Amsterdam 35 anni dopo… affascinante e magica come in passato

Il grande piacere di tornare dopo tanto tempo in una città che si è tanto amato

Diceva Amsty: “Di ponti Myria ne troverà tanti e tutti uguali a 35 anni fa!”, ovviamente è così, ponti e canali centrali di cui avevo un nitido ricordo sono gli stessi, però l’Amsterdam malinconica e un po’ spenta dei miei ricordi si è trasformata in una vivace, giovane e dinamica città. Poi ci sono le interessanti zone nuove nei bacini portuali orientali e nelle isole dove si scopre l’architettura moderna, l’Amsterdam del futuro. E’ una città indubbiamente spettacolare e questa volta ne ho approfondito la conoscenza.
Siamo a maggio, il mese per eccellenza dedicato ai viaggi, e inevitabilmente l’ho trovata zeppa di turisti: camminare per il Damrak e le vie centrali era avanzare in processione, l’affollamento dei musei portava ad una fruizione difficoltosa delle opere esposte più celebri, nei canali storici era un via vai incessante di battelli battellini battelloni con conseguenti “ingorghi”. Le auto che circolano sono pochissime, per fortuna, sappiamo tutti che in Olanda il mezzo di trasporto privilegiato, rispondente ad uno stile di vita nel pieno rispetto ambientale è la bici e ad Amsterdam tutti, ma proprio tutti se ne servono. Sfrecciano veloci, i pedoni devono tener gli occhi ben aperti e non distrarsi! Era mia intenzione noleggiare un pedalò, ma visto il traffico sui canali non mi è parsa cosa saggia, altrettanto per il mezzo a due ruote, troppe persone in giro… per cui alla fine abbiamo deciso di affidarci alle nostre gambe, a mio avviso la soluzione migliore per scoprire i segreti, i dettagli di questa splendida città. Scegliendo percorsi un po’ defilati ed orari strategici siamo riusciti a godercela pienamente.Martedì 7 maggio
Partenza! Si fa per dire perché l’inizio del viaggio è poco promettente… Biglietti acquistati da mesi presso la Lufthansa (356 euro a/r per 2 persone). Il volo Bologna – Monaco operato da Air Dolomiti è in ritardo, parte alle 14:15, non alle previste 13:15 per cui inevitabilmente perdiamo il secondo, Monaco – Amsterdam e ci tocca attendere quasi 2 ore all’aeroporto. Temevo di perdere la coincidenza e così è stato!
Conclusione, atterriamo a Schiphol (Amsterdam) alle 18:30.
Il ritiro del bagaglio richiede altri 20 minuti. Ora vorremmo acquistare i biglietti per il treno che conduce alla Centraal Station presso il distributore automatico, ma al momento cruciale N. ha non si ricorda il numero del PIN richiesto, per cui dobbiamo desistere e recarci alla biglietteria. In ogni caso, sia per il pagamento tramite carte di credito sia tramite operatore viene applicato un sovrapprezzo. Il biglietto di seconda classe viene a costare 8,40 per 2 persone. Conviene pagare in monete… avendole con sé.
Arriviamo in circa 15 minuti in città.
La prima cosa che mi colpisce è il numero incredibile di biciclette parcheggiate ovunque o in circolazione.
I caratteristici tram passano veloci scampanellando. Siamo un momento frastornati, poi mi oriento e, individuato il Damrak, non ho più esitazioni. Non ho bisogno di consultare la pianta, me la sono studiata alla perfezione e il percorso da compiere per raggiungere la Pension De Laurier è semplice. Il lungo viale, sul quale prospettano hotel, fast food e negozi vari di souvenir è animatissimo. Si arriva all’ampia piazza Dam in vista del maestoso Palazzo Reale, capannelli di curiosi attorniano diversi originali artisti di strada, ma noi dobbiamo arrivare a destinazione quindi, a malincuore, non estraggo la macchina fotografica.
Ora siamo ai canali, scenografici come li ricordavo. Singel, Herengracht, Keizersgracht… il quarto è il nostro, il Prinsengracht! A destra domina il bel campanile della Westerkerk. Ci troviamo nel Jordaan, un quartiere che mi impressiona subito positivamente suscitandomi simpatia per la tranquillità che si respira.
Scoccano otto rintocchi quando giungiamo alla meta, la Pension De Laurier.
http://www.pensiondelaurier.nl/
Ci accoglie il sorridente Julian, figlio dei proprietari, che ci mostra la camera: piccolina ma gradevole, pulita, arredata in maniera semplice, essenziale, ma con gusto. Mini frigor, Tv satellitare, computer con free Internet, bollitore per il the e l’occorrente per preparare la colazione. Il bagno ha una doccia spaziosa, con tenda. La camera è al pian terreno, con due ampie finestre fornite di veneziane, dà sulla strada, è tipicamente olandese quindi; mi piace fare questa esperienza, mi fa entrare nell’atmosfera locale.
Ho scovato questa sistemazione consultando TA: le recensioni relative sono molto positive, il rapporto qualità/prezzo è decisamente ottimo. Se qualcuno volesse prenotare alla De Laurier consideri che si tratta di una ed una sola camera, quindi trovarla disponibile è come vincere ad una lotteria! Prenotando con molto anticipo io ci sono riuscita e ne sono soddisfatta.
Facciamo un salto al vicino supermarket aperto fino alle 22: Albert Heijn, una catena diffusissima in Amsterdam, dove compriamo qualcosa per la colazione. E’ tardi, non abbiamo voglia di affrontare l’esplorazione dei menu locali per cui decidiamo di entrare in una pizzeria raccomandata, La Festa. Molto buona e ben cotta la grande pizza alle verdure. 30 euro per 2 pizze e 2 birre.
Prometto… non lo faremo più, da domani solo ed esclusivamente cucina dutch.

Mercoledì 8 maggio
Sveglia alle 7. Ho voluto iniziare la visita di Amsterdam dall’attrazione che ritengo più importante, il Museo Van Gogh. Acquistando on line i biglietti ho dunque prenotato per oggi, alle ore 9:00. Il prezzo è di 15 euro. Il tempo è buono, una camminata di 2 chilometri è sferzante ad inizio giornata così prima dell’orario di apertura siamo già al Museo e abbiamo fatto bene. Ci sono quattro code differenti, una è riservata ai possessori di e-ticket che hanno la precedenza. Allo scoccare delle 9 siamo tra i primi ad entrare e questo ci permette, almeno per la prima ora, di soffermarci a lungo davanti alle opere che più ci entusiasmano. Inaspettatamente non c’è il divieto di fotografare; non mi par vero di poter rubare le immagini dei capolavori preferiti, primo fra tutti il dipinto che più amo “Campo di grano con volo di corvi” che mi affascina particolarmente per i colori violenti e la drammaticità sprigionata. Poiché sia N. che io siamo appassionati della pittura di Van Gogh, impieghiamo ben 3 ore, ottimamente spese, all’interno del Museo. Prima di uscire, al Museum shop ci concediamo alcuni acquisti.
Nelle vicinanze si trova il Vondelpark, esteso polmone verde, un’oasi bellissima con laghetti, prati curati, aiuole fiorite, sentieri e ponticelli… non sembra nemmeno di essere in città. Come si sta bene seduti sull’erba in pieno relax a godersi il tiepido sole!
Ma s’impone una sosta breve, è giunto il momento di immergerci nel cuore di questa intrigante città. Passiamo davanti al Rijksmuseum, meta certa di uno dei prossimi giorni, scendiamo lungo la Neuwe Spiegelstraat, ricca di negozi d’arte e di antiquariato, raggiungiamo l’antica Munttoren, torre della Zecca, che un tempo faceva parte di una porta difensiva. Qua troviamo una filiale della Royal Delft Experience che espone porcellane finissime dipinte a mano secondo l’antica tradizione, purtroppo inavvicinabili per i prezzi elevati.
Ci dirigiamo verso la vicina Rembrandtplein, una delle piazze fulcro della vita notturna di Amsterdam. Che dire? Mi aspettavo un luogo molto più animato, invece la piazza a quest’ora pomeridiana ha un aspetto pacato. Evidentemente è di sera che i caffè e i club si affollano. Bella la statua dedicata al pittore, altrettanto apprezzabile il gruppo scultoreo in bronzo: ventidue figure che rappresentano i personaggi della celebre “Ronda di notte”.
Canali e ponti sono, comunque, le caratteristiche salienti di Amsterdam. Come si può rimanere indifferenti davanti a panorami così fotogenici come quello offerto dall’incontro dell’Herengracht con il grazioso Reguliersgracht, uno dei più pittoreschi?
Procedendo lentamente lungo il romantico Reguliersgracht notiamo alcune tipiche "case danzanti", cioè case alte e strette, storte, sbilenche, che non si capisce come facciano a reggersi...
Al numero 34 si erge un elegante palazzo con un frontone adorno di un’aquila perché il primo proprietario si chiamava Arent van den Bergh (arend = aquila in olandese).
Passo dopo passo arriviamo alla riva del fiume Amstel per ammirare il suggestivo, mobile Magere Brug in legno bianco, il Ponte Magro, che si ritiene uno dei più fotografati di A’dam. Pensate che viene ancora azionato a mano. Di fronte, accanto all'Hermitage, un altro ponte levatoio. Non lo nascondo, ho un debole per questi ponti! Anche se l'ambientazione è differente, il secondo mi ricorda il Ponte di Langlois dipinto da Van Gogh...
Il vicino Blauwbrug è molto diverso, sontuoso, l'unico di Amsterdam decorato con statue, arricchito con alti lampioni sormontati dalla corona imperiale. E' fuori dubbio che preferisco i bianchi ponti in legno.
Raggiungiamo ora la graziosa piazza-slargo antistante il Museum het Rembrandthuis, dove il Pittore visse e lavorò.
E' piacevole girare senza meta lungo viuzze silenziose ed alberate che fiancheggiano piccoli canali secondari, si respira una bella atmosfera... Cammina cammina, sbuchiamo a Nieuwmarkt dove si trova la caratteristica Waag (pesa pubblica) con tante torri da sembrare un castello. Siamo nel cuore della Chinatown di Amsterdam. Ci addentriamo nel piccolo vicolo di Zeedijk, uno dei più antichi e in passato malfamato. Oggi si passeggia tranquillamente tra caffè e ristorantini che offrono cucina asiatica. Si avverte nell'aria un intenso profumo particolare, molto piacevole...
Ci imbattiamo nel Santuario di Guan Yin, il primo tempio buddhista in stile imperiale cinese d'Europa. Merita una breve visita.
A questo punto le mie gambe cominciano a protestare, è da stamattina alle 8 che sono in movimento! Decidiamo di prendere la via di "casa" dopo aver scattato almeno una foto alla vicina chiesa gotica di Oude Kerk, la più antica e a mio avviso la più bella della città. Ci torneremo.
Breve, meritatissimo riposino nel nostro rifugio rilassante, poi usciamo per la cena. Ho adocchiato un localino simpatico, anche se un po' kitsch, in Prinsengracht, a pochi passi dalla Westerkerk. Davanti al Bistro Bij Ons invitano ad entrare un manichino-olandesina in abito tradizionale accanto ad una mucca… con zoccoli! Niente da fare, il posto è piccolo e al completo, accettano solo su prenotazione. La scena si ripete in un altro locale. Optiamo, infine, per il ristorante Oud Holland in Nieuwezijds Voorburgwal 105, di cui qualcuno, non ricordo chi, mi ha parlato bene.
Stamppot, piatto tradizionale olandese a base di patate schiacciate con vari tipi di verdure, in genere crauti o cavoli, accompagnate da carne stufata, come in questo caso, o salsicce affumicate. Ottima birra aromatica Wieckse Witte. Prezzi buoni. Siamo stati mediamente soddisfatti. Mentre ceniamo si scatena uno scroscio violento, ma quando usciamo già spiove e il cielo ci offre lo spettacolo di tenui nubi rosate...
Facciamo quattro passi fino al Magna Plaza, imponente e sfarzoso edificio ottocentesco, un tempo sede della Posta Centrale, ora diventato un esclusivo megacentro commerciale.
Per oggi basta così. Prima di coricarmi controllo le previsioni del tempo per domani: SERENO o POCO NUVOLOSO! Evvai, Keukenhof sarà!
Mentre sono in dormiveglia mi giunge il suono possente dei rintocchi delle campane della Westerkerk... immagino che anche Anne Frank, che abitava a pochi isolati dal Lauriergracht, sentisse quotidianamente questo suono. Mi emoziono profondamente.

Giovedì 9 maggio
C’è il soleee, Si va a Keukenhof!
Ho acquistato on line il combi-ticket, conveniente perché il prezzo di 27,50 euro (18,50 per gli over 65) include il viaggio per Schiphol (bus 197), quello per Keukenhof (bus 858, in partenza da Schiphol) e naturalmente il ritorno ad A’dam, più l’entrata al parco.
Oggi è festa in Olanda, per cui prevedendo una folla di visitatori, ci mettiamo in cammino di buon’ora.
In breve tempo arriviamo a Leidseplein, saliamo a volo sul bus numero 197 che in mezz’ora ci porta all’aeroporto di Schiphol. Cambio di bus. Riusciamo a guadagnarci il primo Keukenhof-express che, dopo 35 minuti, ci scarica davanti all’entrata del parco. Siamo a Lisse, tra Amsterdam e L’Aja. Sono le 10:20 quando mettiamo piede nel parco. Le mie aspettative sono grandi! Ho letto che è il più grande del mondo, oltre 32 ettari di campi coperti di fiori, 7 milioni di tulipani, narcisi, giacinti… Quest’anno è aperto dal 21 marzo al 20 maggio, dalle 8:00 alle 19:30. Ci accoglie il suono metallico di un caratteristico organo da fiera.
Poi…inizia questa sorprendente esperienza. E’ il trionfo della primavera, un godimento indescrivibile per gli occhi, un’emozione tanto intensa quanto lo sono i colori che la natura ci regala. Il paradiso non può essere più bello! Per gli appassionati di fotografia è una vera e propria sfida, che accetto volentieri.
La visita al parco delle meraviglie richiede per lo meno quattro ore. Dopo questa scorpacciata di fiori stupendi lasciamo Keukenhof che nel frattempo si è riempito all’inverosimile.
Senza lunghe attese riprendiamo i bus e alle 16:30 ci ritroviamo in Leidseplein. Ci incamminiamo per la Leidsestraat, il traffico è intenso: pedoni bici tram… si procede lentamente. Quattro passi lungo l’Herengracht, ammirando i palazzi dell’Ansa Dorata testimonianza del Secolo d’Oro, poi arriviamo al Singel, guarda caso al Bloemenmarkt, lungo e vivace mercato dei fiori. Oggi è giornata! Profusione di fiori di ogni tipo a prezzi buoni. Non resistiamo alla tentazione e acquistiamo bulbi bulbi bulbi, anche perché in aereo non possiamo portare altro. Lungo il Singel si affacciano anche invitanti negozi dedicati alla vendita di formaggio.
Più avanti attira la mia attenzione l’insegna di un minuscolo negozio, angusto ma famoso. Vleminckx è molto conosciuto fin dal 1887, per le sue “frites” che pare siano straordinarie. Non le ho assaggiate, ma la coda di persone in attesa mi convince che la fama sia meritata.
Sbuchiamo nello Spui, animatissima piazza fiancheggiata da librerie e caffè, nel centro della quale risalta una curiosa statua raffigurante un monello, “Lieverdje” (tesoruccio).
Facciamo un salto a casa prima di cena: il cielo terso e i colori nitidi fanno apparire il Prinsengracht, con il campanile della Westerkerk sullo sfondo, più romantico che mai.
Alle 19:30 siamo in fila davanti al ristorante Haesje Claes in Spruistraat 273 e ci restiamo per ben quaranta minuti prima di meritarci un mini-tavolo.
Le recensioni lette su TA sono molto positive. E’ considerato tra i cento migliori ristoranti di Amsterdam, ne consegue che è affollatissimo, pur avendo ben 280 posti distribuiti in varie salette. Senza prenotazione occorre una lunga attesa. L'ambiente è accurato, elegantino, arredato con stile, con dipinti e piatti decorati alle pareti. Il personale, numeroso, è efficientissimo.
Vi do il link perché il ristorante è consigliabile: http://www.haesjeclaes.nl/
Stamppott tradizionale per N., spezzatino di manzo con purè, cavoli rossi e una ciotola di mele cotte (non ho capito l'abbinamento) per me, le immancabili patatine fritte croccanti, leggere e deliziose, una porzione di apple pie con vaniglia, due birre biologiche, una media e una piccola, al prezzo di 45 euro. Ci torneremo perché siamo rimasti soddisfatti sia della qualità che della quantità delle pietanze.
Quando usciamo si stanno accendendo le prime luci... il cielo è sereno, non c'è vento, è una serata abbastanza mite, l'ideale per piazzare il cavalletto sui ponti e scattare, scattare, scattare per fermare nelle immagini la magia che offre Amsterdam col buio. Se di giorno la città è affascinante, di notte è superlativa.
Con impresse negli occhi le suggestive cascate di luci nell’acqua mi addormento contenta.

Venerdì 10 maggio
La mattinata odierna sarà dedicata all’arte e alla storia olandese. Tocca insomma al Rijksmuseum, il più importante dei Paesi Bassi, gran parte del quale è rimasto chiuso per anni a causa di opere di rinnovo ed è stato riaperto completamente al pubblico a metà aprile.
Come d’abitudine ci troviamo davanti al maestoso edificio prima dell’orario di apertura (ore 9) coi nostri e-ticket da 15 euro in mano. La coda è già lunghissima, ma noi abbiamo i biglietti! Scopro poco dopo con enorme disappunto che, contrariamente al Museo Van Gogh, qua non è data la precedenza ai possessori dei tickets acquistati on line quindi… coda senza speranza. Mentre N. tiene il posto nel serpentone che avanza molto lentamente, io ne approfitto per ammirare e fotografare questo splendido palazzo che come la Centraal Station, progettata dallo stesso architetto Pierre Cuypers, è un misto di neogotico e stile rinascimentale olandese. Ne ho tutto il tempo. Conviene comunque acquistare i biglietti on line perché almeno si risparmia l’attesa alla biglietteria e si accede direttamente alle sale, dopo aver depositato gli zaini in guardaroba.
Il Museo è grandioso, vi sono circa 5000 dipinti, i più importanti sono quelli dei maestri olandesi e fiamminghi. C’è tanta gente e, naturalmente, è affollatissima al secondo piano la Galleria d’Onore dove sono esposte le opere di Rembrandt, Vermeer, Steen. E’ permesso scattare foto. Apprezzo particolarmente “La lattaia” di Vermeer, che riesco a fotografare dopo aver sgomitato per arrivare in prima fila.
All’uscita ci attende un’altra lunga coda ad andatura di lumaca per ritirare gli zainetti al guardaroba. Quando un po’ sfatti ci ritroviamo all’aperto tira un vento gelido, ma non voglio perdermi la classica foto al logo “I Amsterdam” con lettere alte più di 2 metri, che è stato allestito nell’ampio giardino alle spalle dell’edificio.
Decidiamo di dedicare il pomeriggio ad una conoscenza più approfondita del quartiere Jordaan quindi torniamo sui nostri passi lungo il Prinsengracht.
Al numero 312 troviamo una piacevole sorpresa: dalla facciata affrescata il Maestro Van Gogh allunga amichevolmente una mano in segno di saluto, tra soggetti che prediligeva come la campagna, i fiori, i cipressi. Abiterei volentieri in questa casa.
In una piazzetta alberata, all'angolo tra Prinsengracht e Elandsgracht, mi incuriosisce un gruppo scultoreo che rappresenta Johnny Jordaan, pseudonimo di un musicista degli anni '50, molto popolare ad Amsterdam.
Ma il Jordaan ci attende... ho voglia di gironzolare per le viuzze di questo quartiere tranquillo, dal carattere provinciale e gioviale, dove si respira un'atmosfera di altri tempi che lo rende tipico. Una volta era abitato da operai, ora si sta un po' imborghesendo, ma è ancora speciale. I vicoli, sui quali si affacciano negozietti e caffè accattivanti, sono molto animati. Vagando senza meta si scoprono delle formelle interessanti... una per tutte, quella simpatica del ‘grasso maiale bianco’ sopra la macelleria-gastronomia in 2e Goudsbloemdwarsstraat 26 (il nome della via è inaffrontabile!).
Il quartiere ha un aspetto festoso: suppongo che le scarpe appese in alto che penzolano da una corda tesa da un lato all'altro della via siano probabilmente una dimostrazione gioiosa per la Festa della Regina, celebrata il 30 aprile. Ho visto altrove qualcosa del genere. Un negozietto espone in vetrina diverse foto della regina Beatrice, amata dalla gente.
Gira e rigira arriviamo in Lindengracht dove al numero 92 si trova l'hofje più antico della città, un cortile circondato da case della carità per anziani e vedove. Ora l'edificio ospita una casa di accoglienza per bambini e non è visitabile. Mi sembra un luogo tetro, davvero triste, inadatto per bambini!
Ci spostiamo sempre più a nord ed infine raggiungiamo il vivace Brouwersgracht, canale dei birrai. E' tra i più affascinanti della città, a mio parere. I palazzi prospettano le vie alberate e le numerosissime house-boats, alcune delle quali sono decorate in maniera creativa, altre sembrano addirittura dei ‘giardini galleggianti’.
Risaliamo il Brouwersgracht per tutta la sua lunghezza fino al Singel, il primo dei canali centrali. A questo punto un'aringa affumicata al chiosco ‘Stubbe Haring’ no, ma una birretta al caffè Kobalt ci sta.
Anche in Haarlemmerstraat noto addobbi per la Festa della Regina: una grande corona dorata pende dall’alto, sorretta da ghirlande arancioni.
Ho letto che al di là della linea ferroviaria si trova un quartiere molto interessante cioè quello delle Isole Occidentali. N. ne farebbe volentieri a meno, ma io non mi tiro mai indietro quando si tratta di esplorare zone sconosciute. Chilometro più, chilometro meno… Il problema è che non è facile raggiungere queste piccole isole nascoste dalla ferrovia. Sbagliamo strada, torniamo indietro, ma alla fine ci riusciamo!
Di turisti nemmeno l’ombra, siamo i soli visitatori. Pittoreschi piccoli ponti levatoi bianchi collegano Prinseneiland e Realeneiland, le due isole più significative. In particolare è delizioso il Ponte delle Tre Aringhe. Risaltano gli antichi magazzini dalle numerose, ampie persiane caratteristiche rosse o nere, che affiancano le stradine deserte. Attivissimi al tempo dei commerci del Seicento, ora sono ristrutturati e adibiti ad abitazioni.
Sulla via del ritorno, ci incamminiamo verso il Prinsengracht sostando ogni tanto per fotografare alcuni soggetti attraenti. Una qualità che è propria degli olandesi, una caratteristica che apprezzo, è la cura del dettaglio: ci tengono a dare un’immagine ordinata e gentile delle loro case per cui mettono in vista sui ripiani accanto alle finestre vasi di fiori, statuette, disposti con gusto.
Ad un passo dalla casa di Anne Frank, dal lato opposto del canale, fa bella mostra di sé in vetrina una mucca pezzata tra forme arancioni: il piccolo “Cheese Museum” espone e vende formaggi dutch di ogni qualità.
Cena al caratteristico ristorante" 'Het Zwaantje" in Berenstraat 12. http://www.zwaantje.demon.nl/Restaurant.html
Il locale è piccolo, ha una capienza di 60 coperti, è sempre pieno. Le pareti e il soffitto sono zeppi di biglietti da visita, locandine, oggetti più disparati, l'insieme è accogliente e gradevole. Questa volta mi sono ricordata di prenotare un tavolo, qua è di rigore. Un particolare curioso: sui tavoli sono stesi tappeti al posto delle tovaglie. Originalità. Mi sono fidata anche in questo caso delle positive recensioni di TA. Confermo l'ottima qualità dei piatti proposti: pollo in casseruola di terracotta, 2 baby sogliole, verdura in abbondanza, una montagna di patatine croccanti, 1 dame blanche, gelato alla vaniglia servito con cioccolata calda... afrodisiaco, 2 birre Amstel alla spina. 39 euro in tutto, molto bene!
La giornata davvero intensa termina qua. Piove...

Sabato 11 maggio
Per la prima volta non mi sveglia la luce che filtra attraverso le veneziane. Cielo cupo, vento, pioggia ad intermittenza, contrattempi per chi vuole girare, ma prevedibili, d’altronde. Non siamo in Grecia! Oggi vorremmo completare la visita di alcune zone centrali della città poi dedicarci all’architettura moderna e innovativa di Amsterdam, che si può osservare nei bacini portuali e nelle isole orientali.
Partiamo. Kalverstraat è una delle strade pedonali dello shopping e del passeggio, ma stamattina a causa del brutto tempo è poco frequentata, sonnacchiosa. Attira la mia attenzione la Petrus en Pauluskerk, cattolica, soprannominata Papagaai per il pappagallo chissà perché scolpito alla sinistra della porta.
Più avanti svoltiamo nella stretta Begijnestraat ed entriamo in quell’oasi di pace che ricordo come un luogo fiabesco: il Begijnhof. Non è mutato nel tempo… stessa atmosfera da sogno, SILENZIO surreale. Le beghine erano donne nubili o vedove che un tempo si dedicavano ad opere umanitarie. La giornata uggiosa aggiunge una nota di tristezza al complesso. Usciamo da un’anonima porta che si affaccia sullo Spui, percorriamo la Spuistraat e sbuchiamo ai piedi della statua equestre che rappresenta la regina Wilhelmina, all’incrocio tra Rokin e Grimburgwal.
Sono numerosi gli scorci caratteristici che si colgono nel cuore del centro medievale. Un vicolo pittoresco, un ristorantino invogliante… peccato non sia l’ora giusta! Scopro che esplorare A’dam è piacevole sempre e comunque, con ogni tipo di tempo. Anzi, il grigiore del cielo rende il paesaggio se possibile ancora più affascinante, indubbiamente più romantico. Adoro una piccola, raffinata coppia di danzatori in bronzo posizionata su una house-boat, che risalta su uno sfondo ampiamente scenografico: edifici alti e stretti della tipica architettura rinascimentale olandese prospettano sul fiume Amstel. Bello anche lo scorcio dall’Amstel sulla Zuiderkerk, la “chiesa meridionale” ora sconsacrata, con il bianco campanile storto di un metro. La fotografo, sotto l’ombrello, anche da un’altra prospettiva, dal Kloveniersburgwal.
Il tempo è impietoso. Risalendo questo canale arriviamo a Nieuwmarkt. Oggi è giornata di mercato… bagnato. E ci ritroviamo nella Chinatown di A’dam, un mondo a sé, un quartiere antico ricco di colori e sapori. Uno scatto ad immortalare una statua che raffigura una coppia di amanti, che si trova dietro Nieuwmarkt, all’inizio del Gelderskade alberato, poi ci incamminiamo per l’acciottolato Zeedijk che percorriamo tutto, spingendoci sempre più a nord. Alla fine del vicolo sorge ancora un’antica casa completamente in legno.
Dalla casa in legno del Seicento all’edificio supermoderno della Centrale Biibliotheek, ubicata su un’isola ad est della Centraal Station… il salto è grande. La ‘torre del sapere’ distribuita su nove piani è stata inaugurata nel 2007 ed è una struttura eccellente. In ogni piano si trovano numerose postazioni Internet e aree con il wi-fi gratuito. All’ultimo piano c’è un self-service, dove ci fermiamo per una breve sosta, ammirando lo strepitoso panorama sulla città e sul vicino NEMO, il più grande centro scientifico dei Paesi Bassi.
NEMO, originale, strano edificio progettato dal famoso architetto genovese Renzo Piano, concepito come l’inverso del tunnel sottostante che porta ad IJ. Esteticamente non mi esalta, pare la sagoma di una nave verde che affonda. Attendiamo sul ponte di collegamento che viene alzato proprio davanti ai nostri occhi per il transito di un’imbarcazione, poi ci sediamo su una panchina posizionata sotto l’enorme, impressionante prua. E’ divertente guardare in alto, il ‘gigante’ che ci sovrasta.
Riprendiamo il cammino per fermarci poco dopo ad ammirare diverse imbarcazioni d’epoca. Siamo nelle vicinanze del grandioso Scheepvaart Museum (storia della Marina) davanti al quale è ormeggiata una nave da fiaba: la riproduzione a grandezza naturale della Amsterdam appartenente un tempo alla Compagnia Olandese delle Indie Orientali, una delle più grandi della flotta. Fronteggia il Museo un altro edificio particolare: l’ARCAM, centro d’architettura, nel quale vengono allestite varie mostre illustrative sulla città. Ci allontaniamo dall’arteria di grande traffico e, per spostarci sempre più ad est, scegliamo una tranquilla stradina parallela che ci riserba alcune gradevoli sorprese. Ingressi delle case in stile anglosassone, fini decorazioni sulle porte, una coppia di curiosi cagnolini che sbirciano da una finestra al pianterreno, una bicicletta allegra, abbellita con fiori variopinti… Ogni particolare mi fa pensare che si tratti di un quartiere accogliente e piacevole, si chiama Plantage.
Dopo aver percorso tutta la lunga Hoogte Kadijk avvistiamo, a sinistra, un mulino a vento perfettamente conservato, il De Gooyer, oggi dimora privata. Invidiaaa! Accanto sorge un birrificio biologico, il Brouweij’T IJ. La nostra meta, l’isola di Java, è ancora piuttosto lontana, ho un cedimento, vorrei optare per il tram numero 10 che transita proprio in questo momento davanti ai miei occhi, ma N. non è dell’idea. Ha ragione, però: solo girando a piedi è possibile scoprire scorci particolari, conoscere a fondo una città e coglierne i ‘segreti’, come d’altronde abbiamo fatto finora. E poi il cielo è diventato turchino. In conclusione: gambe in spalla!
Costeggiamo il canale Nieuwe Vaart popolatissimo di house-boats accurate e ingentilite con fiori e variopinte farfalle appese alle pareti.
Ma l’interesse principale d’ora in avanti è riservato agli edifici, esempi di architettura residenziale di avanguardia. Siamo arrivati nella zona degli ‘eastern docklands’, gli storici bacini portuali orientali un tempo attivissimi per cantieri navali e magazzini, poi lasciata andare in rovina. Recentemente sono stati attuati modernissimi progetti di espansione residenziale. Volete dare un’occhiata al futuro di Amsterdam? Qua si possono conoscere le nuove espressioni dell’architettura olandese, in piacevole contrasto con il centro della città.
Apprezzo molto un palazzo tutto-vetri, con un volo di rondini dipinto al centro, lo trovo esteticamente bello, ma non posso dire altrettanto del gigante color argento soprannominato 'la balena' che è pur sempre un caseggiato alveare, nonostante la stravaganza della costruzione.
Anche i ponti sono opere inconsuete: appaiono sinuosi, metallici e dinamici, di colore rosso.
Un ultimo sforzo, un ultimo ponte e arriviamo al ‘capolinea’ cioè ad Java-eiland che in effetti è una penisola perché da un lato è unita a K.N.S.M eiland e da tre è bagnata dal IJ lake.
Qualche notizia. Nel 1980 artisti e senzacasa occuparono molti edifici nell’area che, in seguito, nel 1990 fu trasformata in unità residenziali. Tutti le case preesistenti vennero abbattute. Vari architetti lavorarono per realizzare un centro abitativo moderno, parchi, piste ciclabili e ponti pedonali che collegano le piccole isole che formano Java.
Guy Rombouts e Monica Droste si sbizzarrirono a creare i nove ‘Fool Bridges’, i ponti pazzi sui quattro canali dell’isola.
La visita è molto interessante. Iniziamo da Azartplein dove è stata realizzata una vasta fontana abbellita da gruppi statuari moderni. Poi ci incamminiamo per la Java-kade alla ricerca dei ‘ponti pazzi’. Peccato che il cielo ci giochi un brutto scherzo. Incomincia a piovere nuovamente e tira vento, è impossibile tenere l’ombrello aperto. Com’è variabile il tempo da queste parti! Java è lunga solo un chilometro, la percorriamo avanti, indietro, in mezzo per non perderci nemmeno un ponticello. Sono stravaganti, graziosissimi, mi sembra di essere ad un parco-giochi. Lungo alcuni canali le case sono addirittura sbilenche, inclinate…una versione moderna di quelle rinascimentali del centro. Che contrasto di stili!
Per il ritorno finalmente utilizziamo il tram numero 10, è impensabile rifare tutti quei chilometri a piedi.
Biglietto singolo, validità un’ora: 2,80 euro. E’ il primo che prendiamo. Logicamente chi pensa di servirsi di più mezzi di trasporto non ha convenienza ad acquistare il single ticket. E’ consigliabile il pass a corse illimitate per 1/2/3… giorni.
Chiedo informazioni all’autista riguardo alla fermata dove dovremo scendere, scambiamo quattro chiacchiere e mi rendo conto che si tratta di una persona affabile e gentile. Ci andiamo a sedere circa alla metà del tram. Scorre davanti ai miei occhi un’Amsterdam che non conosco, poi comincio ad orientarmi e quando vedo la mole del Rijksmuseum il gioco è fatto. Ad un tratto accade un fatto che mi lascia senza parole. Ad una fermata, credendoci un po’ in difficoltà, l’autista lascia il suo posto, si alza e viene a cercarci nella vettura affollata per comunicarci che dovremo scendere alla prossima. Gli olandesi sono fatti così.
Appena giunti nel nostro ‘rifugio’ mi butto sul letto. Un riposino è sacrosanto. A cena torniamo nel vicino ristorante dove ci siamo trovati bene ieri sera: Het Zwaantje. Raccomandabilissimo.
Riprende a piovere abbastanza intensamente, niente foto notturne. Speriamo in domani sera, l’ultima ad A’dam!

Domenica 12 maggio
Meta della giornata odierna: il villaggio tradizionale di Zaanse Schans, situato nella campagna a circa 15 chilometri a nord di Amsterdam. Lo visitai 35 anni fa e desidero tornarci perché me lo ricordo come un luogo fiabesco, magico. O oggi o mai più… domani si torna in Italia! Il tempo è variabile, incerto. Un pallido sole mi concede una foto alla dimora della Regina, una volta sontuosa stadhuis (municipio) ed al maestoso edificio dai mattoni rossi della Centraal Station, somigliante al Rijksmuseum per le forme architettoniche.
Prendiamo un treno diretto ad Alkmaar e scendiamo alla minuscola stazione di Koog Zandijk, dopo circa 20 minuti di viaggio. Costo del biglietto di andata e ritorno: 5,80 euro. All’esterno della stazioncina una bella macromappa presenta la zona e un distributore automatico ci allunga ‘gentilmente’ la stessa cartina, logicamente in formato ridotto. Thank you.
Le strade del paesino sono deserte, regna il silenzio. Mi colpiscono l’aspetto accurato delle villette, i dettagli garbati, i bei giardini verdeggianti e ordinati. Alcuni scorci bucolici sono da fotografare assolutamente. Oggi ho intenzione di fare una scorpacciata di mulini: ecco il primo ancora in attività. Da non credersi… nell’aria si diffonde un profumo intenso e forte di cioccolato proveniente da una vicina fabbrica, un puro godimento per l’olfatto. Un secondo mulino… e ancora ci accompagna l’aroma inebriante di cioccolato. Speriamo non cambi il vento! Giungiamo al fiume Zaan, in vista dei sei mulini a vento di Zaanse Schans e il panorama si fa entusiasmante. Dal lungo ponte scattiamo foto sia alle casette di Oud Zaandijk, sulla sinistra, sia a quelle pittoresche del villaggio, la nostra meta, che occhieggiano di fronte. Oltrepassato il ponte avvertiamo il suono metallico che segnala la chiusura: transita un battello turistico.
Siamo arrivati a Zaanse Schans, tradizionale ‘Dutch village’ da sogno. L’ingresso a questo eccezionale museo all’aperto è gratuito, mentre l’accesso ai mulini e allo Zaans Museum è a pagamento. Il paesaggio è idilliaco, da cartolina: fiume, canali, mulini, deliziose casette in legno verde, ponticelli, giardini, animali al pascolo sui prati. L’atmosfera autentica che mi aveva incantata tanti anni fa si è persa, purtroppo, ora si nota un’impronta turistica e i diversi negozi di souvenir ne sono la prova. Rimane, comunque, un luogo pittoresco, un godimento per gli appassionati di fotografia. E’ interessante la visita al caseificio De Catherinahoeve, dove si produce e vende formaggio di ottima qualità, alla fabbrica di zoccoli variopinti e il percorso che costeggia il fiume, lungo il quale si incontrano i 6 mulini tuttora funzionanti. Ciascun mulino è destinato ad una sola attività: il mulino che vende pigmenti, quello delle spezie, la segheria, l’oleificio, la tintoria. Visti da vicino sono imponenti. Dedichiamo diverse ore a girare all’interno del parco, che a mio avviso è incantevole. Poi Il vento diventa gelido, cade una pioggerella fine e insistente per cui ci allontaniamo. Una foto alla gelateria ambulante e folcloristica di un connazionale è d’obbligo… peccato sia troppo freddo per comprarsi un cono!
Rientriamo ad A’dam a pomeriggio inoltrato. Ormai ci rimane poco tempo a disposizione, ma sono soddisfatta della visita effettuata perché abbiamo girato la città in lungo e in largo.
Ci manca solo… una passeggiata nel famoso Red Light District. Questo è il momento. La Oude Kerk è bellissima, è la costruzione più antica di Amsterdam, ubicata in un contesto scenografico, tra pittoreschi canali. Per me ha dell’incredibile il fatto che a pochi passi dalla chiesa si trovino le lavoratrici del Quartiere. Oggi è domenica e ferve l’attività anche se è pomeriggio, come dimostrano le numerosissime lucine rosse accese. Un giro è d’obbligo tra coffee shop, siti piccanti e innumerevoli ‘vetrine’. Passiamo anche da Trompettersteeg, un vicolo medievale, affollato, largo solo 1 metro. Notiamo un gruppetto di turisti: a turno entrano in una ‘casa’ per non farsi mancare questo particolare souvenir. Non ho parole.
Andiamo oltre e acquistiamo alcune belle piastrelle da collezione in un fornitissimo negozio del Rokin.
Ho prenotato un tavolo per ‘l’ultima cena’ nell’accogliente Haesje Claes, dove siamo già stati sere fa.
Confermo che questo ristorante è da provare.
Alle 21:40 vengono accese le luci; questa è la sera giusta. Risaliamo l’Herengracht fino ad incontrare il simpatico ‘canale dei birrai’. Lo spettacolo fantasmagorico offerto dalla notte ha inizio.
I canali di Amsterdam regalano forti emozioni, quando si fa buio. Silenzio, pochi passanti… le luci danzano nell’acqua, vibrano in mille riflessi argentei e dorati creando un’atmosfera romantica, quasi irreale. Un vero incanto.

Lunedì 13 maggio
Last day, l’ultimo temuto giorno è arrivato. Abbiamo, però, ancora un po’ di tempo a disposizione perché il volo che ci attende è pomeridiano. Preparati i bagagli, usciamo e per prima cosa ci rechiamo alla Westerkerk, davanti alla quale siamo transitati diverse volte ma, proprio perché vicina a ‘casa’ non ci siamo mai fermati. La torre campanaria, alta 85 m, è sormontata dalla corona imperiale azzurra e dallo stemma della Città. L’interno della chiesa protestante è molto ampio e austero, ma non mi dice granchè.
Trovo notevole il seicentesco organo, davvero maestoso. Rembrandt, morto in miseria in una strada accanto, fu sepolto qua dentro in una tomba per indigenti. Non può mancare una foto alla statua di Anne Frank posta accanto alla Westerkerk.
Lungo la Rozengracht mi strappa un sorriso una bici ad uso familiare che testimonia l’ingegno e la creatività degli olandesi. Complimenti, portare a spasso tre bimbi in un colpo solo non è cosa da poco!
Un negozietto originale e divertente merita una breve sosta: si vendono solo statuette di mucche di ogni colore e dimensione.
Ora si va a salutare i canali classici, a cercare Casa Bartolotti sull’Herengracht, uno degli esempi più eclatanti dell’architettura rinascimentale olandese, elegante dimora progettata dal famoso De Keyser, come altre chiese ed edifici della città. Poi ci diamo alla caccia alle formelle murarie antiche cercando di capirne il significato. Ho letto che queste placche in pietra o scolpite spesso davano indicazioni sul mestiere dei proprietari. Dunque… in questa casa abitava un calzolaio? Qua un pescatore? E qui, un allevatore?
Una curiosità: vi interessa la casa con la facciata più stretta di A’dam? Si trova al n.7 del Singel, è larga poco più di un metro; in realtà si tratta del retro di una casa di normali dimensioni.
Singel 38: Poezenboat, barcone dei gatti. Ho voluto arrivare fino all’inizio del canale proprio per visitare questa imbarcazione su cui vivono decine di gatti accuditi da una Fondazione. Trovo chiuso, nemmeno un flebile miaooo. Peccato.
Ed ora? Abbiamo ancora del tempo tutto per noi. Dato che ha fatto capolino il sole, perché non tornare al Vondelpark a rilassarci prima della partenza? Detto e messo in pratica.
Quest’oasi di pace è quanto ci vuole prima di affrontare il trambusto del viaggio. Mentre vado in perlustrazione lungo la sponda del laghetto per ritrovare la famiglia di paperelle con la quale ho fatto amicizia il primo giorno, avvisto un airone cenerino, credo di non sbagliare a definirlo tale, fermo sulla sponda opposta del piccolo lago.
Livrea grigia con grandi ali orlate di nero, becco lungo e giallino, una macchia scura sul collo e una sulla nuca, si muove lentamente, ogni tanto si ferma e resta immobile anche per qualche minuto poi immerge con rapidità la testa in acqua e si pappa qualche pesciolino. Lo spio a distanza in ogni suo movimento.
Ad un tratto si alza in volo mostrando un’ampia apertura alare e plana ad una distanza di 10 metri dal mio punto di osservazione. Corro a chiamare N. che ha la fortuna di avvistare un secondo esemplare, con alcune caratteristiche diverse nella livrea.
Tulipani bianchi gialli rossi rosa fucsia ondeggiano al debole vento che si è alzato e si specchiano nelle acque del lago riportandomi all’intensità dei colori di Keukenhof.
E’ ai variopinti fiori che penso nel tragitto verso la stazione, ma non solo. La mia mente è affollata da flash: canali, ponti, dimore rinascimentali, formelle, davanzali fioriti, biciclette, i corvi di Van Gogh, la birra aromatica biologica alla spina, lo Stamppotten, le croccanti patatine fritte, i rintocchi delle campane della Westerkerk, i fiori di Keukenhof, i mulini a vento, l’aroma afrodisiaco di cioccolato a Zaanse Schans, i ‘fool bridges’… i volti sorridenti, cordiali, disponibili degli abitanti. Porterò tutto questo con me.
Un proverbio della cultura popolare italiana recita: “Non c’è due senza tre”. Bisognerà che mi dia una mossa, non posso lasciar passare altri 35 anni per rivedere questa ammaliante, romantica, straordinaria Amsterdam...

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