La Valle Otro: il piacere di tornarci!

Proseguiamo nella scoperta di una valle che ci ha affascinato

Dopo il gradimento del precedente articolo, rinnoviamo il piacere di farci accompagnare dagli amici della Valle Otro per conoscere altre facce di quel mondo alpino piccolo ma di ineguagliabile valore.
Da non perdere
IL PARCO DELL’ALTA VALSESIA
Nel 1975 in Piemonte prese avvio la politica dei Parchi con lo scopo di proteggere e difendere il paesaggio e l'ambiente. La prima fase di attuazione dell'ambizioso progetto fu la creazione di numerose aree protette di rilevante interesse naturalistico.
Uno di questi progetti comprendeva le testate delle valli del Sesia, del Sermenza e dell'Egua che nel 1979 vennero dichiarate Parco Naturale con la denominazione "Alta Valsesia". Zona di alto pregio ambientale e naturalistico, il Parco ha come confine il massiccio del Monte Rosa che lo afferma come Parco più alto d'Europa. Nel 1985 il Parco venne allargato ai comuni di Rimella e Fobello.
L'attuale superficie copre circa 6.500 ettari posti su un dislivello di circa 3500 metri. Il Parco è un ente strumentale della regione Piemonte, che gode di autonomia gestionale. Per esso lavorano i guardiaparco che svolgono compiti di polizia giudiziaria e di vigilanza del territorio.
Il Parco assume una funzione essenziale, non solo per quello che riguarda la protezione di un patrimonio comune, ma anche come luogo di studio, sperimentazione ed educazione.
Il parco Naturale dell'Alta Valsesia si sviluppa in un tipico ambiente montano le cui caratteristiche fisiche, climatiche e naturali sono particolari e a volte severe.

LA VALSESIA
La Valsesia si divide principalmente in tre grandi valli, la Valgrande, la Val Sermenza e la Val Mastallone. Offre a tutti gli amanti della montagana le varie possibilità di sport estivi e invernali quali il trekking, la canoa e lo sci tutto l'anno.
In quest'area vi sono anche due bellissimi parchi naturali quali il Parco Naturale del Monte Fenera e il Parco Naturale dell’Alta Valsesia.
I centri più conosciuti e ricercati della valle sono quelli che offrono agli appassionati la possibilità di praticare gli sport alpini ma di certo non vanno tralasciati quei luoghi che offrono altre opportunità. All'inizio della valle infatti, per gli appassionati di vini, consigliamo una sosta sulle colline del Gattinara dove si producono vini famosi quali la Spanna e il Gattinara.
Proseguendo, consigliamo una visita anche a Varallo che con il suo Sacro Monte, oggi Riserva Naturale Speciale, è forse il centro più famoso di tutta la valle.
Per coloro che cercano soggiorno, i centri più importanti sono Scopello, centro turistico e punto di accesso all'Alpe Mera, conosciutissima stazione per lo sci da cui si gode uno stupendo panorama sul Monte Rosa, Riva Valdobbia e Alagna Valsesia.
Queste ultime località sono riconosciute particolarmente per gli insediamenti Walser che risalgono addirittura al XIII secolo. Se ne è parlato nel precedente articolo sulla Valle Otro pubblicato su Ci Sono Stato.
In particolare ad Alagna (frazione Pedemonte) famosissimo è il Walsermuseum, testimonianza di un popolo antichissimo.
Da Alagna parte anche una funivia (oggi completamente ristrutturata e in fase di ampliamento) che sale a Punta Indren (m. 3300) sul Monte Rosa, dove si può praticare anche lo sci estivo. Il comprensorio sciistico del MonterosaSki oggi permette anche discese verso Gressoney e Champoluc in Valle d'Aosta. Da Punta Indren si può raggiungere infine il rifugio Regina Margherita, che con i suoi 4554 metri è il più alto d'Europa.

ALAGNA VALSESIA
Posta a circa 1200 metri alla testata della Valle del Sesia, ha come baluardo verso nord il Monte Rosa: sui crinali passano i confini con Valle d'Aosta, Svizzera e Valle Anzasca. L'abitato è circondato da numerose frazioni, alcune delle quali molto suggestive, con le caratteristiche case Walser in legno, bellissimi esempi di architettura originale.
Alagna, sin dalla fine dell'Ottocento e inizi Novecento, ha manifestato una grande vocazione turistica che ha incoraggiato l'edificazione prima di case, poi di alberghi e ultimamente anche di impianti di risalita. Nonostante tutto ciò ancora oggi conserva pressoché intatti alcuni tratti culturali della popolazione Walser insediatasi verso il 1300. Sin dai tempi di quegli insediamenti, l'attuale territorio di Alagna era occupato da quattro grandi alpeggi che altro non erano che le quattro principali valli: l'Alpe di Otro, l'Alpe Alagna (oggi Olen), l'Alpe Bors e l'Alpe Mud. Per un certo periodo, Alagna ha avuto una notevole importanza per le sue miniere d'oro, delle quali rimangono a testimonianza alcune gallerie e fabbricati per la lavorazione del minerale.
Degna di nota è la chiesa parocchiale del ‘500 con, al suo interno, pregevoli opere d'arte e un maestoso altare ligneo di epoca barocca, mirabile opera di artisti valsesiani. Il pulpito di estrema bellezza è in pietra ollare.
La presenza di molti rifugi, tra cui ricordiamo il Regina Margherita, offrono l'appoggio a passeggiate e gite adatte ad ogni esigenza. Gli impianti di risalita facilitano coloro che vogliono praticare gli sport invernali e l'escursionismo.
L'ambiente naturale, praticamente intatto con stupendi panorami e una ricca fauna, è tutelato dal Parco Naturale dell'Alta Valsesia il cui accesso è situato alla fine della strada carozzabile.
Per maggiori informazioni vi rimandiamo al sito ufficiale di Alagna.
Alagna è attraversata dal fiume Sesia che nasce a 2700 metri da un ghiacciaio. Le sue acque vengono ingrossate durante il percorso dai torrenti Bors e Flua, e più in basso dai torrenti del Turlo, del Moud e dell'Olen.
Le frazioni più importanti di questa piacevole cittadina montana sono: Resiga, Riale Superiore e Inferiore, Casa Giacomolo, Pedelegno, Chiesa, Pedemonte, Ronco, Uterio, San Nicolao e Merletti.
* A Resiga, che prende il nome dalle numerose segherie che un tempo vi esistevano e che sfruttavano le acque del torrente Otro, si può visitare la segheria; nei prati tra Resiga e Riale, all'interno di un grande masso fu ricavato un locale usato come deposito degli esplosivi delle miniere.
* A Pedelegno vi è il teatro dell'Unione Alagnese che conserva all'interno le allegorie del pittore valsesiano Camillo Verno.
* A Pedemonte famoso è il museo Walser, inaugurato nel 1976 ed allestito in un antico edificio datato 1628. Visitandolo si ha la rara opportunità di conoscere da vicino lo straordinario sistema di vita del popolo Walser.

LA FAUNA
L'AQUILA REALE - Segni distintivi sono le grandi dimensioni, la sagoma delle sue ali e la coda puttosto corta. Nella Valle Otro, soprattutto nei mesi estivi, è molto facile vederla con il piccolo. Si stima che in tutta la Val Sesia ne esistano 4 o 5 coppie.
IL GALLO FORCELLO - Vive tra i 1500 e i 2100 metri, frequentando boschi aperti con radure e arbusti. Maschi e femmine sono facilmente riconoscibili per dimensione e colorazione del piumaggio. D'inverno i galli forcelli passano parte delle giornate in tane scavate nella neve, dove riescono ad isolarsi parzialmente dal freddo intenso.
LA NOCCIOLAIA - Il colore del piumaggio è bruno con piccole macchie bianche sparse su tutto il corpo. Vive esclusivamente nel bosco dove trova nutrimento nei semi di molte piante. Come documenta il nome, ha una predilezione per le nocciole. La voce è un aspro kror e uno skreek.
LA CIVETTA CAPOGROSSO - Lunga circa 25 centimetri, vive per tutto l'anno nei boschi di conifere, prediligendo i versanti a nord. La quota massima del suo territorio arriva a 1800 metri. Molto particolare è il canto, che è formato da una quindicina di fischi al minuto, brevi ed acuti.
IL CINGHIALE - La sua presenza, anche se è un'animale schivo e dall'attività notturna, è ben visibile sopratutto per i segni che lascia sulle cortecce degli alberi quando si gratta. Negli ultimi anni, viste anche le condizioni favorevoli, si è incrementato molto procurando danni alle colture, tanto che si ritiene un animale da tenere sotto controllo selettivo.
IL RICCIO - Mammifero inconfondibile per gli aculei disposti sui fianchi e sulla parte superiore del corpo. E' un vorace carnivoro che si nutre di topi, insetti, lumache, rane e rettili, tanto che viene consideraro utile per combattere le vipere. Vive nel bosco e le sue abitudini sono pressoché notturne. Durante l'inverno cade in letargo in una tana scelta al momento.
IL CAMOSCIO - Animale tipico dell'ambiente alpino. Vive nei boschi a partire dagli 800 metri di altezza ma arriva a spingersi a ridosso dei ghiacciai sino a quota 3000. E' un erbivoro ruminante, è solito nutrirsi nelle ore più fresche della giornata. In inverno si rifugia nei boschi nutrendosi delle cortecce degli alberi. Caratteristica di questi animali è che durante il periodo invernale, allo scarseggiare del cibo, lo stomaco subisce delle trasformazioni, divenendo più piccolo.
IL CAPRIOLO - Nei cervidi, razza a cui appartiene il capriolo, le femmine a differenza dei maschi non hanno corna. Il capriolo è estremamente adattabile, infatti lo si trova dalle quote più basse alle più alte, il bosco fitto è comunque il suo habitat naturale. E' stato reintrodotto in Val Sesia negli anni ‘70 e oggi si sta incrementando notevolmente.
LO STAMBECCO - I maschi dello stambecco hanno grandi corna a scimitarra anche più lunghe di un metro. Predilige le quote elevate, talvolta anche sopra i 3000 metri. In inverno sceglie versanti molto ripidi tra i 1800 e i 2500. Oggi non ha praticamente nessun nemico che lo possa disturbare, eccezion fatta per i piccoli che a volte sono minacciati dalle aquile.
LA LINCE - La lince è stata per molti secoli un predatore delle montagne anche se per la verità della presenza in Valsesia si hanno poche notizie. Alcuni progetti per la sua reintroduzione, sembra siano andati a buon fine e oggi si segnalano alcune sue fugaci apparizioni. A noi non resta che augurarle di cuore un bentornato.
LA VOLPE - Ha dimensioni di un cane ma con una corporatura più snella, con pelo marrone-rossastro e macchie bianche nelle parti inferiori. E' un animale prevalentemente notturno tanto che i suoi occhi assomigliano a quelli di un felino. E' una specie in netto aumento anche perché i suoi nemici naturali, quali la lince e il lupo, nel corso degli anni si sono diradati.
LA MARMOTTA - E' un inconfondibile roditore che abita le praterie alpine. Passa sei mesi all'anno, i più freddi, in letargo dentro tane scavate nel terreno. Vive tra i 1000 e i 3000 metri, si nutre di vegetazione erbacea e accumula notevoli quantità di grasso che gli serviranno per superare il lungo inverno. I nemici principali sono tutti gli uccelli rapaci ma in particolar modo l'aquila reale. E' facilmente visibile in tutta la Valle Otro.

LA FLORA
IL FAGGETO - Il faggio è una pianta tipica del piano montano, solitamente esposto a nord in quanto predilige le zone ombrose. E' un albero alto fino a 30 metri che cresce fino a 1600 - 1700 metri, dal legno assai ricercato per arredamenti e altri usi di falegnameria. Un tempo era molto ricercato anche per riscaldarsi.
IL LARICETO - Rappresenta l'associazione vegetale tipica dell'intero arco alpino. Raramente si estende sopra i 2000 metri e in alcune zone costituisce dei veri e propri boschi anche se la densità degli alberi non è mai elevata; il sottobosco è dominato da mirtilli e rododendri. E' una pianta molto robusta e sopporta bene le basse temperature. Il legname, per le caratteristiche estetiche e di resistenza, è sempre stato usato per costruire la struttura delle case walser. Gli alberi possono raggiungere anche un'altezza di 40 metri.

ESCURSIONI
*** BIVACCO DON LUIGI RAVELLI
Posti letto 12 - Proprietà: CAI di Varallo - Periodo apertura: sempre aperto.
Attraversando tutta la Valle Otro si giunge a Pianmisura (m. 1782), ultima frazione.
Da questo punto imboccando il sentiero si comincia la salita al Bivacco Ravelli. Il percorso non è impegnativo e si svolge attraverso stupendi prati. Una volta giunti all'Alpe Kultiri incomincia una ripida ed estenuante salita che porta direttamente al Bivacco, situato a quota 2504 su uno stupendo sperone roccioso ai piedi della Punta dell'Uomo Storto (m. 3014). Da qui la vista sulla Valle di Otro è veramente affascinante. Il rifugio è un'ottima base di partenza per le mete molto più impegnative del Gabiet e della salita al Corno Bianco (m. 3320).
*** LAGHI TAILLY
Da Follu si imbocca il segnavia n. 1 passando sotto la frazione di Dorf. Giunti nei pressi del Mulino Putteru ci si ricollega al sentiero segnalato come 3a. Attraversando i boschi di abeti si giunge all'Alpe Dsender. Da questo punto in poi il sentiero si fa sempre più impegnativo e molto interessante. Percorrendo un'antica morena, che costeggia il Cornello Tailly (m. 2708), si giunge, dopo circa un'ora e trenta di salita, all'Alpe Tailly (m. 2065), dove il paesaggio diventa chiaramente di alta montagna. Infatti i boschi scompaiono per lasciare il posto alla vegetazione bassa e ai materiali glaciali. Proseguendo ancora per circa un'ora si giunge al Lago Tailly Inferiore e più in alto al Lago Tailly Superiore.
***IL COL D'OLEN
La salita al Col d'Olen è una delle gite più belle dal punto di vista paesaggistico. Questo intinerario è anche un ottimo avvicinamento all'alta montagna. Spesso coloro che salgono alla Capanna Regina Margherita, il rifugio più alto d'Europa (senza far uso delle funivie), fanno tappa proprio in uno dei due rifugi sul colle. Lascia svariate possibilità di scelta, infatti si pùo decidere se affrontare la salita e il ritorno in un solo giorno o decidere di pernottare in uno dei due rifugi. Si può altresì decidere se partire da Alagna a piedi o fare metà del percorso con gli impianti. Per chi decidesse di affrontare il percorso a piedi il tragitto si presenta molto lineare e consente di ammirare in tutta la sua selvaggia bellezza la valle.
---> DA ALAGNA A PIEDI - Si imbocca il sentiero con il segnavia n. 5 che in circa un'ora e mezza ci porta a Zar Oltu. Lo stesso sentiero passa nelle vicinanze del Rifugio Mortara (m. 1949) e poi lungo tutto il vallone. Salendo, alla nostra destra costeggiamo la cresta Cimalegna mentre a sinistra si ammira lo spartiacque tra la Valle dell'Olen e la Valle Otro. Davanti a noi, imponenti, si stagliano il Corno Rosso (m. 3023) e il corno del Camoscio (m. 3024). La pendenza non è mai faticosa e lo scenario che si offre è splendido: la natura ci offre indimenticabili viste, spesso si incontrano marmotte e camosci. Una volta arrivati al Sasso del Diavolo, a circa 2300 metri, il sentiero cambia radicalmente pendenza e inerpicandosi con i suoi numerosi tornanti, in breve ci porta ai 2900 m. del Col d'Olen. La passeggiata dura circa 4/5 ore ma quasi non ci si accorge del tempo e della fatica. Lo scenario che si presenta è a dir poco suggestivo: di fronte a noi la Valle del Lys e, se il tempo è clemente, è facile ammirare alcune delle più belle cime del Monte Rosa tra cui la Bettaforca, il Lyskamm e il rifugio Quintino Sella.
Quando si arriva dal vallone ci si trova davanti ai due stupendi rifugi: Il Guglielmina e il Città di Vigevano.
---> DA ALAGNA CON LA FUNIVIA - Ad Alagna si prende la telecabina e si sale sino alla prima fermata, Pianallunga (m. 2046). Da qui sulla seggiovia che in breve tempo ci porterà alla Bocchetta delle Pisse (m. 2398) dove un bel laghetto alpino allieta lo stupendo paesaggio. Durante questa salita, sotto di noi, è facile ammirare le innumerevoli marmotte che si riposano vigili sui massi. Una volta scesi dalla seggiovia, tenendo la sinistra si imbocca il sentiero che porta al passo del Cimalegna. Nel primo tratto il sentiero si presenta privo di difficoltà ma poi comincia a salire e per una buona ora di ripida salita le difficoltà aumentano, tanto che prima di arrivare al passo in alcuni punti ci si deve letteralmente arrampicare. Lo spettacolo che si presenta una volta arrivati in cima fa dimenticare del tutto le fatiche affrontate: davanti a noi una stupenda vista sul vallone e sui due rifugi. Da questo punto bastano solo 10 minuti per raggiungere il colle.
---> DALLA VALLE OTRO - Il Col d'Olen si raggiunge facilmente anche dalla Valle Otro. Da Follu tenendo la destra si sale attraverso un semplice sentiero verso il Belvedere. Costeggiando la valle dall'alto si raggiunge in circa 1/2 ore il Passo Foric; da qui una breve discesa ci porta nei pressi del Sasso del Diavolo, dove comincia il ripido sentiero che parte al Col d'Olen.
*** RIFUGIO PASTORE
Nel vasto territorio del Parco Naturale dell'Alta Valsesia, a circa 15 minuti di cammino dalla Cascata dell'Acqua Bianca (m. 1500) posta subito sopra ad Alagna, attraverso un sentiero glaciologico si raggiunge l'Alpe Pile dove ha sede il Rifugio Pastore. Sul sentiero sono posizionati alcuni pannelli che spiegano, attraverso testo e fotografie, i tracciati modificati nel tempo dallo spostamento dei ghiacciai. Il primo di questi pannelli posto all'inizio del sentiero riassume i cambiamenti climatici del passato. Circa a metà percorso si possono ammirare le Caldaie del Sesia. Anche qui un pannello illustra come nel tempo i ghiacciai hanno formato cascate, creste e gradoni. Una volta arrivati all'Alpe Pile ci si accorge subito delle rocce levigate e delle cavità in esse scavate. Si possono ammirare le "marmitte dei giganti" formatesi dai torrenti subglaciali. Anche in questo luogo un pannello descrive esattamente l'importante azione erosiva esercitata dai ghiacciai. Data la vicinanza e la facilità del percorso, l'Alpe Pile è meta di numerosi gitanti. Nelle giornate senza nuvole si ha il piacere di ammirare nella sua maestosità tutto il Monte Rosa e i suoi ghiacciai. Durante la permanenza in questo luogo consiglio di visitare, a 5 minuti di strada, la sede del Parco nella quale si possono ammirare degli esemplari di fauna alpina e dove viene tenuto in perfetto stato un orto botanico rappresentativo del Parco dell'Alta Valsesia.
Curiosità 
L'ARTE DEL PUNCETTO
Il Puncetto, o piccolo punto, è un'antica tradizione valsesiana. E' una preziosa trina eseguita completamente a mano con il solo strumento dell'ago e del filo da ricamo. La pazienza e l'abilità delle puncettaie è il solo segreto per creare con finezza i disegni geometrici di questo punto. Alcuni storici fanno risalire le sue origini all'invasione dei Mori (900 d.C.), mentre alcuni sostengono che sia esclusivamente una tradizione locale. Per molti secoli fu considerato come un passatempo delle donne valsesiane che serviva per trascorrere le lunghe e monotone serate invernali. Il momento di maggior splendore lo ebbe nel 1800, quando la Regina Margherita di Savoia, amante della Valsesia, lo scoprì e lo volle addirittura introdurre presso la "noblesse" della capitale.
Particolarità del puncetto, oltre alla bellezza, è la lunga resistenza al tempo, ai lavaggi e alle stirature. Oggi, grazie all'interessamento della Comunità Montana Valsesiana e di alcune riviste specializzate, il puncetto sta ritornando, tanto che spesso lo si nota quale ornamento degli abiti delle spose.

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