificio settecentesco, che dà più la sensazione di una fortezza, di norma aperto e oggi abitato solo da due suore laiche che ne hanno cura. Non vi sono custodite eminenze artistiche di grande rilievo, ma il bel pergolato, rigoglioso di cipressi e aiuole fiorite, è un’oasi di pace e frescura dalla quale ammirare uno splendido panorama sulla Chora e la Palatia.
Assai più interessante per la singolarità dell’ubicazione è la cappelletta di Agios Ioannis Theologos, che si raggiunge in pochi minuti lungo un sentierino. Appoggiato a un grosso masso, il minuscolo edificio è sormontato da un bel campaniletto a vela con campana; la porticina (udite udite!) è aperta e dà accesso a un interno ricavato da una cavità naturale e decorato con immagini di santi, non di particolare pregio ma di buon gusto.

LE SPIAGGE FRA IL CAPOLUOGO E PLAKA
Dopo la giornata culturale… il mare finalmente (vedete che piace anche a me e che non sono solo “quel bislacco individuo che va per isole greche - pensate un po’ - per camminare”)!
Agios Georgios è in pratica la spiaggia cittadina, già di tutto rispetto: un ampio arco sabbioso di un paio di chilometri in cui si alternano tratti attrezzati, per lo più con taverna o comunque strutture di ristoro, ad altri liberi. Più volte la battigia sarà la mia passeggiata di tarda serata, non di rado con bagno di mezzanotte o giù di lì.
Ogni ora fra le 8 e le 22 è attivo il servizio di autobus (alle ore tonde dal terminal in testa al molo, ai minuti 30 da Plaka) per le località costiere della costa occidentale. Da Plaka il bus termina la corsa, essendo l’inizio di un tratto sterrato parallelo al litorale che prosegue verso Orkos, Mikri Vigla e oltre: già Plaka è contraddistinta dalle dune che - in misura ancora maggiore - caratterizzano le spiagge più a sud, in primis quella emblematicamente nota come Sahara Beach.
Percorrere il tratto Plaka - Agìa Anna - Agios Prokopios è decisamente piacevole, in un alternarsi di sabbia e tavolati rocciosi che l’erosione marina ha modellato spesso in forme curiose (vedasi “lo squalo”). Agìa Anna è anche dotata di un minuscolo molo dal quale parte il caicco Jonas che effettua le crociere fino all’estremità meridionale dell’isola.
Raggiunta Agios Prokopios, vale la pena di proseguire su un sentierino che si alza di poco sul mare fino a raggiungere in un quarto d’ora l’estremità settentrionale del promontorio di Stelidha: si attraversa una sorta di brughiera ammantata da chiazze di erica ai cui piedi si annidano calette e piscine naturali nelle quali sarebbe un crimine non tuffarsi per un bagno dal quale non si vorrebbe più emergere. Un’ulteriore attrattiva consiste nel relitto di un’imbarcazione incastrato fra gli scogli: a giudicare dall’ammasso di ruggine che è attualmente, il naufragio deve risalire a diversi decenni fa.
Subito all’interno delle dune che fanno da cinta alla spiaggia, si estendono tre laghetti salmastri dalle infinite tonalità di colore: un ambiente decisamente insolito e una curiosità geologica classificata area protetta, il che ha scongiurato la tentazione di un’edificazione incontrollata.

ATTRAVERSO L’ISOLA DAL CAPOLUOGO AD APOLLONAS
Apollonas non è certamente una delle eccellenze balneari di Naxos, ma il viaggio dal capoluogo è assai istruttivo per avere un quadro esauriente dell’interno dell’isola, quello che a mio parere ne è l’aspetto più caratterizzante. E’ infatti un tragitto di una sessantina di chilometri - percorso dall’autobus in circa due ore - in cui si susseguono una serie di paesaggi di grande suggestione: approfondirò alcuni tratti con gli itinerari pedestri descritti nel prosieguo.
Lasciato il capoluogo e i quartieri periferici tenendo direzione est, si dirada la densità abitativa e il paesaggio si fa via via più agreste: ci si inoltra nella Traghea, l’esteso fertile altopiano centrale circondato da montagne brulle che costituisce il cuore vero di Naxos. Su una quota fra i 400 e i 700 metri, si sussegue una serie di suggestivi villaggi che saranno le mete delle successive giornata. Dopo tre chilometri di continui tornanti oltre Filoti, si punta decisamente in direzione nord: la strada, tortuosa e quasi sempre in cornice, è spettacolare e regala scorci panoramici grandiosi e sempre nuovi. Dopo Koronida si comincia a perdere quota lungo vallette profondamente incise fino a raggiungere la baia di Apollonas, quasi all’estremo nord dell’isola.
La località è soprattutto meta dei tour giornalieri di Naxos in bus turistici: e in effetti, dotata solo di una discreta spiaggia sabbiosa di circa 400 metri e, al di là del promontorio, di alcune calette fra gli scogli, non trovo un solo motivo che possa invogliare a una vacanza di più giorni in un posto così periferico. Sta di fatto però che non mancano strutture ricettive: de gustibus…
Svolgo subito il compitino del “BT” (bravo turista) compiendo la passeggiata che in dieci minuti porta subito sopra l’abitato all’attrazione per cui Apollonas è nota: si tratta di uno dei due Kouroi (singolare Kouros, l’altro è a Fleriò) in marmo presenti sull’isola, vale a dire figure maschili di giovani raffiguranti probabilmente una divinità risalenti al VII-VI secolo a.C. Questo è lungo una decina di metri, quello di Fleriò sei ed entrambi subirono incrinature durante la rifinitura, cosicché non furono mai eretti e rimasero in loco distesi.
Manca parecchio tempo alle 16, ora del primo (ma anche ultimo e unico pomeridiano) autobus di ritorno, ragion per cui me la prendo comoda. Fra le diverse taverne allineate sul molo, scelgo Venetikò, anche su consiglio non richiesto (e disinteressato´) del bigliettaio dell’autobus: non me ne pento, i fagioli (γιγαντες) in umido e i pescetti (μαριδες) fritti sono ottimi e abbondantissimi.

DA APÌRANTHOS A FILOTI
E’ un itinerario che attraversa l’area probabilmente più fertile della Traghea, una passeggiata di circa sei chilometri che nel senso descritto non risulta faticosa in quanto tutta in discesa su una strada che, descrivendo all’incirca un arco, offre visuali in continuo mutamento.
Apìranthos è uno dei villaggi più affascinanti dell’isola. Si nota immediatemente il frequente uso del marmo nella pavimentazione delle strade e nelle facciate delle case, il che aggiunge un’impronta elegante al tratto popolare dell’abitato. Ci si muove fra viuzze, passaggi ad arco e piazzette alberate su cui si affacciano taverne e laboratori artigianali: un luogo particolarmente pittoresco è una chiesetta incastonata sotto un roccione sporgente, sopraelevata su una minuscola platìa ombreggiata che ospita i tavoli di un kafeneìo.
Scendendo verso Filoti, si ha un quadro esauriente dell’interno di Naxos, con le estensioni coltivate della Traghea attorniate da una cerchia di montagne fra le quali è sempre ben distinguibile lo Zas. Più o meno a metà percorso si incontra le deviazione che sale ad Agia Marina, bivio per la cima dello Zas e il Monastero di Fotodotis (vedi più avanti).
L’arrivo a Filoti è preceduto dall’urbanizzazione più recente - e piuttosto anonima - del paese, dovuta al ritorno negli ultimi decenni di molti Naxesi che nelle precedenti generazioni erano emigrati all’estero.
Nel centro di Filoti spiccano la ben conservata Torre Barozzi, retaggio del periodo veneziano, e la chiesa della Madonna Filotitissa, preziosa per il largo uso di marmo nel campanile, nelle torri campanarie e nell’iconostasi interna. Fulcro della vita del villaggio è l’accogliente piazza, protetta da un secolare platano che ne è un po’ il simbolo, sulla quale si affacciano taverne e kafenìa. Non mi faccio mancare il piacere di un ottimo pitagyros a un prezzo ridicolo da Nikolas.

I LUOGHI DI CULTO INTORNO A CHALKI
Chalki è il principale villaggio della Traghea, con un centro storico molto omogeneo caratterizzato da belle case neoclassiche, non tutte ben conservate ma ancora testimoni dell’antica eleganza. Le eminenze principali sono la Panagìa Protothronos, dall’esterno moderno ma risalente al IX/X secolo come nucleo originario, che purtroppo viene aperta solo su prenotazione rendendo difficile ammirare gli affreschi di diverse epoche che ne decorano l’interno; e la massiccia torre veneziana a quattro piani e tetto merlato Pirgos Gratsia, una delle meglio conservate dell’isola. Una rilassante oasi di pace è la platìa, ombreggiata da un pergolato di viti e acacie, in buona parte occupata dai tavolini della Taverna Yannis, apprezzabile per i piatti confezionati con ingredienti di produzione propria.
Nei primi tre chilometri della strada che porta a Monì si incontrano tre luoghi di culto bizantini di grande suggestione, tutti e tre edificati in pietre a vista. Già nell’abitato di Chalki un evidente cartello indica la chiesetta con pianta a crociera e cupola centrale di Agios Georgios Diasoritis dell’XI secolo, che si raggiunge in una decina di minuti lungo un sentierino fra ulivi monumentali; analoga struttura, datazione e ambientazione è quella, qualche centinaio di metri oltre il paese, di Panagìa Damniotissa. Proseguendo verso Monì, si nota con evidenza la vocazione pastorale della zona, con fitti reticolati di muretti a secco e ovili in pietra, fino a raggiungere la Panagìa Drosiani, considerata uno dei santuari più importanti dell’intera Grecia in virtù di una tipologia architettonica assai rara: risalente al IX secolo, ha infatti un edificio principale a una sola navata al quale sono addossate tre cosiddette conche, cioè cappelle più piccole sormontate da cupole. Una volta tanto l’interno, impreziosito da strati successivi di affreschi datati fra il IX e il XV secolo, è aperto e custodito, ma purtroppo è vietato fotografare.

DA KORONIDA A KÒRONOS
Altra passeggiata di circa sei chilometri di grande soddisfazione, prevalentemente in discesa come quella fra Apìranthos e Filoti e quindi altrettanto rilassante. Non a caso nella mappa Skai 311 Naxos (consigliatissima) il percorso è classificato per intero strada panoramica.
Koronida (in alcune indicazioni Komiaki) è un grazioso villaggio di case bianche senza però attrattive di particolare rilievo. Lo si lascia in direzione sud lungo una carrozzabile quasi sempre in cornice che offre scorci spettacolari, con lo sguardo che si spinge fino al golfo di Apollonas. Per oltre metà percorso, centinaia e centinaia di metri di terrazzamenti con muretti a secco rendono coltivabile il pendio sottostante mentre sul lato opposto non è raro scorgere capre in miracoloso equilibrio sui dirupi più alti ma spesso anche nelle immediate vicinanze della strada.
Skado è un luogo assolutamente singolare. Anticipato da un piccolo nucleo diruto addossato a uno sperone roccioso sulla sinistra della strada, è introdotto da un affresco un po’ naif su un muro che raffigura una coppia in costume e si sviluppa lungo un’unica via che corre in alto parallella alla carrozzabile. Percorrendola su tutta la lunghezza, ci si rende conto che in massima parte le case sono diroccate e dalle poche che si ritengono abitate non si vede né si sente segno di vita: una sorta di villaggio fantasma dall’atmosfera fatata e una delle tante sorprese che ogni giorno Naxos continua a dispensarmi.
Solo un chilometro ci separa adesso da Kòronos, per la quale l’aggettivo “incantevole” non è affatto sprecato: la posizione è ad anfiteatro, un tessuto urbano estremamente compatto fatto di case letteralmente aggrappate ai due opposti versanti di una verdissima valletta. Dalla carrozzabile occorre scendere parecchio: “There are one hundred and two steps to reach the place”: così mi informa, non interrogato, un abitante intento a pittare di bianco e di svolazzi floreali blu la facciata di casa. E proprio 102 sono i ripidi gradini che scendono alla deliziosa platìa, completamente coperta da un trionfo di viti, acacie e bougainvillee, sulla quale si affacciano tre taverne una più attraente dell’altra. Si impone una sosta per una Mythos fresca, per la quale vengo invitato da Mihalis a un tavolo di “Nτ?λας” (Dàlas): Mihalis, che a giudicare dalle fessure che ha al posto degli occhi è almeno alla quarta o quinta birra, mette subito in chiaro che offre lui e, in uno stentato inglese corroborato da gesti, racconta di una dura vita trascorsa nelle miniere di smeriglio, una delle passate ricchezze di Naxos.
Kòronos merita una visita capillare e non frettolosa in caccia di scorci sempre nuovi in un magnifico gioco di chiaroscuri fra stradine e piazzette che sembrano portare indietro nel tempo: è un continuo susseguirsi di saliscendi, ma la piccola fatica è ben ripagata.
Vale la pena, lasciata Kòronos, di fare una sosta a un punto panoramico particolarmente remunerativo: non si può sbagliare, è un piazzale con parcheggio davanti alla chiesa di Stavros Keramotis e da qui si diramano tre strade, rispettivamente per Keramoti, Monì e Apìranthos (quella che seguiremo per il ritorno al capoluogo). Da qui il panorama è estesissimo, in particolare è il solo punto di Naxos dal quale si vedano le opposte coste occidentale e orientale con la baia di Azalas e gli inconfondibili faraglioni.

IL MONASTERO DI FOTODOTIS
Più o meno a metà strada fra Filoti a Apìranthos un evidente cartello turistico marrone “Μον? Φωτοδοτη - Monastery of Fotodotis” indica una deviazione per una carrareccia cementata sulla destra. In realtà, dalla cappella di Agìa Marina che da qui dista circa un chilometro si può andare in tre direzioni: sulla destra si dirama il sentiero per la vetta dello Zas, al centro la carrozzabile prosegue verso Dhanakos mentre noi imbocchiamo una strada bianca sulla sinistra. Con una rilassante passeggiata fra vigneti, querce e ulivi si raggiunge la meta in mezz’ora scarsa: massiccio e più simile a una fortezza, Fotodotis Christos è considerato il più antico monastero di Naxos, databile al XIV secolo.
La posizione è spettacolare e panoramica: eretto su un dosso erboso, offre un’ampia vista a sud verso lo Zas e ad est verso il mare con l’isolotto di Macheres e la più lontana ma ben distinguibile Donoussa.
Il caso vuole che sia appena arrivata la custode ad aprire l’interno, chiaramente di recente restauro (la guida Dumont 2003 definiva l’edificio abbandonato), che si rivela straordinario, con colonne ed archi finemente lavorati, una magnifica iconostasi scolpita e bellissime icone. Purtroppo, come per la Panagìa Drosiani, è vietato fotografare e viene spontanea una considerazione: perché non consentire le riprese, anche limitate a pochi scatti, pagando una tassa, che sarebbe anche un modo per contribuire al mantenimento´ Tanto più che non è disponibile alcuna - se pur modesta - pubblicazione a parte una sola brutta cartolina raffigurante l’esterno, cioè una foto che tutti possono fare!

L’APANO KASTRO
Prendiamo ancora le mosse dalla già nota Chalki per visitare uno dei luoghi più sorprendenti di Naxos.
Dalla già descritta platìa si imbocca una stradina asfaltata che si dirama a destra della principale diretta al capoluogo e si sviluppa fra due muri in pietra che delimitano fitti uliveti, fino a raggiungere in poco più di un chilometro il villaggio semiabbandolato di Tsikalario. Usciti dall’abitato, lo scenario si fa immediatamente pastorale con lunghi muretti a secco, ovili e recinti in pietra per le greggi; il sentiero è ben segnalato con bolli rossi e si procede fra formazioni di arenaria dalle forme curiose con una gamma di colori che ricordano un po’ quelli dei parchi nazionali dell’ovest americano.
In circa un quarto d’ora da Tsikalario si giunge ai piedi dell’altura sulla quale sorge Apano Kastro, già ben visibile da lontano, si passa un varco in un muretto all’altezza della cappella di Agios Panteleimon e si prosegue in salita a vista su vaghe tracce fra le sterpaglie puntando a un grosso torrione cilindrico (probabile cisterna); giunti alla sua base il pendio spiana consentendo un bel colpo d’occhio, dopodiché il procedere verso l’alto richiede attenzione a causa del terreno ripido e franoso.
Ma dove ci troviamo per l’esattezza´ Apano Kastro (il significato è “castello superiore”) fu una vera e propria città costruita nel XIII secolo con lo scopo, grazie alla posizione dominante quasi al centro dell’isola, di controllare il terreno agricolo della Traghea e di fornire un punto di collegamento tra il porto e i villaggi dell'interno: consisteva in una cinta di mura esterna di circa 120 metri per 50 sormontata da una fortezza principale e i ritrovamenti archeologici comprovano la continuità storica del sito dalle origini fino ai periodi bizantino e veneziano. Oggi solo alcune parti sono rimaste individuabili nella destinazione originaria, fra cui abitazioni, alcune cappelle, cisterne coperte con volte a botte, resti di sepolture, muri diroccati: il tutto è però in condizioni di forte degrado e soggetto a continui crolli, ragion per cui è sconsigliato salire fino alle parti più elevate. E’ auspicabile un intervento conservativo per mettere in sicurezza il complesso e riordinare i sentieri che spesso sono sommersi dalle erbacce e difficilmente rintracciabili: ma temo che la Grecia odierna abbia priorità più pressanti e la Natura finisca per fagocitare l’opera dell’Uomo prima che l’Uomo recuperi una testimonianza storica di tale rilievo. Spero di sbagliarmi.

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