Failte gu Scotland! - 3

Da Inverness a Edinburgh attraverso le Contee orientali

“…Forse la strada più grande, più lunga e più bella, in quanto a edifici e numero di abitanti, non solo della Gran Bretagna ma del mondo intero”. Così ai primi del Settecento affermò Daniel Defoe, l’autore di “Robinson Crusoe”, riferendosi al Royal Mile, principale strada cittadina e autentico salotto di Edinburgh.
Proprio la magnifica capitale è la tappa finale del viaggio in Scozia di Leandro, Mario, Adema, Walter e Tati: questa è la terza e ultima parte del resoconto.
Per le notizie generali riguardanti la documentazione, il clima, i mezzi di locomozione, gli alloggi, la cucina e i luoghi di visita toccati nei giorni dal 12 al 20 agosto, rimando alla prima e seconda parte della relazione.

Itinerario

Lasciata dopo una breve visita Inverness, capoluogo delle Highlands, abbiamo attraversato le Contee orientali di Moray, Aberdeenshire, Angus, Fife, tra bellissimi tratti costieri e numerosi castelli, con una puntata finale nell’East Lothian ad est di Edinburgh. Nella capitale abbiamo trascorso i tre giorni conclusivi.

Da non perdere

Giovedì 21 agosto: INVERNESS – ABERDEEN
Dopo il consueto, abbondante scottish breakfast, salutiamo i nostri padroni di casa, in particolare Mrs Mackintosh, la simpatica vecchietta di cui ho narrato le imprese nella parte precedente, e dedichiamo la mattinata alla visita di Inverness. Anche se non ci sono attrattive clamorose, la cittadina lo merita sicuramente per la sensazione di ottima vivibilità che trasmette.
Il castello di epoca vittoriana in arenaria rossa, che domina la città dall’alto, visto da vicino non entusiasma più di tanto, dato che è largamente rimaneggiato e funge oggi da Palazzo di Giustizia. Molto più scenografico è il colpo d’occhio sull’edificio dalla riva opposta del fiume Ness, che taglia in due l’agglomerato urbano ed è scavalcato da diversi ponti; una tranquilla passeggiata lungo il fiume è una delle attività più piacevoli per impegnare un paio d’ore, tra bei giardini fioriti, stradine silenziose ben tenute, casette basse e chiese di diverse congregazioni.
Il nucleo storico, in parte pedonalizzato, si sviluppa ai piedi del castello ed è la zona deputata allo shopping, con caratteristici locali, negozi di prodotti tipici quali whisky, tessuti e oggettistica dalle insegne pittoresche, suonatori di cornamusa e artisti di strada.
Nel Victorian Market, struttura ottocentesca coperta, vale la pena “perdersi” tra le coloratissime bottegucce di generi alimentari e no, in un’atmosfera di quartiere che richiama un tempo che non c’è più.
Dopo uno spuntino, lasciamo Inverness in direzione nord-est lungo la strada n. 96. Dopo una trentina di km. tocchiamo Nairn, meta di un turismo piuttosto elegante, anche per la presenza di uno dei più apprezzati campi da golf. Siamo sulla riva dell’insenatura nota come Moray Firth, decantata come zona tra le più soleggiate della Scozia, ma in questo Paese affermazioni come questa sono da prendere con le molle: infatti, facciamo giusto in tempo a raggiungere il castello di Brodie e a compiere la passeggiata di mezzo km. lungo il magnifico parco alberato che porta all’edificio, che si scatena un forte acquazzone.
La pioggia dura ininterrotta per oltre un’ora, giusto il tempo per ammirare gli interni del castello, ben restaurato dopo i gravi danni nel 1645. Arredi, dipinti, manufatti europei e orientali sono, come al solito, molto belli, ma la parte che ci piace di più è la vasta cucina, perfettamente ricostruita con le gigantesche stufe in ferro originali che fanno immaginare quali sontuosi banchetti vi si allestissero.
Lasciato il castello, riprendiamo il nostro itinerario, sempre in prossimità della parte costiera della Contea di Moray: è un tratto lungo il quale sono frequenti le diramazioni verso abbazie e castelli, di cui la regione è ricca, e ancora una volta rimpiangiamo di non avere più tempo a disposizione. Succede pure che ci accorgiamo di essere passati da Elgin solo un bel pezzo dopo averla superata, ed è un peccato, visto che il nucleo medioevale e i resti dell’imponente cattedrale rendono raccomandabile, a quanto dicono le guide, una visita della cittadina.
Il territorio che stiamo attraversando è contraddistinto da estese superfici destinate all’allevamento e siamo incuriositi in particolare da vastissimi recinti popolati da maiali, nei quali sono allineate piccole cabine numerate a loro misura. La cosa scatena la nostra ilarità: chissà se ogni maiale conoscerà il numero della propria casetta?
Giunti a Fochabers (78 km. da Inverness), lasciamo sulla sinistra il bivio per la n. 98 che continua a ricalcare la costa e proseguiamo sulla 96 che punta all’interno (sud-est) direttamente su Aberdeen; la città dista ancora una novantina di km. e vorremmo raggiungerla a un’ora decente per non avere problemi di pernottamento.
Vi entriamo intorno alle 17 mentre il tempo si è fatto plumbeo, cosa che non contribuisce certo a migliorare l’impressione di “città grigia” con la quale Aberdeen è definita, e in aggiunta a ciò abbiamo una certa difficoltà ad individuare strutture ricettive.
A questo proposito dò un suggerimento di carattere generale ai viaggiatori che vengano in Scozia: in tutte le città grandi, medie e piccole, le guest-houses e i B&B si concentrano di solito in zone ben precise ed in questo senso conviene chiedere informazione agli abitanti, sempre gentili e disponibili. Ciononostante, stasera ci incartiamo nel traffico cittadino mentre si è messo a piovigginare e ci consoliamo osservando che quanto vediamo di Aberdeen all’auto può essere sufficiente: domattina non sarà il caso di dilungarci oltre nella permanenza.
Finalmente otteniamo l’indicazione buona: la Great Western Road, la direttrice che dal centro porta verso nord-ovest (in altre parole la direzione dalla quale siamo arrivati…) è un susseguirsi ininterrotto su entrambi i lati di decine e decine di villette a due piani tutte simili che fungono da B&B. La maggior parte espongono il cartello “no vacancy”, ma troviamo comunque posto alla Hatton House, camere grandi ma un po’ trasandate per una spesa di £ 18 a testa.
Proprio di fronte è in funzione un grosso self-service cinese e, visto che si è messo a piovere, rinunciamo a ulteriori ricerche in centro città, anche memori dell’eccellente cena di Glasgow al China Buffet King. Il prezzo è lo stesso, £ 10, ma in comune hanno solo gli occhi a mandorla del personale: la monotonia dei piatti, la qualità mediocre e la pesantezza delle cotture rendono infatti questo posto vivamente sconsigliabile.

Venerdì 22 agosto: ABERDEEN – STONEHAVEN
Lasciamo perdere, come già detto, la visita di Aberdeen e puntiamo decisamente in direzione ovest lungo la n. 93 con meta Balmoral Castle, la dimora estiva della famiglia reale. Il percorso stradale è di circa 80 km., che dovremo necessariamente coprire anche al ritorno.
Dopo una ventina di km., una breve deviazione porta a Crathes Castle. Il castello, molto scenografico per le varie torrette che si staccano dal corpo centrale e per il bel parco che lo circonda, è a tutt’oggi la dimora della famiglia Burnett. Presumendo dalle guide che gli interni, per quanto ricchi, abbiamo ormai per noi il sapore del “già visto”, rinunciamo alla visita e preferiamo dedicare un po’ di attenzione ai giardini settecenteschi per cui è rinomato: si tratta infatti di otto differenti spazi collegati da vialetti e caratterizzati da siepi di tasso modellate in composizioni curiose da giardinieri continuamente all’opera.
Ripreso l’itinerario, superiamo Ballater, nella quale faremo sosta al ritorno, e raggiungiamo Balmoral Castle. Qui ci aspetta una spiacevole sorpresa, ma la colpa è nostra in quanto sarebbe bastato leggere gli orari riportati in tutte le guide: le visite sono infatti sospese nel periodo in cui i Reali risiedono nel castello, cioè luglio e agosto. Ce lo fa presente anche l’anziana impiegata del negozio di souvenirs: “Her Majesty is inside” ci spiega con sussiego la donna, che, se non fosse già in piedi, di sicuro si alzerebbe in segno di deferenza!
Prendiamo quindi la via del ritorno per fare la prevista tappa a Ballater. La località acquistò notorietà a metà Ottocento, quando la scoperta di acque minerali nella zona ne fece un apprezzato centro termale, e dopo che nel 1852 la regina Vittoria acquistò la tenuta di Balmoral: fu la fortuna dei commercianti del paese, che ancora oggi sono fornitori della Corona, come si può notare dalle numerose insegne reali di cui sono fregiati i muri esterni. Una simpatica attrazione di Ballater è data dalla vecchia stazione, non più in uso ma perfettamente restaurata in legno dipinto in bianco con l’ossatura in ferro battuto rosso: sul binario è esposto il treno reale, mentre sul marciapiedi alcuni manichini di grande realismo raffigurano la regina, il capotreno e i facchini che trasportano i bagagli su carretti.
L’itinerario, come già detto, si svolge sulla stessa strada dell’andata, ricalcando la valle del fiume Dee, che sfocia nella periferia sud di Aberdeen. Tocchiamo Banchory, cittadina nota per la produzione dell’acqua di lavanda “Dee Lavender Water” e, ormai a una dozzina di km. da Aberdeen, tentiamo invano di visitare il Drum Castle, già visibile da lontano: risulta infatti di proprietà privata e un cancello sbarra il viale di accesso alla tenuta.
Evitiamo di rientrare in Aberdeen grazie a una tangenziale che ci innesta sulla superstrada n. 90 e puntiamo in direzione sud: abbiamo come meta serale Stonehaven, punto di partenza per la visita di Dunottar Castle, una delle maggiori attrazioni dell’intero viaggio, che effettueremo domani.
Neanche oggi ci facciamo mancare la consueta ricerca di un posto dove dormire, e questo nonostante la presenza nella cittadina di parecchie strutture ricettive. Abbiamo infine fortuna al B&B Woodburn, 1 Carron Terrace, tel. 01569-762983, grazie alla cortesia di Mrs. Pat Lockhart che, avendo una sola camera, ci mette a disposizione anche quella della figlia che è in questi giorni assente.
Giusto il tempo di lasciare i bagagli e ci fiondiamo sulla spiaggia: intuiamo che la luce radente del tramonto ci possa regalare magnifiche vedute e non ci sbagliamo. Verso nord la distesa sabbiosa, sulla quale indugiano agli ultimi raggi del sole adulti, bambini e cani, è incorniciata da una sfilata di piacevoli abitazioni basse mentre nella direzione opposta si staglia il severo profilo dello sperone roccioso dominato da Dunottar Castle.
Pur senza attrattive clamorose, Stonehaven si rivela non un semplice “posto tappa” ma una località di mare tranquilla e gradevole che merita una sosta di qualche ora. Per la cena, ci portiamo all’Old Pier, l’animatissimo vecchio molo che asseconda l’andamento a ferro di cavallo della rada: l’uno all’altro si affiancano vecchi edifici in granito, oggi pubs e ristoranti. Proviamo al Tolbooth Restaurant, quotatissimo e consigliato in tutte le guide, ma c’è il “tutto esaurito” anche per i prossimi giorni; dopo un altro tentativo a vuoto, troviamo infine posto al Marine Hotel, dove mangiamo ottimi piatti di pesce per un conto piacevolmente contenuto.

Sabato 23 agosto: STONEHAVEN – CRAIL
Anche oggi la giornata si presenta limpidissima, così mi alzo di buon’ora e mi reco ancora al molo in caccia di qualche scatto fotografico. L’area, del tutto spopolata, è non meno suggestiva della sera precedente e l’unica presenza viva è data da una grande quantità di piccoli di gabbiano addormentati sulla spiaggia con la testa sprofondata nelle piume, che nei primi mesi di vita sono ancora soffici e grigiastre.
Dopo il consueto, abbondante scottish breakfast (anche se cominciamo ad essere stufi di uova, bacon, salsicce, fagioli in umido, frittelle e altre pesantezze per noi inconsuete), cominciamo l’itinerario odierno portandoci, tramite una strada in leggera salita di un paio di km., a Dunottar Castle. Il vasto complesso, quasi del tutto in rovina, è uno dei castelli più scenografici dell’intera Scozia e ha visto aumentata la sua popolarità dopo che nel 1990 vi furono girati gli esterni dell’Amleto di Zeffirelli con Mel Gibson e Glenn Close.
Dopo il varco d’ingresso (£3,50 a testa), un sentiero lungo un prato conduce a un punto panoramico d’eccezione, dal quale si apprezza lo sperone isolato di roccia nera tagliato da una fenditura verticale sulla cui sommità sorge il castello; ideale completamento sono le scogliere a strapiombo che caratterizzano la circostante Tornyhive Bay. Purtroppo è l’ora peggiore per fotografare, con il sole appena sorto ad est esattamente dentro l’obiettivo: il consiglio è quindi di organizzare l’itinerario in modo di giungere qui a metà pomeriggio.
Un camminamento in discesa agevolato da gradinature porta al livello della scogliera, dopodiché un sentierino non lungo ma ripido sale all’area monumentale: i vari corpi di fabbrica, alcuni tuttora individuabili nelle rispettive funzioni e altri ridotti a spezzoni di mura, sono disseminati in un esteso prato e lasciano immaginare le ampie dimensioni originarie di questa roccaforte difensiva. Per fortuna, i gruppi dei turisti in pullman arriveranno poco dopo la nostra uscita e possiamo gustarci in tranquillità le atmosfere che pervadono questo sito e i numerosi scorci offerti da mura, archi, bastioni e sottopassi. Come tanti altri, il castello ha attraversato secoli di storia scozzese e fu teatro di numerosi eventi, anche sanguinosi, ad alcuni dei quali faccio cenno nella sezione “Curiosità”.
Atmosfericamente, quelle di ieri, oggi e domani saranno le giornate migliori del nostro viaggio, il che ci offre nella sua veste migliore un tratto litoraneo che, pur senza la potenza delle coste selvagge delle Highlands, è un susseguirsi di cittadine vivaci e luminose che invogliano a frequenti soste: sì, anche stasera la pagheremo al momento di cercarci un letto, ma ormai ci siamo abituati e la nostra tendenza all’ottimismo stabile non viene meno. D’altra parte, in dieci anni di viaggi di questo tipo in giro per il mondo, mai ci è toccato di dover dormire in macchina…
Una tappa davvero godibile è quella che effettuiamo poco poco mezzogiorno, circa 70 km. oltre Stonehaven lungo la n. 92, in località Arbroath, un paesotto allineato lungo la costa. Alla vivacità di porto di pesca con parecchi pescherecci ormeggiati, si aggiunge oggi l’evento di una sagra paesana; sull’occasione di festa non capiamo granché, ma ci immergiamo volentieri nell’animazione popolare. Ci aggiriamo tra attrazioni d’altri tempi quali tiri a segno, giostrine, bancarelle di zucchero filato, il calesse di una sedicente chiromante, figuranti in costume medioevale, improvvisati suonatori, ma anche stands di specialità gastronomiche, tra le quali eccellono freschissimi frutti di mare e aringhe che vengono cucinate ai ferri al momento in un indescrivibile nuvolone di fumo. Naturalmente, non ci lasciamo sfuggire l’occasione per risolvere con soddisfazione lo spuntino di metà giornata.
Risaliti in macchina, riprendiamo in direzione di Dundee, che dista da Arbroath 25 km. La città, che sorge in riva alla sponda nord del fiordo noto come Firth of Tay, non rientra nel nostro programma e la evitiamo percorrendo lo spettacolare Tay Bridge che porta sulla riva opposta.
Altri 20 km. verso sud ed eccoci a Saint Andrews intorno alle 15. La città, già dal primo impatto, si rivela molto bella e ci attiviamo subito per il pernottamento; gli ostacoli sono però maggiori del solito, sia perché la città è meta di un turismo di livello elevato, sia perché è sabato. Già a metà pomeriggio è dovunque esposto il famigerato “no vacancy” e anche una ricerca tramite l’ufficio di prenotazione alberghiera nel circondario di una trentina di km. non ha esito. Unica soluzione: limitare la visita della città a un paio d’ore (e vedremo che sarà un vero peccato) e poi dirigere oltre rastrellando ogni paese, paesino, villaggio, gruppo di case alla ricerca di B&B.
Saint Andrews ha il maggior polo di attrazione turistica nel suo campo da golf: so poco di questo sport, ma chi ne ha pratica mi potrà confermare che giocare sul green del mitico Old Course equivale a ciò che per un calciatore significa calcare il terreno del Maracanà di Rio de Janeiro, per uno sciatore effettuare una discesa lungo la Gran Risa della Val Badia o per un pilota girare nell’autodromo di Monza. Punto focale artistico della città e visibile quasi da ogni suo punto è la cattedrale, un tempo la più grande di Scozia, o meglio ciò che ne resta in piedi, parte delle mura, i mozziconi delle colonne e le due slanciate torri che, isolate in un prato disseminato di pietre tombali, danno la sensazione di un equilibrio miracoloso; il resto fu abbattuto nel XVI secolo per ricavarne materiale da costruzione per le case della città. Di rilievo è pure il Castello duecentesco, anch’esso in rovina, in posizione dominante sul mare, ma tutta la città, sede della più antica Università scozzese, è ricca di valori, con le belle case in pietra, gli ampi giardini, le strade lastricate, la vivace zona pedonale, il tutto a trasmettere un senso di alta qualità di vita.
E’ quindi a malincuore che, intorno alle 17,30, lasciamo Saint Andrews per immergerci nella consueta lotteria serale. Non scendo nei dettagli delle numerose porte bussate e degli altrettanti dinieghi ottenuti, ma dò comunque, ad uso di chi ci seguirà, un’indicazione interessante: in zona (siamo nella Contea di Fife) si trovano diversi Caravan Parks, tra le cui offerte ci sono campers da sei posti affittati a £95 per tre giorni, un’alternativa agli hotel e ai B&B da tenere in considerazione.
Le nostre peregrinazioni hanno termine a Crail, dove troviamo una camera in un B&B sulla via principale e un’altra a un chilometro di distanza al Woodland B&B: sistemazioni senza infamia e senza lode, ma va bene così e ci consoliamo al pensiero che l’alloggio per le prossime quattro ultime sere a Edinburgh è prenotato già da un mese!
La cittadina è davvero minuscola, una strada di scorrimento, una parallela, casette con porte colorate e finestre fiorite, alcune brevi rampe trasversali che scendono al piccolo molo: questo è un angolo di vero incanto, un bacino artificiale delimitato da mura fatte con pietre squadrate incastrate minuziosamente, alcuni variopinti pescherecci attraccati, gabbiani schierati a godersi l’ultimo sole del tramonto, stormi di uccellini che beccano le reti stese ad asciugare in cerca di residui di pesci. Ci godiamo con calma il bello scenario, anche perché appena trovato alloggio ci siamo affrettati a prenotare la cena per le nove: a Crail c’è un unico ristorante e non abbiamo voluto correre rischi!
Il locale (non ne ricordo il nome ma non si può sbagliare) è piacevolmente animato e mangiamo bene senza spendere molto.

Domenica 24 agosto: CRAIL - EDINBURGH
Edinburgh dista ormai meno di cento chilometri, quindi abbiamo tutto il tempo per una digressione in una zona significativa dell’East Lothian, ubicata circa 40 km. ad est della capitale. La guest-house per stasera è già prenotata, quindi basterà, pur mettendo in conto l’impegno di orientarci nel nodo stradale per entrare in città, raggiungere Edinburgh intorno a metà pomeriggio.
Lasciamo Crail verso le 9, procediamo ancora sulla strada n. 92 che attraversa numerose cittadine costiere, spesso graziose come Leven e Kirkaldy, e in breve eccoci all’imponente ponte stradale sul Firth of Forth, già in vista dell’agglomerato urbano di Edinburgh. Sulla riva opposta proseguiamo sulla superstrada che con un’ampia circonvallazione aggira la città, per deviare infine sulla 198, una litoranea panoramica ricca di insenature che ospitano riserve naturali di fauna avicola marina.
La prima meta, 35 km. dalla capitale, è North Berwick (attenzione a non fare confusione all’uscita dalla bretella di Edinburgh, visto che cartelli stradali già indicano Berwick-upon-Tweed, ubicata 70 km più avanti, già in Inghilterra, Contea di Northumberland). Questa cittadina di 7000 abitanti, autodefinitasi Gem of Scotland's Capital Coast, è una piacevole stazione di soggiorno balneare, con strade di una certa eleganza, bei negozi e locali, rinomati campi da golf spesso prospicienti magnifici scenari costieri, ampie spiagge sabbiose e la zona dei vecchi moli che affianca l’animato porto turistico.
Ricchi di spunti interessanti sono anche i dintorni di North Berwick, quali la Yellowcraig Beach, il pittoresco villaggio di Dirleton e le rovine di Tantallon Castle. Dopo uno spuntino nella zona portuale, proprio questo castello trecentesco è la principale meta della giornata. Il colpo d’occhio dalla strada non ci suscita in verità grandi entusiasmi, presentandosi da questa prospettiva come una massa squadrata piuttosto monotona; ma varcato l’ingresso (£3 a testa), attraversato il vasto prato e superato l’arco che si apre nelle spesse mura, avvertiamo inspiegabilmente di trovarci in uno dei luoghi più suggestivi del nostro viaggio. Nonostante l’atmosfera di decadenza (o proprio per quella), impressionano la mole e l’altezza dei muri, gli strapiombi che precipitano in mare sui tre lati non visibili dall’esterno, il panorama immenso sulle coste circostanti; lo spettacolo è ancora più avvincente dalla sommità della torre principale, una delle poche accessibili tra tutti i castelli che abbiamo visitato.
La prospettiva sul mare aperto è marcata inconfondibilmente da Bass Rock, un isolotto basaltico a forma di panettone alto circa 120 metri a un miglio dalla costa. Sullo scoglio, come spiegato in un esauriente pannello esplicativo nei pressi del castello, si individua una piccola costruzione che nel corso della storia ospitò dapprima una comunità di monaci, fu poi fortezza medioevale, nel Seicento prigione per i Covenanters (vedi Curiosità) e infine faro. Oggi è riserva naturale protetta (definita anche “The gannet city”) in quanto ospita la più numerosa colonia di sule (in inglese appunto gannets) del Regno Unito, stimata in circa 100.000 esemplari, oltre ad altre specie di uccelli marini: indizio visivo inequivocabile (e, avvicinandosi in barca, temo… olfattivo) di questa presenza è la colorazione bianca della roccia dovuta agli spessi depositi di guano.
Ultimata con soddisfazione anche questa visita, non resta che puntare su Edinburgh e individuare l’uscita della superstrada più idonea a raggiungere il nostro B&B. Giunti nel sobborgo di Dalkeith, facciamo il punto della situazione e una persona interpellata ci conferma la giustezza della nostra direzione: in pratica, proseguire sempre dritto! Eccoci così, alle 15 in punto, parcheggiare davanti alla San Marco Guest-house, al 24 di Mayfield Gardens, un ampio vialone che taglia in senso sud-nord la parte sud-orientale della città e presenta una sfilata di strutture ricettive su entrambi i lati: tre km. verso nord portano al Royal Mile, “cuore” di Edinburgh.
Dalla casa non escono segni di vita finché la padrona, di ritorno da shopping, arriva dopo circa un’ora: è il primo dei disservizi che mi inducono a non raccomandare questo B&B. Le due camere, obiettivamente grandi e confortevoli, assegnateci per quattro notti, benché espressamente richieste con servizi privati, hanno invece i bagni al piano e le promesse di ogni sera di sistemarci l’indomani come pattuito rimarranno per tre volte parole al vento. Ed è anche molto fastidioso l’avviso affisso alla reception che prevede una maggiorazione del 3% per pagamenti con carta di credito, condizione mai riscontrata altrove durante il viaggio!
Mi dilungo sull’argomento, ma mi sembrano indicazioni opportune per i viaggiatori: come accennato nella Prima Parte del resoconto, pur contattando via internet una singola struttura, la pratica passa spesso attraverso l’organizzazione Scottish Accomodation e si rischiano malintesi, quindi in ogni comunicazione bisogna chiarire bene con chi si sta trattando. Raccomando, in caso di prenotazione on line, di portarsi sempre una stampa delle mail scambiate: la fiducia sarà una bella cosa ma un pezzo di carta da esibire è più pratico! E se la sistemazione offerta non è conforme a quella richiesta, non esitate ad indirizzarvi altrove: come ho detto, lungo il viale si trovano innumerevoli case altrettanto buone, anche a prezzi inferiori alle £30 a testa da noi spese.
Ma è il momento di fare conoscenza con una delle più belle città europee, volutamente lasciata come degno finale di questo nostro viaggio in Scozia. Quasi tutti i mezzi pubblici che passano davanti a casa portano al Royal Mile e a Princes Street, i poli principali della vita cittadina e in questo finale di giornata preferiamo una tranquilla passeggiata, quasi senza meta, lungo le due arterie per dedicare agli approfondimenti i tre giorni pieni che seguiranno.
La città è in una fase di transizione. Ieri si è concluso l’Edinburgh Military Tattoo, vale a dire il festival delle bande militari che ogni sera (quest’anno dal 1° al 23 agosto) prevede un magnifico programma di sfilate e concerti: sulla Esplanade del Castello, lo spazio deputato alla manifestazione, sono già all’opera le squadre di operai che stanno smantellando le gradinate. Segnalo il magnifico sito (vedi Links), attraverso il quale è possibile prenotare i posti: la raccomandazione è di farlo in largo anticipo, basti dire che dal 15 dicembre 2003 è già in corso la prevendita per il Tattoo dell’agosto 2004!
Inoltre sono anche le ultime giornate del Fringe, cioè il festival degli artisti di strada che costituisce l’alternativa popolare a quello ufficiale che in ogni mese di agosto mette in cartellone spettacoli teatrali, operistici, di balletto e musica. Lungo il Royal Mile e dintorni è tutto un pullulare di acrobati, mimi, musicanti, giocolieri dilettanti provenienti da tutto il mondo, che spesso non hanno nulla da invidiare ai professionisti.
Ci è quindi quanto mai gradito bighellonare fino all’ora di cena, per la quale ci orientiamo su un locale del Royal Mile che ci attrae particolarmente per le belle insegne e la tipica animazione del piano terra, adibito a pub, e di quello superiore, ristorante affollatissimo e carico di atmosfera. Mangiamo bene spendendo un po’ sopra la media ma, come scopriremo all’uscita, ci troviamo in una delle più famose taverne storiche della città: il personaggio a cui è intitolata è il leggendario Deacon William Brodie, di giorno uomo integerrimo dedito a opere meritorie e di notte pluriassassino sanguinario, infine impiccato nel 1788. Proprio da lui, come è spiegato nella variopinta insegna, trasse ispirazione Robert Louis Stevenson per la storia di Jekyll e Mister Hyde.

Lunedì/Mercoledì 25/27 agosto: EDINBURGH
Tre giornate piene a Edinburgh ci consentiranno di toccare i luoghi salienti della città mantenendo al contempo un ritmo tranquillo, ideale per non rendere la visita stancante. Non starò a fare un elenco di cose da vedere, lasciando il compito alle numerose guide di viaggio in commercio, ma fornirò qualche indicazione di ordine pratico cercando poi di mettere in rilievo ciò che più mi ha colpito, che a volte può anche non corrispondere alle attrazioni più decantate.
SPOSTAMENTI
Nella mattinata del 25 riconsegniamo l’auto noleggiata alla Europcar, dove, per via della riga fatta alla fiancata il primo giorno, ci tocca pagare l’intera franchigia di 500 sterline, come da clausole contrattuali (scritte piccolissime e che, a torto, nessuno legge) che in pratica equiparano un danno lieve come questo a una macchina totalmente sfasciata. Consiglio, come già nella Prima Parte, di sottoscrivere all’atto del noleggio una polizza aggiuntiva di £5 al giorno che riduce la franchigia a 100 sterline.
Per spostarsi in città, oltre che a piedi nell’ambito Royal Mile / Princes Street, ci si può orientare sui bus turistici a due piani che, analogamente a Glasgow, fermano all’altezza dei principali luoghi di visita o, forse ancora meglio, sul biglietto da £2 che consente l’accesso illimitato ai mezzi urbani dalle 8 del mattino a mezzanotte. Essendo noi in cinque, possono anche convenire (magari la sera tardi) i grossi taxi, sui quali per una corsa in ambito urbano si può spendere sulle 10-12 sterline.
PASTI
A mezzogiorno non c’è che l’imbarazzo della scelta tra tanti localini per consumare spuntini veloci. Per le tre cene, oltre il citato Deacon Brodie, ci siamo trovati molto bene (tanto da tornarci l’ultima sera) da Daniel’s, un ristorantino con cucina franco-scozzese gestito da un cordiale alsaziano nella zona portuale di Leith recentemente riconvertita dopo un periodo di abbandono (88 Commercial Street, tel. 0131-5535933). In un’occasione, una volta tanto, abbiamo optato per un ristorante italiano (vero, non come quelli per turisti lungo il Royal Mile), tra i parecchi validi a nord della Princes Street nella zona del Playhouse Theatre: veramente ottimi gli spaghetti ai frutti di mare e le bruschette.

IL ROYAL MILE E LA OLD TOWN
Il Royal Mile, che è suddiviso in quattro tratti successivi, Castle Hill, Lawnmarket, High Street e Canongate, si sviluppa per circa un miglio (come dice il nome) in leggera discesa dal Castello a Holyrood House ed è, a giusta ragione, considerato un dei più bei percorsi pedonali cittadini del mondo. Consiglio di munirsi di una mappa con il dettaglio dei singoli edifici (molto precisa quella alle pagg. 56/59 della guida Mondadori) e dedicare a ciascuno un po’ di attenzione: tra facciate decorate, splendide insegne, stemmi, luoghi storici, negozi e locali dal frontale variopinto, è davvero una continua scoperta.
E’ particolarmente piacevole soffermarsi su una Edinburgh “minore”, ad esempio quella dei 66 tra sottopassi e vicoli, spesso angusti, che portano ad angoli appartati quasi sospesi nel tempo. Basta poi dal Lawnmarket svicolare all’angolo della Tollbooth Kirk (inconfondibile per l’altissima guglia) e scendere nella zona di Grassmarket, area dell’antico mercato e vero cuore della Old Town: qui sembrerà lontanissima la forte connotazione turistica (inevitabile, come in tutti i luoghi belli) del Royal Mile e ci si troverà immersi nella realtà quotidiana dei pubs, delle birrerie, dei negozietti di quartiere e delle bancarelle che ancora conservano il tratto popolare.

CASTELLO
Il Castello, come accennato, sorge su uno sperone di roccia all’estremità ovest del Royal Mile e non è esagerato definirlo una città nella città. La trattazione della sua storia e dei vari corpi che lo compongono richiederebbero pagine e pagine (tranquilli, ve lo risparmio!): la cosa migliore è riservarsi qualche ora, acquistare il bel fascicolo-guida (c’è anche in italiano) disponibile in biglietteria (ingresso £7,50) e soffermarsi senza fretta sulle varie parti, aiutati anche dalle ventisei placche esplicative che intervallano il percorso.
Dirò solo che l’itinerario che sale dalle fortificazioni inferiori a quelle mediane e superiori è anche un viaggio indietro nel tempo, visto che proprio il punto più elevato è stato identificato come luogo del primo insediamento umano dell’Età del Ferro. Spazio dominante e vera e propria sintesi della nazione e dell’orgoglio scozzese è però la Piazza della Corona, in particolare il Palazzo Reale. Un percorso obbligato attraverso i suoi vari locali ha un momento di forte potenza emotiva nella sala in cui, sotto una teca di cristallo, sono esposti gli Honours of Scotland, ovvero le insegne reali (ne faccio cenno anche nelle Curiosità), la corona, la spada, lo scettro e la “Pietra del Destino”: su quest’ultima, un grosso masso squadrato sommariamente, a partire dalla fine del Duecento e per quasi settecento anni, furono incoronati i Re di Scozia, d’Inghilterra e infine di Gran Bretagna.

HOLYROOD HOUSE
All’estremità opposta (est) del Royal Mile, un ampio slargo immette al Palace of Holyrood House, palazzo reale dal XVI secolo sul sito di un’abbazia duecentesca della quale rimangono ancora cospicui resti. E’ la residenza ufficiale della Regina in Scozia, e quasi tutte le sale sono visitabili quando non vi risiede (come adesso, dato che, lo abbiamo visto, i reali soggiornano a Balmoral). Il biglietto integrato per il palazzo e l’attigua Queen Gallery costa £10, che certo non sono poche, ma ormai ci abbiamo fatto l’abitudine e ci consoliamo pensando che sono le ultime.
Le varie sale sono ovviamente intrise di storia, spesso inquietante per gli intrighi e le morti violente di cui furono scenario, in particolare le tristi vicende di Maria Stuarda.
La Queen Gallery è un collezione di opere d’arte in ambientazione fastosa, che ospita spesso esposizioni temporanee quale quella attuale, splendidi oggetti di oreficeria di Fabergé.

PRINCES STREET E LA NEW TOWN
Princes Street è frequentata non meno del Royal Mile ed è la meta primaria degli appassionati di shopping. Sul suo lato nord, che segna il convenzionale limite della New Town, è una successione ininterrotta di negozi e centri commerciali, perlopiù in edifici sgradevolmente rimodernati: con l’incremento del turismo, a quelli tradizionali dei prodotti di qualità se ne sono infatti andati mescolando altri alquanto discutibili.
Molto meglio, quindi, percorrere il marciapiede sud, che offre una magnifica serie di panorami sul profilo della Old Town, con i tetti a spiovente, le facciate posteriori del Royal Mile e, al termine, l’inconfondibile mole del Castello. Parallelamente, a un livello leggermente inferiore, si estendono i Princes Street Gardens, piacevolissimo polmone verde della città con viali alberati, spazi di aggregazione, prati ben rasati sui quali scorrazzano gli scoiattoli. L’area dei giardini e quella adiacente della Waverley Station furono ricavate dalla bonifica del Lago Nor’ Loch. Di tanto in tanto viene rilanciata la proposta di ricavarne un enorme parcheggio e c’è da augurarsi che mai sia eseguito un progetto talmente sconsiderato!
Lungo la Princes Street spicca la guglia di 70 metri che celebra lo scrittore Walter Scott, sulla quale si può salire tramite 247 gradini per godere di un vasto panorama. Poco oltre, è d’obbligo la sosta alla National Gallery of Scotland, edificio ottocentesco in stile neoclassico circondato da un colonnato: oltre ad opere di grandi maestri della pittura fiamminga, francese e italiana, vale la pena approfondire la vasta sezione dedicata agli artisti nazionali tra Sette e Ottocento, difficili da vedere al di fuori della Scozia. Nomi come Wilkie, Raeburn, MacTaggart, Ramsay potranno dire poco al grosso pubblico ed è una sorpresa ancora più gradita scoprire invece una scuola pittorica di assoluto rilievo: davvero da non perdere!

CALTON HILL
Calton Hill, alla pari dei Princes Gardens, è una delle mete preferite delle passeggiate dei residenti e dei turisti. Potrebbe essere indicato come il primo (o anche l’ultimo) luogo in cui recarsi a Edinburgh. Dalla sommità di questa altura (uno dei sette colli sui quali, come Roma, si sviluppò l’abitato) si ha infatti una delle vedute più belle e un’idea esauriente dell’impianto urbano: su più livelli di profondità, specie con la luce del primo mattino, si allineano le torri e le guglie della città con il Castello sullo sfondo.
Una scenografia degna del miglior regista teatrale e una delle più belle “cartoline” da tenere come ricordo del nostro indimenticabile viaggio in Scozia!

Giovedì 28 agosto: EDINBURGH – LONDON – GENOVA
Il volo su London Gatwick parte alle 6,45 e ci tocca quindi una levataccia: ci alziamo alle 4,45, il taxi prenotato ieri giunge puntuale alle 5,15 e ci conduce in aeroporto dove c’è tutto il tempo per un tranquillo check-in. Due ore e mezzo di scalo a Gatwick con investimento delle sterline residue nelle immancabili cose inutili di cui ogni aeroporto del mondo è colmo, volo su Genova e allo scoccare delle 13 infilo le chiavi nel portone di casa.
Anche se la cucina scozzese non ci ha deluso… Trenette col pesto, vi sono mancato per diciassette giorni, ma sono tornato!

Curiosità 

1. Tra gli edifici ancora in buon stato del castello di Dunottar, si può visitare il Whigs vault dungeon, un sotterraneo del tutto spoglio con una sola piccola finestrella diretta sul mare aperto, in cui nel 1685 furono rinchiusi e lasciati morire 167 Covenanters, cioè i fautori dell’autonomia religiosa della Scozia. Trentadue anni prima una guarnigione di 70 soldati aveva resistito a otto mesi di assedio da parte delle armate di Cromwell per difendere gli Honours of Scotland, vale a dire le insegne del Regno: si racconta che furono portati via dal castello, la corona in grembo e lo scettro dissimulato in una rocca da filatura, dalla moglie del ministro della vicina chiesa, e poi a lungo custoditi sotto il pavimento di essa.
2. Tantallon Castle era considerato in epoca medioevale l’incarnazione della grandezza dello spirito e del paesaggio scozzese, tanto che esisteva il gioco di parole "ding doon Tantalloun" per indicare un’impresa impossibile da realizzare.
3. Nel Castello di Edinburgh esiste una curiosità, veramente unica, che a parecchi visitatori può sfuggire. Affacciandosi dagli spalti che circondano le fortificazioni superiori e dirigendo lo sguardo in basso verso i sei cannoni della batteria di Argyle, si nota, sporgendosi leggermente dal muraglione, un piccolo recinto curato a prato: si tratta del cimitero dei cani, destinato fin dal 1840 alla sepoltura dei cani degli ufficiali e di quelli tenuti dal reggimento come mascotte.
4. A Calton Hill sorge il monumento che gli Edinburghesi definiscono “Scotland’s Disgrace”. Ispirato al Partenone di Atene, doveva commemorare gli scozzesi caduti nelle guerre napoleoniche ma, iniziato nel 1822, la sua costruzione fu presto interrotta per mancanza di fondi rimanendo, fino a tutt’oggi, incompiuta. All’indignazione popolare fece seguito la rassegnazione e alla lunga i cittadini finirono per affezionarglisi anche così.
5. Concludo con alcune letture raccomandate; a Edinburgh, librerie con buone offerte si trovano in Princes Street e al St.James Shopping Centre, pochi passi a piedi da Waterloo Place.
Oltre a numerosi libri fotografici (è meglio girare un po’ prima di acquistare: sono frequenti le occasioni), consiglio un paio di libretti “intriganti” reperibili a poco prezzo in molte librerie:
- Per approfondire la conoscenza dell’etimologia dei nomi di località (a qualcuna ho già fatto cenno): “Scottish place names” di George MacKay, Ediz. Lomond Books: è una vera miniera di informazioni.
- Sul tema dei clan e dei tartans, tra le molte pubblicazioni reperibili consiglierei: “The scottish tartans”, Ediz. Johnston & Bacon, con illustrazioni di William Semple. Edito la prima volta nel 1945, è stato ripetutamente ristampato in conformità all’originale ed è un ottimo punto di riferimento.

Note dolenti

Non me ne viene in mente alcuna a parte quella già citata dei prezzi. Il fatto è che, così come accade negli Stati Uniti per il famigerato “one dollar”, in tutto il Regno Unito si trae di tasca l’“one pound” con estrema disinvoltura; sarà anche per il fatto che è una moneta piccola, più piccola della mezza sterlina e perfino dei 2 centesimi…
Anche il turista finisce per essere coinvolto in questo meccanismo mentale, così, un pound qui e un pound là, alla fine di un viaggio di sedici giorni nel portafoglio rimane ben poco: e, obiettivamente, 3 sterline per un tramezzino mediocre, 1,5 per un litro di acqua minerale in un supermarket, 3-4 per un souvenir dozzinale, dalle 3 alle 9 per l’ingresso ai castelli sono davvero prezzi eccessivi.
D’altra parte non c’è scelta, le cose scozzesi sono solo in Scozia…

11 commenti in “Failte gu Scotland! – 3
  1. Avatar commento
    Fortunato
    25/08/2004 00:36

    Ottimi consigli, in questa ma anche nella prima e seconda parte! Ne terrò conto per il mio viaggio di metà settembre, poi vi farò sapere....

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    Leandro
    24/08/2004 12:16

    Ciao Betti, innanzitutto bisognerebbe conoscere i gusti del "tuo amore", magari anche la sua età, e se sei disposta a spendere o ti basta un ricordino... Il consiglio scontato (e se gli piace) sarebbe una bottiglia di whisky, un buon single malt. In questo caso ti consiglierei una marca che non si trova in Italia, visto che in Scozia lo paghi di più che da noi. Un'altra buona idea, se è un tipo spiritoso, un gonnellino, magari da mettere poi in qualche festa tra amici. Sempre in tessuto con i colori dei tartans, una bella sciarpa. Se ama la musica celtica, qualche CD di gruppi tradizionali. Oppure qualche bel libro fotografico. Comunque, vedrai che lungo il Royal Mile di Edinburgh e la Princes Street troverai mille idee e non avrai che l'imbarazzo della scelta! Buon viaggio!

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    Betti
    24/08/2004 11:54

    A settembre andrò in vacanza-studio a Edinburgh due settimane... spero che sia una bellissima esperienza! Mi mancherà tantissimo il mio amore... mi suggerite cosa gli potrei portare di tipico e che possa piacergli?

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    Leandro
    02/08/2004 22:52

    Dormire la prima sera presso l'aeroporto? Dipende... Se arrivi dall'Italia a Edinburgh (o Glasgow, non so quale sia il tuo operativo di volo) in serata, potrebbe avere un senso. Poi dipende anche se ti fermi qualche giorno in città o vuoi partire subito per iniziare il tour... e poi come vi muovete? mezzi pubblici? auto in affitto? già prenotata dall'Italia? e l'agenzia di noleggio è in centro città o vicino all'aeroporto? Sono fattori importanti. Personalmente trovo comodo dormire presso un aeroporto solo l'ultima notte prima del rientro in Italia se il volo parte in mattinata e si deve restituire la macchina nell'aeroporto stesso. Diversamente, no. Fate un po' di valutazioni e decidete di conseguenza. Saluti!

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    rossella
    02/08/2004 22:03

    Complimenti. Il 10 agosto partirò per la Scozia da Milano, mi hai fatto nascere ancora di piu' la voglia di partire. Appena arrivati ci hanno consigliato un albergo vicino all'aereoporto, che dici può essere pratico?

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    Leandro
    16/07/2004 09:59

    Ciao Pippo, se hai richieste specifiche contattami pure sulla mia mail (icona con la busta nel riquadro "navigatore"). Tieni però conto che da domani sarò assente per qualche giorno.

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    Pippo
    16/07/2004 01:29

    Grazie, innanzi tutto per questo tuo diario di viaggio che mi sono permesso di stampare per poter leggere con calma. Siamo due coppie di amici, partiremo per la Scozia il prossimo ferraagosto, chiaramente stiamo raccogliendo più informazioni possibili, ed il tuo diario credo ci sarà di grande aiuto. Se vuoi darmi qualche ulteriore dritta, sarà sicuramente ben accetta. Saluti Filippo

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    Angela
    07/06/2004 23:19

    Ho letto, anche se ancora di volata, il tuo diario che è quasi un saggio! Credo che andrò in Scozia e forse più in là ti chiederò ancora qualche impressione. Mi è venuto in mente che saresti un viaggiatore ideale (credo) per due regioni della Francia, che ho visitato di recente: Bretagana e Normandia e poi (più recondita) la Borgogna, paese di acque, e di colivazione di vini. Non so se ci sei stato, ma se ti interessa potrei le informazioni, ed anche le sensazioni che offrono. Le maree e St. Michel, ad esempio, con cui bisogna entrare in sintonia, più che in tour turistico. Anche su Parigi, che non vedevo da parecchio raccolto una suggestione nuova. Non è l'India, o Giava, o la Birmania, o Celebes, ma le radici dell'Europa sono lì, come in Scozia, credo. Magari si può riparlarne se ti interessa. Per ora grazie del tuo articolato diario.

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    max
    07/05/2004 14:14

    Bellissimo sito e stupendo diario ! La Scozia e' bellissima e merita di visitarla. Ci sono andato nel 2001 e vorrei tornarci quanto prima

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    Carlo e Clara
    14/01/2004 08:14

    Adoriamo la Scozia! Ci siamo già andati due volte e ci torneremo il prossimo agosto. Un ottimo diario, descrizioni precise, anche di località piccole, poco note... che sono però dei gioiellini, Crail, Stonehaven, Ballater, North Berwick... Peccato che abbiate avuto poco tempo per Elgin e St.Andrews, meritano molto!

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    Brunella
    14/01/2004 08:14

    Avevo già letto (e commentato!) la prima e seconda parte. Beh, adesso siamo davvero pronti a partire... Grazie ancora a Leandro per la descrizione precisa e le tante informazioni, che ci saranno molto utili! ;-))

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