La forza dell'Andalusia

Viaggio nella Spagna più amata dai nostri viaggiatori

Itinerario

SIVIGLIA
L’aeroporto della citta’ e’ in perfetto stile dimesso da Europa dell’est: un biglietto da visita miserrimo per una citta’ cosi’ illustre. A Siviglia staremo quattro notti, fino a un giorno prima (e vi ritorneremo il giorno dopo) la famosa settimana della Feria. Masochismo? Forse. In realta’ l’atmosfera di festa e’ gia’ presente in citta’, con il passeggio domenicale fatto in abiti da Flamenco e una frenesia nei negozi di moda tradizionale.
Deng Xiao Ping disse: “I corvi sono neri dappertutto”. Infatti, il primo Andaluso che incontriamo e’ un tassista furbetto che ci frega circa 10 euro nel viaggio dall’aeroporto. Quella delle fregature prese dai turisti e’ una questione delicata. Di solito il danno non oltrepassa i 10-15 euro. Molto poco, dunque, eppure e’ tanto se si tiene conto che il turista e’ indifeso, ignorante come e’ del mercato locale. Constatare il furtarello (l’unico, in questo viaggio) lascia veramente l’amaro in bocca.
Abbiamo sbagliato alloggio. Temendo il chiasso degli Hostales centrali,abbiamo scelto tardi (i prezzi migliori a fine febbraio erano gia’ esauriti) un Hotel da 98 euro troppo distante dal cuore della citta’ (era in Plaza Duque de la Victoria).
Siviglia e’ splendida. Come sempre abbiamo deciso di concentrare la nostra attenzione solo su una parte dei monumenti o quartieri consigliati. Crediamo che solo se si vive qualche settimana in una determinata citta’ e’ giustificata la voglia di conoscerla tutta, voglia che diventa frenesia dispersiva se schiacciata in 48-72 ore. Abbiamo dunque “tagliato” la Casa de Pilatos, il Museo delle belle arti e la Macarena. Fra le emozioni piu’ forti c’e’ stata la Plaza de Toros. Persino a gironzolarci intorno durante le corride l’olfatto e l’udito sono intensamente stimolati. La presenza dei tori, che muggiscono e scalciano nervosamente i battenti esterni delle stalle, domina su tutto.
Come si mangia a Siviglia? La prima risposta che viene in testa e’: TARDI! Pur se abbondantemente preparati, la fatica nell’aspettare le 14,00 e le 21,00 era vivissima. Spesso abbiamo sbagliato locale per insofferenza. Due dritte pero’ possiamo darvele. El Corral del Agua (in Callejon del agua), ampiamente raccomandato dalla Lonely Planet (forse l’unica giusta raccomandazione culinaria di questa collana di guide), e, per le tapas, la Bodega Santa Cruz in calle Rodrigo Caro. Nel primo ristorante, talmente era buono e curato, siamo stati due volte. Spesso, per scegliere i piatti, sbirciavamo nei tavoli degli spagnoli in cerca di ispirazione.E’ cosi’ che abbiamo provato le fave col jamon e una specie di caponata andalusa.
Eravamo arrivati qui per la Sangria e abbiamo invece scoperto la bevanda spagnola estiva per eccellenza: il “tinto de verano”. Un’idea semplice e geniale per dissetarsi. La Sangria potete lasciarla ai turisti.
Una nota sullo jamon: non vi aspettate paradisi di sofisticatezza. La forza del prodotto sta nella rozzezza del suo gusto (noci, ghiande e terra). Parma e S. Daniele sono molto piu’ sfumati e delicati. Il prezzo e’ in ogni modo eccessivo se comparato a quello dei prodotti italiani (attenzione! Il vero Jamon e’ de Bellota - Pata Negra o simili. Gli altri sono prodotti minori).

CORDOBA
Cordoba e’ brutta, sporchina e cara. Ma un viaggio in Andalusia non puo’ prescindere da una visita alla sua Moschea, se si vuole capire a quali vette artistiche era arrivata la civilta’ che vi dominava 1000 anni fa. La Juderia possiede gradevoli scorci, ma i famosissimi patios sono minori rispetto a quelli sivigliani (o forse non abbiamo cercato bene). Alloggiando (per una notte) in un Hostal senza prima colazione, abbiamo subito adottato nei bar la prima colazione degli andalusi: una bruschetta con pomodoro fresco tagliato davanti a noi. Per arrivarci abbiamo scelto l’AVE (il treno superveloce) che la collega con 20 euro circa a Siviglia. Sempre via treno - ordinario stavolta, ma con un servizio e una pulizia migliori della prima classe italiana – abbiamo raggiunto Granada in meno di due ore.

GRANADA
Siviglia e’ bella, ma e’ ancora una citta’ classica: bei viali, piazze e piazzette, il lungofiume; Granada e’ un sogno. Una visione. E’ oltre (o prima) di una citta’. Parlo ovviamente delle due colline che si affrontano (l’Albaicin e l’Alhambra), che la citta’ bassa e’ caotica e ordinaria come tante altre nel Mediterraneo. La sensazione piu’ struggente, piu’ commovente e’ stata per me osservare, dall’Alhambra, la citta’ araba appollaiata sul suo colle, fitto di cipressi. “Sospeso nel tempo” e’ una formula abusata, ma questa era la sensazione che dava l’Albaicin a guardarlo fisso per qualche minuto. Sarebbe bene prenotare via internet i biglietti per l’Alhambra, soprattutto nell’alta stagione. Cio’ evita file estenuanti, prima di un’estenuante visita, o un nulla di fatto.
Un mistero: la spianata dell’Albaicin col miglior panorama sulla reggia araba e’ piantonata da gruppi di giovani ‘alternativi’ in bivacco. Nonostante fosse uno spazio aperto, battuto dal vento, la concentrazione di fumo ‘politically incorrect’ era tale che sembrava di entrare in un ambiente chiuso, con tanto di reazioni neurovegetative dei non assuefatti a questi odori. E per tutta la citta’, questi ragazzi si sparpagliano a passeggiare coi loro cani-ombra o a esibirsi per una mancia. Neanche su internet ho trovato una spiegazione per questa misteriosa adozione.
Dopo due notti li’ (Pension Penelope, da consigliare), abbiamo affittato una vettura (Crown car: veramente conveniente) per chiudere il nostro giro della regione.

COSTA DEL SOL
La direzione di marcia sembrava chiara: dovevamo uscire dal centro verso l’aeroporto. Ora, da Granada citta’ non ci sono segnali per l’aeroporto. Bisogna uscire verso le tangenziali per incontrare questa segnalazione. E’ una loro scelta. E’ bene saperlo prima, altrimenti si fa come me che, dopo ¾ d’ora passati a scontrarmi frontalmente con tutti i sensi unici della citta’, sono sceso dall’auto, quasi in lacrime, in cerca di aiuto.
Dopo Antequera siamo arrivati a Ronda. I nuvoloni gonfi di pioggia sullo sfondo, accentuavano la visione irreale del paese dominante il Tajo, uno strapiombo scenografico e orrido che da solo vale il viaggio. Abbiamo proseguito verso la costa, lambendo Marbella e arrivando, per dormirci, a Estepona. Tutta la Costa del Sol e’ un susseguirsi di colate di cemento a forma di residence, centri commerciali, divertimentifrici e ville private. La Riviera romagnola al confronto e’ un esempio di parsimonia ecologica. In Andalusia la volgarita’ del finto ‘esclusivo’ e la spinta dopante della Camorra hanno fatto strame di qualsiasi paesaggio. A Estepona, consigliati dall’arzillo proprietario dell’hostal della piazza centrale, abbiamo mangiato del buonissimo pesce al ristorante ‘Los Rosales’.
Il giorno seguente, ci siamo tolti lo sfizio di visitare Gibilterra, una cittadina alquanto brutta, caotica e chiassosa, che possiede qualche particolarita’, come l’aspetto e la lingua di alcuni abitanti, un misto di genovese, spagnolo e inglese.
A Tarifa abbiamo avuto la tentazione di passare una notte in Marocco. La distanza tra le due sponde e’ breve, ma la tratta e’ tenuta in monopolio da una sola compagnia che puo’ cosi’ mantenere dei prezzi elevatissimi. Ci siamo allora diretti a Jerez de la Frontiera, la patria dello Sherry.

JEREZ
Lo Sherry e’, come il Porto, un vino fortificato di straordinaria qualita’ e convenienza. Non va confuso con il Cherry, un banale liquore di ciliegie. Le bodegas di Sherry, visitabili a pagamento, punteggiano la cittadina che e’ comunque piena di vita e bellezze artistiche. Il Nuevo Hotel e’ da consigliare, anche se per arrivarci con la macchina si rischiano solo delle multe. Le migliori tapas, tapas d’autore, si servono da Domecq, in una delle piazze centrali, dove si vendono anche gli Sherry della loro famosa ditta. Anche a Jerez, abbiamo fatto colazione alla maniera locale, con delle monumentali frittelle arrotolate.

ARCOS
Essendo pieno l’albergo scelto, dopo una notte abbiamo dovuto fare le valigie, e quindi deciso di lasciare Jerez. Siamo approdati alla vicina Cadiz, ma l’impressione ricevuta e’ stata pessima. Una citta’ assolatissima, ancorata alla terraferma come una barca a mollo, polverosa e impenetrabile nei suoi vicoli napoletani. Gli alberghi piu’ vicini erano inoltre pieni. La conseguente decisione ci ha visto dirigerci verso Arcos del la Frontera, uno dei piu’ famosi ‘pueblos blancos’ andalusi. Per due notti ci siamo riposati e rifatti gli occhi con i suoi scorci infiniti, le piazzette e il panorama splendido sulla valle che domina dall’alto. Purtroppo tutti questi paesi sono ormai preda di noi turisti che li abbiamo sommersi con le nostre auto e fatto lievitare i prezzi (l’unica sistemazione disponibile e’ stato un appartamento spartano per 75 euro a notte).
L’ultima notte ci ha visto ritornare a Siviglia per un saluto a questa citta’ solare.

Conclusioni: l’Andalusia e’ una terra che offre emozioni diverse adatte a soddisfare ogni tipo di viaggiatore. Mare, arte e musica; una popolazione aperta e contemporaneamente poco disposta a modernizzarsi troppo, tanto da rinunciare alle sue abitudini piu’ forti; vini eleganti e una gastronomia mediterranea con tocco arabo; prezzi decenti e commercianti rilassati. L’italiano medio non puo’ non entrare rapidamente in sintonia con questa gente.

Aprile 2007, 11 notti in Andalusia, in due. Volo Iberia (250 euro circa) per e da Siviglia.

Un commento in “La forza dell’Andalusia
  1. Avatar commento
    sangiopanza
    28/05/2009 07:18

    Racconto interessante. Ma risaltano di più gli aspetti negativi che le infinite cose belle e da godere dell'Andalusia.

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