Capodanno in Tunisia

L’Africa a noi più vicina, ma non per questo meno affascinante

** 1° giorno - Italia/Djerba
Arrivo all’aeroporto e trasferimento in albergo. Sistemazione, cena e pernottamento
in hotel.
** 2° giorno - Djerba / Medenine / Tataouine / Chenini / Ksar Ghilane (300 km)
Dopo la prima colazione, oltrepassato il ponte romano, arrivo a Medenine e sosta per la visita delle tipiche ghorfas, antichi granai berberi, la cui forma ricorda quella di un alveare. Proseguimento per Tataouine, sosta per il pranzo. Nel pomeriggio proseguimento per Chenini e visita dell’antico villaggio. Si raggiunge, prima del tramonto, l’oasi lussureggiante di Ksar Ghilane, dove si pernotta in un accampamento posto nei pressi di una piscina naturale di acqua termale. Si dorme nelle grandi e basse tende usate da tempi immemorabili dai beduini nomadi. I servizi (in muratura) sono molto semplici, la cena è cucinata sulle braci, ma i disagi sono ben ripagati dall’emozione della magica notte sahariana sotto le stelle.
** 3° giorno - Ksar Ghilane/Douz/Nouail/Sabria/Zaafrane/Douz (150 km)
Dopo la prima colazione si prosegue su pista attraverso il deserto in direzione dell’oasi di Douz. Passeggiata facoltativa a dorso di dromedario (da pagarsi in loco). Dopo pranzo, visita delle oasi di Nouail, Sabria e Zaafrane. Cena e pernottamento in hotel a Douz.
** 4° giorno - Douz/Kébili/Chott El Jerid/Tozeur/Nefta (150 km)
Dopo la prima colazione partenza per Tozeur via Kébili attraverso il Chott El Jerid: il deserto di sale dalle mille sfumature di colore. Sosta all’oasi di Tozeur, con visita del museo “Dar Cheraït”. Sistemazione in albergo e pranzo. Nel pomeriggio proseguimento per Nefta e visita panoramica della “Corbeille”. Ritorno a Tozeur, cena e pernottamento in albergo.
** 5° giorno - Tozeur/Oasi di Montagna/Tozeur (150 km)
Dopo la prima colazione partenza per i villaggi di Chebika, Tamerza e Mides incastonati nelle montagne. Ritorno a Tozeur per il pranzo. Pomeriggio a disposizione, cena e pernottamento in albergo.
** 6° giorno - Tozeur/Gafsa/Sbeitla/Sfax (320 km)
Dopo la prima colazione partenza per Sbeitla, via Gafsa, visita dell’antica città romana di Suffetula. Pranzo e continuazione per Sfax. Visita della città vecchia. Sistemazione in albergo, cena e pernottamento.
** 7° giorno - Sfax/Gabès/Matmata/Djerba (280 km)
Dopo la prima colazione partenza per Gabès, città che ha avuto un importante ruolo commerciale come punto d’incontro tra piste sahariane e costiere, e visita dell’oasi. Continuazione per Matmata e visita delle tipiche abitazioni troglodite e pranzo. Nel pomeriggio proseguimento per Djerba via Jorf, cena e pernottamento in hotel.
** 8° giorno - Djerba/Italia
Dopo la prima colazione in hotel, trasferimento in aeroporto in tempo utile per il volo di rientro in Italia.DIARIO DI VIAGGIO

1° giorno (26 dicembre 2005)
Partiamo da Trieste intorno a mezzogiorno per arrivare a Bologna con largo anticipo (verso le 15.30 – il volo parte alle 18.30). Lasciamo la macchina al Parcheggio P4 dove un bus navetta gratuito ci porta fino all’aereoporto.
Volo Nuvolair in perfetto orario e dopo due ore siamo a Djerba. Controllo dei passaporti (a dire il vero un po’ lento), ritiro dei bagagli (tutto ok) e di corsa al bus numero 90 (quello dedicato a chi partecipa al nostro tour). L’autobus fa una breve sosta per far scendere chi ha scelto di passare tutta la settimana a Djerba e poi arriva al nostro hotel (Abir, 3 stelle). L’albergo non è un granchè e la cena è da dimenticare (speriamo sia colpa dell’ora tarda…).
In camera non c’è la tv e la temperatura è piuttosto rigida. Ma siamo stanchi e ci addormentiamo subito.

2° giorno (27 dicembre 2005)
Sveglia alle 7.00, rapida colazione e partenza alle 8.30. Saliamo sulle nostre 4x4. Sono delle Toyota Land Cruiser piuttosto nuove. Il gruppo è formato da 17 partecipanti più 3 autisti e la guida locale. Saliamo sulle 3 jeep così divisi: 7 sulla nostra che fa da capofila, 6 sulla seconda macchina e 6 sulla terza ed ultima macchina. Aiutiamo gli autisti a caricare le valigie sul portapacchi e partiamo.
Dopo aver attraversato il Ponte Romano che collega l’Isola di Djerba alla terraferma, raggiungiamo in breve tempo Medenine, dove visitiamo le tipiche Ghorfas (antichi granai berberi). Le costruzioni raggiungono anche tre piani tra loro sovrapposti ed attualmente sono quasi tutte trasformate in negozietti.
I venditori ci invitano ad entrare e tentano di venderci i primi souvenir ma, stoici, resistiamo. Dopo le foto di rito, ci incamminiamo nei dintorni dove incontriamo un simpatico e caotico mercatino di frutta e verdura.
Partiamo alla volta di Tataouine dove visitiamo il mercato delle spezie. La guida non è molto loquace a dire il vero ma sembra una brava persona. Il posto è affascinante e prima di ripartire compriamo alcune spezie, un tajin ed una ciotola in ceramica con decorazioni berbere.
Tra le bancarelle notiamo che più di qualcuna vende vestiti e scarpe taroccate a prezzi stracciati (Nike, Puma, D&G…).
Ci dirigiamo verso l’albergo dove pranzeremo (Hotel Sangho, c’è perfino una scritta con il suo nome sulla montagna). L’albergo è bellissimo, mangiamo un ottimo e vario buffet e ci rilassiamo ai bordi della piscina. Il sole quando esce è caldissimo. Passeggiatina digestiva ed è ora di partire.
Arriviamo in breve a Chenini, un piccolo villaggio dove le case troglodite sono scavate nella montagna. Saliamo a piedi la montagna per arivare in cima dove ci accoglie un vento fortissimo (ma non avevamo lasciato la Bora a Trieste?).
Visitiamo l’interno di una casa troglodita dove ci accoglie la padrona, Miriam. I suoi vestiti sono coloratissimi, ha 77 anni ma a dire il vero ne dimostra 90. In fronte e sul mento ha un tatuaggio che testimonia il fatto che sia sposata. In lontananza si vede una moschea bianca.
In giro ci sono pochissimi turisti (tutto sommato il fatto di essere in un periodo di bassa stagione ha i suoi lati positivi).
Risaliamo in jeep e dopo poco inizia la pista nel deserto. Io e Rossella siamo seduti dietro: terribile! Siamo sballottati e shakerati senza possibilità di scampo. Rossella che pesa poco ad ogni buca salta dal sedile. Le gambe poi sono strettissime. Per fortuna però nessuno nella nostra macchina accusa problemi di stomaco (mentre in un’altra jeep sì).
Dopo poco più di un’ora arriviamo a Ksar Ghilane. Il tempo è nuvoloso, c’è addirittura qualche goccia di pioggia (ma se a scuola ci avevano sempre insegnato che nel deserto non piove mai…).
Ci sistemiamo nelle tende in muratura (4 mura con una coperta e dei teli di nylon a formare il tetto). In ogni tenda possono dormire 6 persone. Ci danno delle lenzuola e 4-5 coperte a testa.
Facciamo un giretto per gli immancabili negozietti (piuttosto cari) ed andiamo a dare un’occhiata a quello che i depliant definivano piscina termale: si tratta di una pozza d’acqua molto poco invitante. Ovviamente rinunciamo ed andiamo a sederci tutti attorno al fuoco per riscaldarci. Fa parecchio freddo ma l’atmosfera è davvero affascinante.
La cena è piuttosto deludente: ci aspettavamo la carne cucinata alla brace davanti al fuoco; invece ceniamo dentro una fredda e triste costruzione dove l’umidità è altissima. Mangiamo un pezzo di carne ciascuno assieme a degli spaghetti scottissimi ed un piatto di zuppa.
Scappiamo prima possibile per tornare davanti al fuoco. Sediamo tutti attorno e per passare il tempo balliamo e cantiamo. Andiamo a piedi in mezzo alle dune (non si vede assolutamente nulla) per osservare le stelle. Purtroppo il cielo è nuvoloso e non si vede un granchè.
Infreddoliti, alle 22 decidiamo di andare a dormire. Con il giaccone addosso, entriamo ognuno nel proprio sacco a pelo, utilizziamo una coperta a testa e Rossella indossa anche il berretto ed i guanti di lana.

3° giorno (28 dicembre 2005)
Dopo una notte più tranquilla del previsto (ci eravamo attrezzati con i tappi per le orecchie…) ci svegliamo alle 6.30. Fuori c’è buio pesto. Andiamo ai bagni (identici a quelli di un classico campeggio). Il cielo continua ad essere nuvoloso ma la sabbia rossa che si perde all’orizzonte è bellissima. Alle 7.00 si accendono le luci dell’accampamento. Prepariamo le valigie e dopo colazione ripartiamo verso Douz.
Abbiamo chiesto cortesemente alla coppia seduta davanti a noi se era possibile per oggi fare cambio e loro acconsentono disponibili. E’ tutta un’altra cosa. La strada continua ad essere rappresentata da una sottile pista nel deserto ma seduti davanti è molto più sopportabile.
Facciamo una pausa in un bar (?) in mezzo al deserto dove mangiamo un pezzo di pane cotto alla brace ed insaporito con tonno. Raggiungiamo nuovamente una strada asfaltata e ci dirigiamo direttamente all’oasi di Zaafrane. Dopo un’interessante spiegazione sulla coltivazione dei datteri e sulle relative palme, arriviamo ad uno spiazzo dove si prendono i dromedari. Visto che la dromedariata l’abbiamo già provata nei precedenti viaggi, decidiamo di utilizzare un carretto/calesse trainato da un mulo. Mezz’oretta a passo d’uomo e raggiungiamo le dune. Fantastico, il deserto bianco come si vede nei film. Il sole è splendente ed il cielo azzurrissimo.
Le dune si fanno sempre più alte e qua e la si scorgono alcuni fortini risalenti alla seconda guerra mondiale. Foto e corse sulle dune. Risaliamo sul carretto per tornare alle jeep.
Ci dirigiamo verso Douz dove raggiungiamo il nostro hotel (Mehari, 3 stelle). L’albergo è davvero carino ed anche le camere sono molto confortevoli. C’è la piscina ed anche una piscina termale con acqua sulfurea a 20°). Il pranzo è buono e vario e ci sono tantissimi dolci.
Il pomeriggio è a nostra disposizione e decidiamo di andare a dare un’occhiata al Festival internazionale del Sahara dove si può assistere a corse di dromedari e cammelli ed altre rappresentazioni varie. Arriviamo tardi e probabilmente la corsa dei dromedari è già avvenuta.
C’è tantissima gente e praticamente siamo gli unici turisti. Decidiamo quindi di dirigerci a piedi verso il centro ma scegliamo il peggior momento possibile. Proprio in quel momento infatti termina il Festival ed una marea di gente locale ritorna verso il paese. Siamo completamente attorniati da migliaia di persone; alcuni salutano, altri spingono, tutti ci guardano. Dopo quasi un’ora raggiungiamo il centro. E’ molto carino perché non ci sono turisti in giro.
Tantissimi negozietti pieni di tappeti. Dopo alcuni acquisti, inizia a imbrunire. Ci dirigiamo alla fermata dei taxi che ci riportano al nostro albergo. Doccia rilassante e subito a cena dove mangiamo molto bene. Una donna fa il pane alla brace sotto una tenda. Sostiamo ai bordi della piscina per ammirare le stelle ma la sera fa freddino. Alle 22.00 torniamo in camera e poco dopo a nanna.

4° giorno (29 dicembre 2005)
Sveglia alle 6.30 (sveglia ufficiale alle 7.30…). Colazione ricca e varia (omelette e frittelle calde cotte sul momento). Partiamo alle 8.30. La strada è completamente asfaltata. Continuiamo a sedere davanti. La coppia dietro di noi ci dice che preferisce stare dietro e così tutti sono contenti.
Sostiamo alle dune pietrificate, dune di sabbia che, a causa del vento e del sale proveniente dal vicino lago salato (Chott El Jerid), sono state fossilizzate. Gli angoli sono molto suggestivi. Compriamo alcune rose del deserto (che vengono estratte da 2 a 50 metri di profondità) e ripartiamo per attraversare il lago salato. In realtà di acqua c’è n’è ben poca ma la distesa che ci circonda è ammaliante. Purtroppo non vediamo nessun miraggio e continuiamo alla volta di Tozeur. All’ingresso del paese ci accolgono alcune caprette. Qui le case sono costruite con mattoncini d’argilla essiccati che, spesso, vanno a formare disegni geometrici. Ci incamminiamo a piedi all’interno della Medina verso la Moschea. Su alcuni tratti di strada sono stati costruiti dei soffitti in legno di palma per combattere la temperatura bollente estiva.
Abbiamo 30 minuti di tempo libero che sfruttiamo subito per alcuni acquisti (tappetini berberi, lampade in pelle di dromedario, puff…).
Ci dirigiamo verso il nostro albergo in stile berbero (Abu Nawas, 4 stelle). Anche questo è fornito di piscina. È molto carino e finalmente c’è la tv. Si vede Canale 5 dove riusciamo ad avere le prime informazioni sull’Italia. A casa nevica e fa freddo. Meno male che siamo in Tunisia. In questo albergo trascorreremo due notti (per la prima volta non dovremo caricare e scaricare i bagagli dal portapacchi del fuoristrada!).
Scendiamo nel ristorante dove il pranzo è discreto (tranne un riso scottissimo…), con una carne buonissima e, come al solito, moltissimi dolci.
Riposino in camera e alle 15.00 partiamo per la prima escursione facoltativa (giro in jeep sulle dune, visita al secondo lago salato più grande della Tunisia e ai siti dove sono stati girati "Il Paziente Inglese" e "Guerre Stellari"). Partecipiamo tutti e 17. Il costo è di 20 euro a testa.
Raggiungiamo il lago salato dove sostiamo per raccogliere alcuni minerali (mica) e poi salti con il fuoristrada sulle dune: divertentissimo!
Il cielo è nuvoloso ma la sensazione di libertà è fortissima. Gli autisti si divertono con le evoluzioni sulle dune. Ci fermiamo a fare qualche foto alla grande duna che sembra un cammello. Raggiungiamo prima il set del Paziente Inglese (niente di tale) e poi quello di Guerre Stellari. È bellissimo. Ci sono tutte le casette e le antenne che si vedevano nel film solo che in realtà nel film tutto sembrava più grande. Ci fermiamo a fare qualche foto alla grande duna che sembra un cammello. Esce il sole e la luce diventa qualcosa di non raccontabile. Una luce calda, quasi rossastra. Splendido.
Risaliamo in jeep e dopo una sosta per vedere il tramonto nel deserto (indimenticabile) e alcune foto ai dromedari al pascolo, ci dirigiamo verso l’hotel dove arriviamo verso le 18.
Ancora un riposino in camera (ne abbiamo bisogno) e ci vediamo alle 19.30 per la seconda escursione facoltativa (serata folkloristica con cena inclusa). Anche questa costa 20 euro a testa.
Partecipiamo solo in una decina, gli altri rimangono all’albergo. Saliamo in jeep e ci dirigiamo all’oasi di Tozeur dove, appena scesi, veniamo accolti da cavalieri e suonatori di tamburi. L’ambiente è suggestivo: buio totale con solamente alcune luci sulle palme dell’oasi. Beviamo l’aperitivo di benvenuto e raggiungiamo uno spiazzo dove alcune donne fanno una dimostrazione dei vari lavori (una annoda un tappeto, una fa il pane alla brace, una prepara il burro, una macina…). Un simpaticissimo e docilissimo dromedario ci attende per la foto di gruppo (con Rossella in groppa all’animale!).
Ci sistemiamo in cerchio per assistere, sempre nello spiazzo, alle evoluzioni dei cavalieri e dei mangiatori di fuoco, sempre accompagnati dai suonatori. Entriamo in una grande tenda riscaldata dove ceniamo a base di zuppa, carne, couscous, patate e vino rosso a volontà. Durante la cena diversi spettacoli ci allietano la serata: c’è chi tiene in bilico sulla fronte 7 anfore, chi si passa una torcia accesa sulla pelle nuda…
Vengono scelte tre volontarie fra il pubblico che ignare si ritrovano in testa e sulle spalle alcuni scorpioni e serpenti vivi. Molto divertente, più per noi che per loro credo…
Arrivano le danzatrici del ventre che coinvolgono anche me e Paolo nelle danze (lui viene addirittura semispogliato!). Una ragazza esegue tatuaggi all’hennè ai partecipanti e Rossella e Valeria ne approfittano.
La serata scorre molto piacevolmente e alle 23.00 torniamo all’hotel dove poco dopo andiamo a nanna.

5° giorno (30 dicembre 2005)
Sveglia alle 6.30, colazione e partenza alle 8.00. Saliamo in fuoristrada per dirigerci verso le oasi di montagna. La catena montuosa dell’Atlante si scorge in lontananza, baciata da un sole caldo che le rende rossastre. Il cielo è azzurrissimo e la temperatura piacevole. Arriviamo a Chebika, la prima a la più bella oasi di montagna. C’è purtroppo parecchia gente. Saliamo a piedi la montagna per ammirare il panorama per poi scendere alla sorgente dell’oasi. Sembra di essere nel film Paradise. Indimenticabile. L’acqua ha 25 gradi e le foto si sprecano.
Risaliamo in jeep per dirigerci verso Mides, un’oasi famosa per avere il 5° più grande canyon del mondo. Affascinante. Compriamo alcune scatolette fatte in osso di dromedario. Il venditore ci regala anche una rosa del deserto. Mi sa che l’affare l’ha fatto lui!
Partiamo verso Tamerza dove facciamo solo una foto panoramica dall’alto per poi scendere verso la cascata. Qui c’è ancora più gente ed i negozietti sono un po’ troppo turistici. Rossella fa la foto con una salamandra in mano. Fa veramente caldo e per la prima volta sfoggio le maniche corte (e pensare che in Italia nevica…).
Ritorniamo all’hotel verso le 13 per il pranzo (discreto) e ci stendiamo fino alle 15 ai bordi della piscina. Il sole picchia parecchio e la soddisfazione è notevole. Saliamo in fuoristrada per andare a vedere l’oasi di Nefta dall’alto. L’oasi è famosa per la sua forma a corbeille (cestino). A dire il vero non è un granché ma forse siamo noi che in questo viaggio ci siamo abituati troppo bene…
Facciamo due passi a piedi nella Medina di Nefta dove troviamo alcuni angioletti suggestivi (notevoli le porte delle case). Torniamo a Tozeur per visitare il museo etnografico “Dar Cheraït”. E’ molto scenografico e le rappresentazioni della vita quotidiana (matrimonio, scuola cranica, cucina, hammam) sono molto ben presentate. Ci sono poi collezioni di abiti, di armi, di quadri.
Torniamo a piedi verso l’albergo ma appena cala il sole fa piuttosto freddo.
Decidiamo di saltare la cena per riposare un po’ di più. Ci rilassiamo in camera leggendo (anche perché su Canale 5 c’è Barbara D’Urso!). Nanna presto.

6° giorno (31 dicembre 2005)
Sveglia alle 7.00, colazione a partenza alle 8.00. I bagagli, pieni di regali e souvenir, si chiudono a stento.
Lungo la strada il paesaggio inizia a cambiare, lasciamo alle spalle il deserto (che peccato, ma che bei ricordi…).
Ci fermiamo a Gafsa per una sosta tecnica. Non c’è un granché da vedere ma facciamo comunque un giretto in centro. C’è il mercato ortofrutticolo e tantissime pasticcerie. In un negozietto vendono targhe automobilistiche tra le quali una di Parma (mah).
Ripartiamo e dopo un’oretta arriviamo a Sbeitla (l’antica città romana di Suffetula). Il sole splende e le rovine bizantine sono affascinanti. Ci sono dei bellissimo mosaici. I resti delle chiese e delle terme sono carini. C’è anche un teatro. Ripartiamo e poco dopo ci fermiamo per il pranzo in un ristorante turistico lungo la strada. Sono super-gentilissimi. Mangiamo zuppa, patate e l’immancabile tacchino. Tutto è molto speziato. Ci abbuffiamo di bruschette fatte sul momento con l’olio prodotto da loro (molto buono). Dentro però fa molto freddo.
Dopo altri 140 km di jeep arriviamo a Sfax. La città è caotica e c’è tantissimo traffico. Sembra un po’ di tornare a casa… Incontriamo i primi semafori dopo tanto tempo. Scendiamo per visitare a piedi la Medina. C’è tantissima gente ma nessun turista. Si vende di tutto: dalle scarpe e vestiti taroccati, al pesce, alla carne, alle cose di ogni giorno. Tutto è abbastanza sporco (più o meno come visto a suo tempo in Marocco).
Compriamo un foulard carinissimo e scattiamo qualche foto alla Medina mentre cala il sole.
Raggiungiamo il nostro Hotel (Syphax, 4 stelle). Il servizio è superiore, ci portano le valigie in camera, ma l’albergo non è un granché. Riposiamo guardando la tv e ci vestiamo per il cenone. Alle 20.30 ci ritroviamo nella hall. La maggior parte delle persone è elegante (chi più chi meno). Il salone è ampio e pieno di festoni. Un’orchestra particolarmente brava suona una musica un po’ troppo alta per poter essere definita di sottofondo. Non si riesce a parlare! L’aperitivo è un miscuglio di superalcolici. La cena è buona e la serata trascorre piacevolmente ascoltando una cantante e l’immancabile danzatrice del ventre un po’ mascolina e neanche tanto brava (niente a che fare con quelle viste nella serata folkloristica).
Un fotografo gira per i tavoli a scattare foto (tutte sovraesposte!) e poco prima di mezzanotte vengono distribuiti cappellini, stelle filanti e trombette.
Scambio di auguri e taglio della torta. Balli di Capodanno. All’una siamo già a nanna.

7° giorno (1 gennaio 2006)
Sveglia alle 7.30, colazione e partenza alle 8.30. Anche oggi c’è parecchia strada da fare. Ci fermiamo a Gabes per visitare il mercato delle spezie. E’ molto più conveniente di quello di Tataouine (oppure siamo noi che diventiamo più bravi a non farci fregare?). Compriamo uno specchio con le ante in legno di palma fatte a forma di porta tunisina e una pelliccetta di pecora morbidissima.
Ripartiamo per fermarci a Mattata per la visita delle case troglodite scavate nella collina. Entriamo in una di queste dove la padrona ci accoglie offrendoci tè e pane berbero. Il cielo è sereno ma c’è parecchio vento.
Pranziamo in un ristorante ricavato in una vecchia casa troglodita (spoglio e freddo) dove mangiamo bene (c’è anche la bistecca alla milanese!).
Ripartiamo in direzione Djerba. Ci imbarchiamo per una decina di minuti sul traghetto che collega l’isola alla terra ferma e ci dirigiamo verso Guellala dove visitiamo un negozio di ceramiche. Assistiamo alla dimostrazione di come vengono prodotte queste ceramiche. I prezzi però sono altissimi (queste visite sono comprese nel programma e ovviamente c’è qualche convenzione fra il Tour Operator e le fabbriche stesse). Nessuno compra nulla. Tutti sono d’accordo nel saltare la visita alla fabbrica di tappeti (stesso discorso, eppoi non abbiamo già dato!).
Raggiungiamo quindi il centro di Houmt Souk dove abbiamo un’ora libera per gli acquisti (piastrelle beneaugurali con la mano di Fatima, lampade in ceramica berbera, un paio di Nike Shox). Compriamo anche un borsone taroccato Adidas per contenere il tutto!
Torniamo in hotel (lo stesso della prima notte, Abir, 3 stelle) per scaricare i bagagli. Il tour termina qui. Salutiamo con rammarico, come sempre, la guida e gli autisti e saliamo in camera. Veniamo a sapere che l’albergo ha l’hammam (bagno turco) e ci fondiamo di corsa giù. Ci voleva proprio!
Dopo un’oretta torniamo in camera e andiamo a cena (un po’ meglio della prima sera ma un cameriere è davvero scortese). Dopo cena, giochiamo ai mimi nella hall dell’albergo. Ci divertiamo un sacco e verso le 22 stanchi ci ritiriamo. Dopo poco a nanna.

8° giorno (2 gennaio 2006)
Sveglia alle 7.30, colazione misera (buoni i pasticcini). Ritrovo alle 9.00 nella hall. Dobbiamo lasciare le camere entro le 12.00 e alle 12.50 partiamo verso l’aeroporto. Abbiamo quindi 3 ore di tempo libero e dopo una visita al negozietto di fronte all’hotel, decidiamo di raggiungere a bordo di tre taxi il mercato visto il giorno prima. Oggi cade qualche goccia di pioggia (pazienza, tanto dobbiamo partire). Ci ripariamo sotto i vicoli coperti del souk. Anche qui si vende di tutto e come sempre non ci lasciamo scappare l’occasione per comprare qualcosina… C’è anche il mercato della frutta e quello del pesce (che viene venduto all’asta). Un ragazzo gentile di accompagna dentro il mercato senza chiedere nulla in cambio.
Prendiamo nuovamente i taxi per tornare in hotel. Scendiamo nella hall con i bagagli e alle 12.50 arriva il bus che ci porterà all’aeroporto. Sul bus salgono anche quelli che hanno fatto la settimana balneare a Djerba (non li vedo molto contenti, eppoi sono più bianchi di prima…!).
Alle 13.30 siamo all’aeroporto. Le valigie pesano leggermente troppo (47 kili contro i 30 consentiti), ma per fortuna chiudono un occhio senza farci pagare penali.
Partiamo alle 15.30 puntuali e, dopo 2 ore di volo tranquillo, atterriamo con 10 minuti di anticipo. Le valigie si fanno desiderare ma arrivano integre. Saluti di rito e promesse di rivederci al più presto.
Ritiriamo la macchina e dopo 3 ore di viaggio, un po’ di pioggia e niente traffico siamo di nuovo a casa. Stanchi ma entusiasti.

Frasi che ricorderemo:
Mama mia
Tutto questo
Riunione!
Regalo Tunisino

Immagini che ricorderemo:
Le dune bianche di Zaafrane
Il villaggio di Chenini
La serata intorno al fuoco a Ksar Ghilane
L’oasi di montagna di Chebika
Paolo che balla mezzo nudo con la danzatrice del ventre
Il tramonto sul deserto.

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