Umbria, il cuore verde d'Italia

Exploring the Natural Beauty and Historical Riches of Italy’s Green Heart

Premessa
Un bellissimo viaggio nella cultura, nell'arte e nella tradizione; tra antichi borghi medievali dove l'arte dipinge secoli di storia, panorami mozzafiato e natura incontaminata, la fede e la spiritualità di questi luoghi, natali ai Santi Francesco e Chiara, lascia il cuore a meditare la pace e la tranquillità regalando emozionanti momenti di riposo e preghiera.
Le località da noi visitate sono state nell’ordine: Città Di Castello, Spello, Collepino, Gubbio, Perugia, Città Della Pieve, Bettona, Deruta, Todi, Orvieto, Santa Maria degli Angeli, Assisi, Cascata delle Marmore, Lago di Piediluco, Spoleto, Trevi, Fonti del Clitunno, Cascia, Norcia, Castelluccio, Foligno, Cannara, Bevagna, Montefalco; per ognuna spenderemo alcune righe per capire la loro originalità e ciò che sanno offrire ai propri turisti. (Totale chilometri percorsi 1744).
 
Giugno 2013, settimana dal 10 al 17; a Verona l’estate è arrivata dopo un inverno non rigido ma piovoso, cosa anormale per la pianura padana; le scuole sono appena terminate e la nostra famiglia si appresta a vivere una settimana intensa di emozioni. Giunta l’ora si parte per la nostra destinazione una piccola regione dell’Italia centrale, dove cercheremo e vedremo i segni lasciati da due grandi Santi della nostra Italia medievale ancora oggi amati in tutto il mondo. Avete capito tutti, la regione è l’Umbria e i santi sono Francesco e Chiara.
 
Domenica 9
Di primo mattino, dopo tre ore di viaggio con la nostra auto raggiungiamo la prima cittadina umbra CITTÀ DI CASTELLO, sulla strada per Arezzo a cinquanta chilometri da Perugia.
Il tempo è leggermente nuvoloso, fa caldo ma non piove. Parcheggiamo l’auto a ridosso delle mura e a piedi ci incamminiamo nel centro storico di questa cittadina. Giungiamo poco dopo nella bellissima piazza centrale, dove si sta svolgendo una manifestazione podistica, ci mescoliamo tra la gente del posto e incuriositi apprezziamo per un po’ le gesta di questi atleti, poi il nostro sguardo cade sul Palazzo comunale e il Duomo dei Santi Florido e Amanzio, con il museo cittadino annesso. Un bel giardino all’ombra di numerose querce è da sfondo per le nostre fotografie. Poi ripartiamo ma prima ci fermiamo in un supermercato per l’acquisto di panini per il pranzo che consumeremo lungo la strada, prima di raggiungere la nostra meta, un bellissimo agriturismo che farà da base per questi sette giorni umbri. Decidiamo di non rimanere sulla E45, ma di percorrere la strada regionale che corre parallela, in modo da poter gustare appieno il territorio apprezzandone le bellezze. Il tempo va peggiorando qualche goccia inizia a cadere, ma siamo fiduciosi e vogliosi di vacanza quindi non ci scoraggiamo; la strada corre sotto di noi attraversando le località di San Maiano, Umbertide, Piccione e Pianello arrivando fino ai piedi di Assisi, paese che visiteremo a metà settimana; la vista di questo paese ci obbliga a una sosta per le foto di rito e il pranzo al sacco.
Siamo a metà pomeriggio, con pochi chilometri raggiungiamo il nostro Agriturismo posto nella pianura umbra, a metà strada tra Assisi e Spello.
L’accoglienza da parte del padrone di casa è straordinaria, semplice ma allo stesso modo molto affettuosa come ci si fosse sempre conosciuti. Ad accompagnare Aldo, questo è il nome del nostro host, c’è la nipotina Asia di soli cinque anni che ci gironzola intorno e non smette un secondo di parlare. Dopo le presentazioni di rito, carta e penna e tutti intorno al tavolo per programmare la settimana nelle cose e luoghi da visitare; dopo le spiegazioni di Aldo, dettagliate con le sue mappe a biro, abbiamo l’impressione che il nostro Gps e la nostra guida Routard, non serva, granché.
Ci portiamo nella piccola ma accogliente stanza al primo piano molto ben arredata per depositare i bagagli e alle 16.00 in punto siamo già pronti per la visita al nostro primo borgo umbro, lo splendido Spello, posto a cinque chilometri dal nostro alloggio.
SPELLO si trova pochi chilometri a nord di Foligno ed è costruito come Assisi, sui contrafforti del monte Subasio. Noto fin dall’antichità passò a comune e feudo della famiglia Baglioni nel 1389. Vecchie stradine si attorcigliano intorno ai monumenti e da ottimi punti panoramici si scorge la verde valle. Da visitare assolutamente sono la splendida Capella Baglioni, affrescata dal Pinturicchio e posta all’interno della chiesa di Santa Maria Maggiore; la pala sempre del Pinturicchio dietro l’altare maggiore a Sant’Andrea, la chiesa di San Lorenzo, e la piazza Cappuccini. Un itinerario numerato e colorato aiuta il turista.
Dopo questo bel borgo, torniamo alla nostra auto parcheggiata ai piedi del paese, e risaliamo per qualche chilometro in mezzo agli uliveti fino a giungere al minuscolo borgo di COLLEPINO, arroccato in modo circolare su una piccola altura tutto medievale e molto ben curato… credo siamo gli unici turisti presenti. Pace e serenità, qualche bella foto e poi ripartiamo alla volta del nostro agriturismo, dove consumeremo una cena fantastica, e non sarà l’unica… ne seguiranno altre sei tutte sullo stesso livello. Dopo cena, Aldo ci viene incontro nuovamente con carta e penna e ridisegna nei particolari con tempi, orari e chilometri il nostro programma dell’indomani.
 
Lunedi 10
La mattina è variabile, l’umore alto, la voglia di vedere immensa.
Dopo colazione, partiamo subito alla volta di Gubbio, una sessantina di chilometri dal nostro alloggio. La strada è piacevole, prima con l’E45 fino a Bosco, poi con strade regionali saliamo le dolci colline fino alla nostra prima meta di giornata.
GUBBIO, città posta alle pendici del monte Ingino, è dominata dal maestoso palazzo dei Consoli. Distrutta e ricostruita più volte, divenne comune libero nel dodicesimo secolo. Oggi è famosa per le sue ceramiche, le sue manifestazioni (la festa dei ceri e il palio della balestra in maggio, e l’albero di natale più grande del mondo in avvento) e perché no anche per Don Matteo la famosa fiction televisiva girata in questi luoghi per ben otto anni.
Parcheggiamo, a pagamento, in piazza dei Martiri (altro parcheggio libero vicino al teatro romano) e a piedi risaliamo l’intero paese alla scoperta di monumenti e luoghi interessanti. Precisiamo una cosa molto comune in questa regione, avendo molti paesi e cittadine arroccate sui monti, ci sono molti ascensori che, dalla cinta muraria posta in basso o dai parcheggi fuori le mura, portano i turisti alle sommità di questi paesi. Interessante da vedere qui a Gubbio sono il teatro romano, la chiesa di San Francesco, il loggiato dei tiratori (colonnato dove dall’antichità a oggi è sede del mercato), Piazza Grande con i suoi meravigliosi palazzi Consoli e Pretorio, percorrendo le strade pittoresche si trovano i palazzi del capitano del Popolo e del Bargello.
Dopo frugale pasto in quel di Gubbio, ripartiamo alla volta di PERUGIA. Arrivati e parcheggiata l'auto nel parcheggio in Piazza dei Partigiani e usando la scala mobile sbuchiamo sulla via centrale in Corso Vannucchi. Un bel sole ci accompagna per un gelato in Piazza IV Novembre circondata da monumenti prestigiosi come la Fontana Maggiore o la Cattedrale di San Lorenzo, mai terminata tanto che dalla facciata principale mancano alcune lastre di marmo. A fianco, una maestosa scalinata e una loggia completano il complesso. Anche il Palazzo dei Priori merita una nota, per la sua armonia e per il bel portale. I simboli di Perugia grifone e leone guelfo sono bene in vista su di una mensola. Girovagando qua e là per la città, alla fine di Corso Garibaldi ci imbattiamo nell' Arco Etrusco del III secolo a.C. Decidiamo di ripartire; qui altri monumenti ci sarebbero stati ma il tempo è tiranno e il cielo comincia a chiudersi un pò. Vediamo lo stadio Renato Curi dalla strada che ci porterà verso la nostra prossima metà ancora un po’ lontana il lago Trasimeno. Attraversando bellissimi panorami su strade asfaltate con fondo alquanto dissestato, il lago lo vedremo solo attraverso il finestrino dell’auto, parcheggiata sul molo a pochi metri dall’acqua per un temporale di notevole proporzione. Il cielo plumbeo e le nuvole basse coprono le colline intorno a lago lasciando un panorama molto malinconico. Nessuno nei paraggi, pressoché soli gustiamo il rumore della pioggia sui finestrini e scattiamo alcune foto caratteristiche del gioco particolare che la goccia crea al contatto con la superficie acquosa del lago. Attendiamo una buona mezz’ora per qualche schiarita del cielo ma la cosa non andrà cosi e mestamente ci riportiamo sulla strada principale direzione Città della Pieve.
A metà pomeriggio, senza pioggia ma con cielo ancora molto chiuso CITTÀ DELLA PIEVE ci accoglie. Parcheggiata l’auto fuori le mura, entriamo subito nel centro storico di questa borgo medievale che ha dato i natali al Perugino. Alcune belle chiese e qualche palazzo abbellisce questo luogo, ma sono le caratteristiche viuzze a colpire più di tutto, colori e fiori ovunque. La caratteristica forse più simpatica che questo borgo offre è il vicolo Baciadonne il più stretto d’Italia, per farvi un’idea, un maschio adulto in alcuni punti sfiora con le spalle i due muri laterali di codesta viuzza. Prendiamo fotografie e video a ricordo anche di questo e nuovamente a ritroso sulla via percorsa poco prima per tornare a cena nel nostro agriturismo.
Dopo cena Aldo, il nostro padrone di casa, intrattiene con noi e altri ospiti una piacevole conversazione su come abbiamo trascorso la giornata e i piani per il giorno seguente. Noi con carta e penna sottomano annotiamo le direttive che Aldo ci dà su luoghi, orari e la storia dei prossimi luoghi che visiteremo l’indomani.
 
Martedi 11
La notte ha leggermente rasserenato e il mattino si presenta con un pallido e timido sole che nel pomeriggio andrà a intensificarsi e alzare le temperature.
Come il solito dopo una buona colazione in compagnia della simpatica Noemi (signora tutto fare) si riparte verso la nuova tappa.
BETTONA è un villaggio medievale attraversato da incantevoli stradine, chiamato il “balcone etrusco” perché abbarbicato su un promontorio e cinto da pesanti bastioni di origine etrusca. Diverse chiese, tra qui quella di Sant’Andrea con affreschi di Giotto e un museo invitano la visita ma l’ora presto del mattino vieta questo giacché tutto ciò è chiuso. Contenti ugualmente riscendiamo al parcheggio, ammirando un corteo d’auto storiche che fa passerella lungo le stradine ondulate attorno al paesino per poi perdersi tra le colline umbre.
Una toccata e fuga in quel di TORGIANO, paesino famoso per il suo vino e olio ma niente più, infatti, proseguiamo verso DERUTA, borgo medievale inerpicato su una collina ornata di cipressi dove dominano tre campanili. Questo luogo è famoso per la sua ceramica fin dal XV secolo; un museo dedicato a ciò e tanti negozietti propongono al turista la possibilità di portare a casa manufatti di prestigio molto ben fatti. Anche noi condizionati dalla cosa, dopo aver curiosato dentro ad ogni bottega, un bel vaso finisce nel bagagliaio della nostra auto, chiaramente dopo aver fatto un bel bancomat…ne è valsa la pena, ora quel vaso fa bella mostra di se nel nostro salotto di casa. È giunta quasi l’ora del pranzo, ma prima vogliamo raggiungere un’altra destinazione non molto lontana, dove consumeremo il nostro pranzo al sacco, quindi strada facendo un bel supermarket con prodotti tipici ci darà una mano.
TODI un borgo di origine etrusca è la nostra prossima meta. Questa cittadina è caratteristica per il fatto di essere stata costruita su due colline gemelle adiacenti tra loro, in seguito colonizzata dai romani che ne riempirono il vallo creando cosi un’unica collina. Come abbiamo imparato a fare qui, parcheggiamo l’auto a pagamento presso il parcheggio di porta Orvietana e con l’ascensore ci portiamo nel paese. All’interno delle vecchie mura su un sito che in antichità era il vecchio foro romano, ora sorgono tre bellissimi palazzi, quello del Popolo con austere merlature, alla sua sinistra quello del Capitano e alla sua destra quello dei Priori con torre trapezoidale e una bellissima aquila di bronzo simbolo della città. Un buon caffè consumato al tavolino dei tanti bar della piazza ci fa gustare tutto ciò. Anche il Duomo che sorge sempre sulla stessa piazza dei tre palazzi e ne domina la stessa con un’enorme scalinata, merita una visita. Il Tempio si San Fortunato si trova invece dopo porta Marzia. Costruito a cavallo tra il 1200 e il 1500, questo edificio gigantesco è un misto di stili romani e gotici. La facciata è opera dell’architetto Lorenzo Maitani, famoso soprattutto per aver creato il duomo di Orvieto che avremo modo di vistare nel pomeriggio. Gironzolando tra le antiche stradine ricche di colori e tradizioni del luogo si ha modo di vedere anche la Chiesa di Santa Maria della Consolazione, gioiello rinascimentale di oltre 500 anni. Tornati al parcheggio, riprendiamo la nostra gita verso Orvieto. Lungo il trasferimento, incontriamo il lago artificiale di Corbara, che ci accompagnerà per qualche chilometro. Arriviamo a ORVIETO, splendida cittadina arroccata su una rupe di tufo di origine vulcanica e invidiata per la sua magnifica cattedrale. L’impazienza proprio di vedere quest’ultima ci porta a parcheggiare in uno dei parcheggi cittadini (campo della fiera a pagamento) e a tuffarci nelle vie di una città molto ben organizzata, pulita e piena di turisti. Cerchiamo subito la strada che ci possa portare al duomo.
Prima però, in Corso Cavour incontriamo la torre del Moro; quarantasette metri per risalirla con i suoi 240 gradini e ammirare la città dall’alto. Noi passiamo oltre, per non affaticarci troppo; la folla di turisti sulle vie s’ingrossa fino a spingerci quasi a sorpresa al Duomo. Sbuchiamo lateralmente a esso ma lo spettacolo ci lascia senza parola! Meraviglioso, spettacolare, grandioso, sublime immenso e tutti quegli aggettivi che ne descrivono la maestosità e la regalità. Ci sediamo di fronte ad esso, all’ombra di un cornicione, per ammirarlo e fotografarlo. Ne cogliamo ogni particolare, leggendo sulla nostra guida e sul depliant illustrativo tutto quello che la facciata con i suoi rosoni, bassorilievi e i suoi mosaici vuole esprimerci. Non entro nel dettaglio, lascio al lettore attento informarsi e capire ciò che in poche righe vorrei essere capace di trasmettere, ma vi posso garantire che è qualcosa di veramente bello. La nostra visita al monumento prosegue all’interno; seppur bello e intrigante di storia, manca dell’effetto maestoso della facciata.
Con fatica lasciamo questo posto cosi magico; a noi il duomo è molto piaciuto, ancora qualche click e poi ci mescoliamo tra la folla su via Roma in direzione del pozzo di San Patrizio che troveremo in una ventina di minuti a piedi dal duomo, nella parte bassa della città.
Il pozzo fu scavato direttamente nella terra nel 1527 su ordine di Papa Clemente VII che volle assicurare alla città di Orvieto il rifornimento di acqua anche in caso di assedio. Era l’unica cosa che mancava per farne una roccaforte imprendibile visto che la città era costruita in cima a una collina. Largo tredici metri e profondo sessanta, tinge l’acqua dalle fonti di San Zeno. È un bellissimo esempio di architettura, infatti, attorno a esso si trovano due scalinate indipendenti che non s’incontrano mai. Gli scalini sono molto larghi, questo per permettere ai muli di un tempo, di scendere con il loro conducente a prendere l’acqua. Così facendo animali e persone che scendevano non infastidivano quelli che faticosamente salivano. I finestroni, danno al pozzo luce e ossigeno; chi sale e chi scende... sembra trovarsi di fronte l’uno con l’altro. Dopo quest’affascinante escursione, torniamo all’auto per far ritorno al nostro alloggio per la cena.
 
Mercoledi 12
È il giorno dedicato a San Francesco e a Santa Chiara. Visiteremo tutti i luoghi a loro cari, sperando di rivivere nei loro passi qualche attimo della loro meravigliosa spiritualità.
La giornata inizia presto, subito dopo colazione con un bel sole e cielo azzurro, raggiungiamo la Basilica di Santa Maria degli Angeli sita ai piedi di Assisi, nella frazione omonima. Fu costruita su progetto di Galeazzo Alessi dalla seconda metà del Cinquecento. In stile barocco, questa imponente chiesa, racchiude al suo interno la Porziuncola (XIII secolo), una delle tre chiese restaurate da San Francesco, nella quale egli morì.
A lato della basilica, parte una strada mattonata (anni '90), sentiero monumentale di circa 3 km in mattoni che congiunge Santa Maria degli Angeli all'acropoli di Assisi, ricalcando il tracciato di un antico percorso. La caratteristica di questa strada è che fu realizzata con le donazioni di migliaia di fedeli che acquistarono e incisero nei mattoni i loro nomi.
Da buoni pellegrini percorriamo a piedi sotto un caldo sole tutta questa strada fino a giungere dopo circa cinquanta minuti, tutti sudati, il cuore di Assisi.
ASSISI, antico villaggio abitato dagli Umbri che all’epoca trattenevano rapporti commerciali con gli etruschi, ma che solo dal periodo romano trovò un suo sviluppo urbanistico e monumentale. Durante i secoli conobbe invasioni barbariche e domini di vario genere fino a essere oggi un grazioso borgo famoso comunque soprattutto per le gesta dei suoi due cittadini più illustri Chiara e Francesco. La nostra visita inizia ovviamente dalla Basilica di San Francesco luogo che dal 1230 conserva e custodisce le spoglie mortali del santo. In stile Gotico e divisa in superiore e inferiore la basilica è qualcosa di veramente bello. Non entro nei dettagli della sua costruzione, ma posso dire che la parte inferiore è molto carismatica e importante, infatti, vi si trovano bellissimi affreschi sui transetti e sulla volta del Cimabue e Giotto solo per citare i due forse più famosi. Scendendo nella cripta  terminata nel 1230 quando vi fu trasferito il corpo del santo deposto in un sarcofago sotto l'altare maggiore dov'è tuttora conservato, troviamo un’atmosfera particolare, in rigoroso silenzio i pellegrini s’inginocchiano e pregano davanti alle reliquie del patrono d’Italia.
Ai quattro angoli della cripta, sono stati sistemati i corpi dei beati frati Angelo, Leone, Masseo e Rufino e, lungo la scala che dalla basilica conduce alla cripta, il corpo della beata Jacopa dei Settesoli nobildonna romana moglie di Graziano Frangipane.
La basilica superiore è adibita alle funzioni liturgiche di carattere ufficiale, come testimonia la presenza del trono papale nell'abside. Presenta una facciata semplice a "capanna". La parte alta è decorata con un rosone centrale, con posto ai lati i simboli degli evangelisti in rilievo. La parte bassa è arricchita dal maestoso portale strombato. Sul lato sinistro della facciata la Loggia delle benedizioni dalla quale, in epoca passata, si mostrava il Velo santo della Madonna. Sullo stesso lato, è stato innalzato il campanile. Il terremoto del 26 settembre 1997 causò profonde lesioni alla basilica superiore, con il crollo della volta in due e ingenti danni al timpano sud del transetto: 130 metri quadrati di affreschi medievali, attribuiti a un giovane Giotto furono ridotti in frammenti. La basilica rimase chiusa per due anni per i lavori di restauro.
Molta emozione ha destato in noi questa basilica, ci sono stati attimi di forte impatto emotivo e di preghiera, bellissimi gli affreschi di Giotto, Cimabue e altri artisti della loro scuola. Consiglio. Cercate di fare questa visita sule ore prime del mattino, o sul tardi pomeriggio in modo da poter “gustare” tutto ciò che offre trovando anche tempo per la riflessione e preghiera, in altri orari la ressa di pellegrini e turisti è veramente impressionante.
La visita di Asissi prosegue nel caos e il vociare dei tanti turisti italiani e non, per le vie del borgo antico fino alla piazza del comune. Qui, consumeremo un piccolo pranzo a base di ottima gastronomia locale e poi su a piedi verso la Rocca Maggiore, fortezza del XIV secolo, dominante tutta Assisi e la campagna umbra.
Riscendendo per la stessa via, ci concediamo un meritato riposo all’ombra della Cattedrale di San Rufino, ammirandone la maestosa facciata e i ricchi ricami che l’adorna. Verso le 15.00 saremo davanti alla vicina Chiesa di Santa Chiara, in attesa di poter entrare e visitarne il luogo. Questa basilica è stata costruita sul modello di quella di San Francesco e un enorme arco rampante ad angolo retto ne è la sua caratteristica. All’interno affreschi della scuola di Giotto. Nella cripta, la tomba della santa e suoi diversi oggetti personali. Ci sono anche alcune reliquie di San Francesco e in particolare, nella cappella laterale, il crocefisso per mezzo del quale Dio parlò al santo.
Terminata, questa visita torniamo nuovamente alla basilica del santo per poi ridiscendere lungo la via mattonata fino alla Basilica di Santa Maria degli Angeli dalla quale siamo partiti nella mattinata. Il caldo è opprimente, e la fresca Basilica ci accoglie e ci dona attimi di refrigerio. Al suo interno come già detto la famosa Porzuncola. Terminata questa visita, riprendiamo l’auto per risalire la dolce strada a tornanti che ci riporta su ad Assisi e di lì a poco svolteremo per raggiungere il Santuario di San Damiano, luogo molto caro a San Francesco dove lo stesso udì la voce di Dio attraverso il crocefisso, ora esposto qui solo in copia poiché l’originale si trova ad Assisi nella basilica di Santa Chiara. Finiremo la nostra giornata assisana, visitando il tranquillo Eremo delle carceri, a soli quattro chilometri da Assisi, immerso in una fitta vegetazione, aggrappato a 800 metri di altezza sul monte Sabasio. Qui il santo era solito venire per meditare e pregare nella più assoluta umiltà insieme ai suoi confratelli. Il riposo avveniva nelle celle (carcere) scavate nella roccia. È tardo pomeriggio, dopo aver visitato e camminato lungo i sentieri che circondano questi luoghi e sui quali sicuramente il santo camminò, ci riportiamo a Limiti di Spello per una bella doccia, un’ottima cena e una bella serata in compagnia degli altri ospiti del nostro agriturismo.
 
Giovedi 13
È il giorno dedicato alla CASCATA DELLE MARMORE ma non solo. Anche oggi il cielo è terso e il sole invita alla gita. Subito dopo colazione ci mettiamo in viaggio verso la nostra prima meta che raggiungeremo verso metà mattina. Ora siamo nella provincia Ternana, e per raggiungere le cascate passiamo anche dove fu girato il film “La Vita è bella”. Il campo di concentramento nel film è in realtà una vecchia fabbrica dismessa nei pressi di Terni (Papigno) che fu riadattata come lager per le riprese.
La cascata fornisce l’acqua per la produzione di energia elettrica. Infatti, non è un dono della natura ma un frutto dell’ingegno dell’uomo che già in epoca romana creò quest’opera. Nei secoli successivi ci furono altri interventi e oggi si presenta con tre salti per un’altezza complessiva di ben 165 metri nei quali vi scorre l’acqua del fiume Velino e quelle del lago di Piediluco. Due ingressi a pagamento sono posti all’altezza dei due belvedere. Dal belvedere inferiore si ricevono gli spruzzi della cascata, mentre da quello superiore, raggiungibile con un sentiero in salita, si può godere una vista diversa spaziando anche sulla valle sottostante. Da non perdere assolutamente è il tunnel degli innamorati, a metà strada tra i due belvedere; da qui si può stare dietro la cascata a soli 50 cm da essa in assoluta sicurezza e apprezzarne tutta la maestosità e forza. Obbligatorio un impermeabile, altrimenti il bagno è assicurato (anche con quello a dire il vero!).
Ricordiamo che l’apertura dell’acqua è comandata a orari e dipende dalla stagione; prima di visitare il sito prendere informazioni sullo stesso, per essere sicuri di riuscire a vedere la cascata nella sua massima efficienza. Il pranzo sarà consumato al ristorante posto all’uscita/entrata del belvedere superiore. Dopo il pranzo scendiamo nuovamente a ritroso, il bellissimo sentiero percorso nell’andata per ritornare al parcheggio e dirigerci verso la nostra prossima tappa, il lago di Piediluco. Pochi minuti d’auto, e il lago incastrato tra dolci colline di un azzurro turchese regala una bella foto, poi un gelato all’ombra di una bella pianta, la brezza lacustre, il rumore dell’acqua accarezzata dal vento ci regala momenti di riposo. Quasi, quasi ci prende voglia di dormire un po’, ma non si può, la strada per il rientro è ancora lunga ma abbiamo buona parte di pomeriggio davanti a noi per fermarci e visitare anche la bellissima cittadina di SPOLETO.
Giungiamo a Spoleto verso le 16.30. Fa caldo più degli altri giorni e non c’è aria. Tre millenni di storia regalano a questa città testimonianza storica e culturale. Parcheggiata l’auto a pagamento al parcheggio alla Rocca, risaliamo la lunghissima scala mobile, per arrivare al punto più alto della città e da li iniziare la nostra visita. Questa città ha da offrire parecchi monumenti ma noi vi segnaliamo solo quello che abbiamo visto lasciando a voi la possibilità di scoprire il resto. Iniziamo con una bella vista della città dall’alto della Rocca Albornoziana o da piazza della Signoria, per poi vedere le chiese di San Ponziano e San Domenico (quest’ultima conosciuta ai più per il suo reliquario, contente secondo tradizione un chiodo della crocifissione di Cristo). Passando da Piazza della Libertà, si può arrivare all’antico Spoletum, teatro risalente ai primi anni dell’impero romano, utilizzato ora per il festival dei Due Mondi. L’Arco di Druso, (23 d.C) invece, segnava l’ingresso al foro, mentre la Casa Romana appartenuta forse alla madre dell’imperatore Vespasiano offre mosaici per intenditori la Piazza Campello con la sua bellissima fontana del Mascherone rinfresca i suoi avventori  e il Ponte delle Torri, un grandioso acquedotto del XIV secolo lungo 230 m e largo 80 permette di arrivare a piedi al Monteluco e alla chiesa di San Pietro. La giornata termina qui, affaticati, ma felici rientriamo a Limiti di Spello al nostro alloggio per una bella doccia risanatrice e un’ottima cena a base di prodotti tipici umbri. Un bel dopo cena con Aldo per programmare l’ennesima nuova giornata di visite e una bella dormita fino all’indomani.
 
Venerdi 14
Ennesima giornata serena e di gran sole. Sarà una giornata molto lunga e intensa poiché le località da visitare non sono molto vicine tra loro e sarà anche il nostro penultimo giorno in terra umbra da vivere appieno. Dopo la colazione, si parte alla volta della nostra prima metà di giornata la cittadina di TREVI. Situata su di un’altura a 412 metri in mezzo agli ulivi, domina tutta la valle umbra. Qui arriviamo di primo mattino e ci godiamo il labirinto di viuzze, la piazza comunale con il suo bel palazzo e la poca gente che girà per strada. Dopo un buon caffè si ridiscende verso la statale per giungere poco dopo presso le Fonti di Clitunno, sulla strada vecchia fra Trevi e Spoleto. Sebbene il posto sia in prossimità della trafficata strada quest’oasi di verde, è molto particolare e sa regalare grandi momenti di riposo. Queste fonti furono citate sin dall’antichità in epoca romana dal famoso scrittore Plinio il giovane, e dopo da Virgilio e Lord Bayron. Veduto anche questo posto ci attende CASCIA, famosa per la santa di nome Rita.
Siccome la giornata è molto bella e il caldo inizia a farsi sentire, decidiamo di giungere a Cascia utilizzando una strada alternativa che ci permetta di godere panorami diversi e fuori portata. Decidiamo cosi di lasciare la mitica cartina fatta a penna dal buon Aldo, e affidarci ciecamente al nostro Gps Silvia escludendo dalla mappa, autostrade e strade principali. Bella scelta non c’e che dire… Lasciata la statale nei pressi di Eggi, ci addentriamo sulla Sp20/ss685 direzione Rocchetta per circa sessanta chilometri, dove incontreremo pochissimo traffico nelle quasi due ore di strada (credo che avremmo aumentato il tempo di circa il doppio). Dopo Borgo Cerreto, la strada comincia a stringere e a salire seguendo il profilo di ben due colline fino a spianare sulla sommità di una di esse. Giunti sulla sommità il paesaggio è superbo, la strada asfaltata diventa pressappoco una lasagna che taglia in due bellissimi prati di fiori molto colorati, non si ode rumore se non il vento che muove l’erba alta e i fiori. Ci domandiamo se il nostro Gps ci stia tradendo…non pensavamo di finire persi in questa solitudine. Ci fidiamo e proseguiamo oltre, anche perché non possiamo fare diversamente. Un’auto che incrociamo, in direzione opposta la nostra, ci fa ben sperare ma non abbiamo il coraggio di fermarci e chiedere indicazioni. La strada stretta continua valicando e risalendo ancora un po’ fino a giungere in località Rocchetta, un manipolo di casupole sulla strada… fin qui si è arrivati, ora avanti ancora per qualche chilometro fino alla località Giappiedi. Di qui svolteremo a sinistra e inizieremo la nostra discesa che ci porterà ai piedi del paese di Santa Rita. Parcheggiata l’auto nel grande parcheggio che dà l’accesso alla Basilica, risaliamo con gli ascensori la piccola sommità, dove sorge la Basilica di epoca fascista. A dire il vero, almeno esternamente la chiesa non sembra molto imponente, le sobrie linee tradiscono l’epoca di costruzione e la vista non è esaltata dalla stretta strada e dalla poca piazzetta adiacente. Ci sono molti turisti, infatti, questo luogo raccoglie quasi due milioni di fedeli ogni anno. Ci apprestiamo a entrare, non prima di qualche foto esterna rovinata dal parcheggio di un’auto comunale proprio a ridosso dell’entrata. L’interno è molto più bello. Decorato con affreschi molto originali degli anni 50 del secolo scorso, un bell’altare art decò, il santuario raccoglie il corpo di Santa Rita e il miracolo eucaristico, cioè le pagine di un libro di preghiere macchiato col sangue che nel 1330 sarebbe sgorgato da un’ostia consacrata. Vicino al Santuario si trova il monastero, dove Rita visse, ricevette le Stigmate e mori nel 1547. Sebbene nessuno di noi sia devoto a questa Santa, questo luogo trasuda emozioni e lascia un po’ a riflettere su tutto questo.
Consumeremo un buon panino, un gelato e una birra fresca in un bar molto piccolo prima di scendere al parcheggio.
Ora trascorreremo un pomeriggio nei dintorni di Cascia suoi Monti Sibillini, presso le località di Norcia e Casteluccio. NORCIA, paese di San Benedetto (patrono d’Europa) famoso per la sua gastronomia; sono di queste parti il tartufo nero, i salumi e le lenticchie. A Norcia nella piazza principale si trovano la Basilica del Santo (molto bella) la statua e il palazzo comunale. Tutto intorno troviamo una miriade di viuzze inondate di colori e profumi dei salumi e del tartufo…verrebbe voglia di mangiare a qualsiasi ora! Ci concediamo un bel gelato seduti ai tavolini di un caffè come merenda e poi di nuovo su verso CASTELLUCCIO E IL PIANO GRANDE. Trenta chilometri di strada, dopo Norcia ci portano in questo magnifico posto del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Percorrendo la strada che sale sopra la vallata, la vegetazione si fa più rada e bassa, assomigliando sempre più ai luoghi della nostra provenienza, dove già siamo abituati a una montagna di questo genere. La sorpresa è tanta quando giungiamo sul punto massimo prima della discesa. Auto parcheggiate per foto e video. Davanti a noi si apre un meraviglioso anfiteatro naturale circondato da montagne spesso innevate; il Piano Grande. Di origine carsica, offre un paesaggio insolito, che può evocare il Tibet, le Ande e il Grande Nord. Da fine maggio a metà giugno si copre di magnifici colori: papaveri, margherite, giacinti fiordalisi. La cosiddetta FIORITA un tappeto fiorito che richiama molti turisti…e noi siamo tra questi. Scendiamo lungo la fiorita, nella striscia d’asfalto che taglia la vallata e in fondo ad essa, appollaiato su una collina a 1542 m d’altezza che domina la pianura, il villaggio di CASTELLUCCIO,. Giungiamo al paesello, e parcheggiata l’auto, ci attorcigliamo su per le stradine strette tra piccoli negozi di souvenir, di salumi e di lenticchie. Non potevamo non riempirci le tasche di qualcosa e cosi scegliamo le famose lenticchie e i “cojoni di mulo”, un derivato da carne di suina; un salame locale vendibile sempre in coppia!
Lasceremo questo meraviglioso posto nel tardo pomeriggio per far ritorno al nostro agriturismo, cercando stavolta la strada più breve e toccando i paesi di Serravalle, Biselli, Cerreto di Spoleto, Sellano, Caserole, Foligno e Limiti di Spello, sede del nostro alloggio che raggiungeremo solo verso le ore 19, giusti in tempo per un’ottima cena e un insolito dopocena. Aldo ci fornisce indicazioni precisissime per giungere e parcheggiare nella vicina FOLIGNO, dove nella serata ci sarà la sfilata in costume medievale della giostra della Quintana. La Giostra della Quintana è un torneo cavalleresco. Generalmente "la sfida" si tiene di sabato in giugno, con un'edizione notturna, e "la rivincita" di domenica in settembre con un'edizione pomeridiana.
Alle 20.30 circa saremo in quel di Foligno mescolati ai locali per assistere a una bellissima sfilata di figuranti, cavalieri, sbandieratori, Madame e Messeri tutti rigorosamente in stile medievale. Palazzo Trinci in Piazza della Repubblica è la meta finale del corteo che si snoda tra le vie cittadine tra due ali di folla invasata e osannate ognuna per il proprio rione.
Verso le ore 23.00 ritorno a Limiti di Spello con un po’ di rammarico per non poter vedere il torneo che si svolgerà solo l’Indomani pomeriggio.
 
Sabato 15
Ultimo giorno di permanenza in terra Umbra. Dopo la solita gustosa colazione, ci salutiamo e congediamo dai nostri meravigliosi titolari dell'agriturismo. Prima di ripartire definitivamente alla volta di Verona, Aldo vuole accompagnarci a visitare le bellezze segrete del suo paese CANNARA. Prima tappa una salumeria di sua fiducia, dove faremo riserva di molte buone specialità locali e umbre.
Subito dopo Aldo, che in paese è considerato un personaggio di rilievo, visto le sue molte attività nelle varie associazioni del territorio, ci porta a visitare il vero “tugurio” di San Francesco, situato proprio a ridosso della parrocchiale di Cannara. Quando, appena dopo, entreremo per visitare la chiesa, un mondo di storia e aneddoti sarà svelato da Aldo e un suo amico. All’interno della chiesa capolavori del Perugino e della sua scuola, oltre a manufatti di antico splendore.
Dopo questa visita salutiamo con infinito grazie l’amico di Aldo e ci congediamo anche da lui con un sentito e forte abbraccio che ci ripaga della sua gentilezza e ospitalità.
Imbocchiamo cosi le stradine di campagna che ci portano fuori Cannara per un paio di chilometri fino a incrociare la statale, dove l'Edicola di Pian d'Arca dedicata a San Francesco, meta di un noto pellegrinaggio della zona, ci farà fermare per l’ultima sosta. Questo luogo, secondo gli abitanti di Cannara, sarebbe il vero punto dove San Francesco predicò agli uccelli.
Dopo aver chiesto la benedizione del Santo per il nostro viaggio di ritorno, ci apprestiamo a visitare gli ultimi due paesi di BEVAGNA e MONTEFALCO.
Bevagna si trova a otto chilometri a sud di Foligno e conserva tuttora grandi opere, sebbene nei secoli abbia subito saccheggi da parte dei Goti dei Longobardi, dei Trinci di Foligno e dei Baglioni di Perugia. La chiesa di San Domenico, quella di San Michele e quella di San Silvestro sono state i siti visitati in questo paese e ognuna di esse è preziosa per una propria caratteristica architettonica.
Montefalco, invece è detto Balcone dell’Umbria o Monte dei Falchi, essendo esso costruito su una collina immersa nel verde tra ulivi e vigneti. Essendo stato sempre posto lontano alla via Flaminia, non ha avuto influssi culturali di un certo livello, ma ha tratto beneficio in ambito territoriale di essere soggetto di molti dipinti e testimonianze del Perugino piuttosto che del Melanzio ne hanno lasciato traccia.
E con questa visita termina anche la nostra mattinata; una bella foto suggella quest’ultima parte del nostro viaggio.
Verona ci aspetta. La strada del ritorno sarà lunga quasi 430 chilometri e cinque ore d’auto. Lasciamo pian piano la terra umbra, ripercorrendo in parte le strade che in questa settimana ci hanno accompagnato, discutendo tra noi delle cose chi più ci sono piaciute, di quello che abbiamo visto e di quello che forse potevamo vedere o visitare se avessimo avuto più giorni a disposizione. Ripercorriamo con la mente tutta la nostra bellissima settimana, fino a quando l’autostrada nei pressi di Cesena ci inghiottirà e velocemente macinerà gli ultimi 230 chilometri che ci porteranno in un’afosa Verona.
 
É con piacere che vogliamo ricordare e ringraziare l’Agriturismo Torre Quadrana, 
(Via Limiti 39. Tel. 074272611), nelle persone di Aldo e Stefania per la loro correttezza, disponibilità e ottima cucina, la loro nipotina Asia e la simpatica Noemi, la nostra Guida Routard, il Gps Silvia e tutti coloro che con pazienza leggeranno questo diario.
 
Elia, Barbara e Micaela, Verona

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