Orissa e Calcutta

Da una regione non ancora fagocitata dal turismo al caos di una delle maggiori metropoli

Dopo il fantastico viaggio in Kashmir e Ladahk dove appunto abbiamo conosciuto ed apprezzato i servizi dell’agenzia di Rashid decidiamo intorno a settembre che è giunto il momento per continuare e dirigerci verso nuove destinazioni. La scelta ricade sull’Orissa regione particolarmente ricca di storia e molto interessante dal punto di vista etnografico e naturalistico, non troppo frequentata dal turismo, per poi concludere il viaggio nella Città della gioia e gennaio è un periodo ottimale anche dal punto di vista climatico.
Comincio ad informarmi sulle tariffe aeree, Lufthansa appare subito essere la migliore anche in base a quello che sarà l’itinerario ed al tempo stesso inizio a scambiare e mail con Rashid richiedendo preventivo e programma, c’incontriamo al GTT di Rimini, lui mi avrebbe fatto arrivare direttamente ad Hyderabad,anche perché forse risparmiavo qualcosa sui voli internazionali, ma io ed Ivana gli facciamo presente che preferiamo passare da New Delhi per vedere ancora la città e quello che ancora ci manca da vedere e per salutare Yasin ed eventualmente passare una giornata con lui, anche perché poi ripartiamo da Calcutta e non ripassiamo più di lì. La richiesta viene accolta ovviamente c’è d’aggiungere un volo interno, Rashid insiste per farci visitare Hyderabad, anche se già l’abbiamo visitata, ma molto frettolosamente in un altro precedente viaggio, non organizzato da lui.
Compro i biglietti Lufthansa direttamente alla biglietteria in aeroporto a Firenze circa due mesi prima a 870,50, mi sembrano tanti ma parlando all’agenzia dove mi ero rivolto altre volte per la biglietteria, mi dicono che ad un prezzo simile non avrebbero potuto trovarli, sono stato particolarmente fortunato! Quindi Firenze/Monaco/Delhi e al ritorno Calcutta/Francoforte/Firenze.
Segue un periodo di studio e conoscenza della regione che andremo a visitare, non vediamo l’ora di partire.9 gennaio 2008 Firenze – Monaco – New Delhi
Il volo si svolge regolarmente partiamo da Firenze alle 17,30 per fortuna non ci sono ritardi la coincidenza a Monaco è di poco più di un’ora, il volo è quindi notturno,si riesce pure a dormire quel poco che basta arriviamo in orario alle 7,15.

10 gennaio New Delhi
Yasin ci viene a prendere lo rivediamo volentieri, il suo italiano è notevolmente migliorato, ci conduce subito in albergo per una necessaria rinfrescata. Siamo nella frazione periferica di Gurgaon, ci vuole quasi un’ora per arrivare. Capiamo poi che non è stato possibile trovare una camera a Delhi per il contemporaneo salone dell’auto ed il lancio e presentazione mondiale della nuova mini car Tata “Nano”. Arrivati in albergo facciamo colazione discutiamo del più o del meno con Yasin, chiediamo notizie di suo padre Rashid, ci risponde che se n’è andato in Kashmir a rilassarsi. Restiamo d’accordo per ritrovarsi alle 12,30. Yasin ci affida all’autista. Ci vuole un’altra ora per tornare verso la città, il traffico è caotico interminabili file di auto, pullman sgangherati, tuk tuk e moto che si insinuano in ogni spazio libero, ma loro sono abituati e sembrano non farci troppa attenzione.
Visitiamo il Red Fort che ci mancava dalla volta precedente. Il perimetro delle mura esterne supera i due Km. E’ una struttura imponente l’altezza delle mura supera in certi punti i 30 mt. Fu costruito fra il 1638 e il 1648 dall’allora imperatore moghul Shah Jahan. Ci avviamo verso l’entrata già fuori nel cortile prospiciente vi è una numerosa folla di turisti, europei, asiatici ed anche locali. Dobbiamo passare sotto un metal detector con file distinte per uomini e donne, questo per eventuali ispezioni. Solo quando siamo dentro dopo aver percorso un camminamento coperto ci rendiamo conto di non aver fatto il biglietto, del resto non avevo visto nessuna biglietteria pensavo di trovarla all’interno, né tanto meno ci è stato chiesto quando siamo entrati, ormai tornare indietro sarebbe un’inutile perdita di tempo, alla fine troviamo il modo più semplice: entrare dall’uscita con estrema nonchalance. Visitiamo i padiglioni interni, molto ben conservati, fra cui una sala delle udienze con un maestoso trono di marmo, dobbiamo però eludere dalla visita quei padiglioni dove controllano i biglietti ma sono pochi.
Una volta usciti torniamo verso il bazar dove ci sta attendendo l’autista. Facciamo un breve giro con il ciclorisciò nelle strette vie della città vecchia, come avevamo fatto due anni prima è sempre un’esperienza emozionante. Tralasciamo però di salire alla Moschea,ovviamente già vista ed andiamo all’osservatorio Jantar Mantar, restiamo ancora un po’ a giro nel tardo pomeriggio torniamo all’albergo, ceniamo molto bene poi usciamo per fare due passi verso il vicino centro commerciale ma è già chiuso, ci fermiamo in un bar per mangiare una fetta di torta.

11 gennaio New Delhi- Hyderabad
Al mattino alle 10 ci viene a prendere Yasin, ci conduce a visitare il Memorial House di Indira Gandhi. E’ un edificio dove sono raccolte foto e riproduzioni di articoli di giornali su la sua vita, in una teca è conservato ancora il sari insanguinato che indossava quando è stata assassinata .Vi è molta gente e numerosi gruppi di indiani che si recano quasi in pellegrinaggio in questo locale. Non c’è molto altro da fare anche perché il tempo non è molto percorriamo i larghi viali alberati della zona nuova della capitale, torniamo in albergo, Yasin ci deve lasciare deve tornare in ufficio che è lì vicino, ha tante cose da fare, anche perché suo padre è andato in vacanza e deve fare tutto lui.
Visitiamo il vicino centro commerciale, mi compro un pacchetto di tre magliette che mi torneranno utili durante il viaggio, poi prendiamo un sandwich e mi concedo un perfetto caffè espresso unico ed irripetibile in tutto il resto del viaggio. Yasin torna a prenderci per condurci all’aeroporto il volo per Hyderabad è in orario arriviamo che sono ormai le 21 siamo attesi all’uscita, posiamo le valigie e ceniamo al buffet dell’albergo.

12 gennaio Hyderabad
La guida ci viene a prendere puntuale e ci conduce subito a visitare il Forte di Golconda. E’ una delle più belle ed imponenti fortezze di tutta l’India costruita nel XVI- XVII secolo dal sultano Qutab Shah. Si trova su una collina alta 120 mt circondata da bastioni merlati, le imponenti porte presentano grandi punte di ferro che erano state poste per evitare che fossero abbattute dagli elefanti. usati come arieti. Nel primo cortile interno si trova un locale dove con un caratteristico effetto sonoro è possibile far udire un semplice battito di mani fino in cima alla collina. Lungo il percorso che porta verso la cima vi sono numerosi locali che erano adibiti a stalle, armerie e caserme. In uno dei primi si trova un enorme blocco di bronzo del peso di circa 200kg, solo coloro che erano in grado di spostarlo potevano entrare a far parte della guardia reale.
Tutta la visita richiede quasi due ore, incontriamo pure vari gruppi di scolaresche in visita. Dalla cima è possibile osservare il panorama della città sottostante. Scendiamo e ci dirigiamo a visitare le tombe dei Qutab Shah i sei re che si sono succeduti durante il periodo in cui la città era capitale dello Stato. Ogni re ha la sua, la struttura architettonica comunque è abbastanza simile per ognuna di esse. Sono all’interno di un elegante giardino, tutto sommato abbastanza curato anche se con un parametro del tutto indiano. Mi ha molto colpito però il fatto che ognuno dei numerosi lampioni è alimentato con un impianto fotovoltaico.
All’ora di pranzo ci facciamo consigliare dalla guida un posto dove poter mangiare qualcosa. Ci conduce in una specie di self service posto sulle riva del fiume, molto frequentato dalla gioventù locale pranziamo prendendo solo una zuppa.
A seguire andiamo al Salar Jung National Museum dove sono esposte numerose opere d’artisti sia indiani che europei dipinti, statue, ceramiche vecchie armature, in una sala è conservata all’interno di una teca di vetro una pregevole opera scultorea la Rebecca velata dell’italiano Giovanni Maria Benzoni.
Continuiamo il nostro giro arrivando al bazar e al Chaminar. Il nome significa quattro torri ed è in pratica un imponente arco di trionfo alto 56 metri fatto erigere nel 1591 per commemorare il termine di una terribile epidemia di peste. Tutto intorno vi è un animatissimo bazar, con negozi bancarelle che vendono di tutto, il traffico intorno è semplicemente caotico, con un frastuono assordante di clacson e gente che si infila in ogni possibile spazio libero. Andiamo poi alla vicina Mecca Masjid, una delle più grandi moschee del mondo che può accogliere fino a 10.000 fedeli. La struttura è in granito e marmo bianco, mi viene concesso di entrare brevemente all’interno, restiamo poi fuori dove incontriamo dei simpatici piccoli gruppi familiari. Facciamo ancora quattro passi nelle strette vie intorno, cerchiamo l’abito pijama ma non lo troviamo. Rientriamo poi in albergo per la cena.

13 gennaio Hyderabad- Bhubaneswar
La giornata è libera, usciamo dall’albergo cercando qualche negozio, soltanto in quel momento ci viene in mente che è domenica e che quindi i negozi potrebbero essere chiusi. Giriamo a casaccio nelle strade vicine, entriamo in una chiesa cattolica mentre si sta celebrando la S. Messa. Mi ero fatto l’idea che l’albergo fosse vicino al fiume, quindi giriamo nella vana speranza di trovarlo, alla fine visto che non ci resta altro da fare torniamo in albergo perché abbiamo il check out alle 12. Restiamo quindi nella hall ad aspettare che ci vengano a prendere per il trasferimento all’aeroporto. Arriviamo a Bhubaneswar intorno alle 19. Siamo in al Mayfair Lagoon, una struttura alberghiera costruita all’interno di una piccola jungla con un arredamento ed uno stile esageratamente bello. Ceniamo alla carta non c’è buffet il cameriere ci consiglia veramente molto bene ed indovina i nostri gusti.

14 gennaio Bhubaneswar
Conosciamo la nostra guida Nimain Das e l’autista Pradhan che ci accompagneranno nel nostro giro nell’Orissa. Partiamo puntuali alle 8 per il giro dei templi costruiti fra il IX e XI secolo. Sono abbastanza ben conservati e quasi tutti ancora aperti al culto. Sono dedicati alcuni a Shiva e si può notare un tridente sulla sua sommità o a Visnù con invece una ruota. In ognuna nelle pareti esterne sono rappresentare scene di vita, animali, figure erotiche che riassumono stili anche d’ispirazione jainista e buddista. Anche se è uno dei più piccoli il Siddheswar Mandir risulta però essere invece uno dei più belli con un arco e una figura di Ganesh all’interno di una nicchia. Concludiamo la visita del sito alla Bindu Sagar un’enorme vasca con i gradoni tutto intorno che la leggenda vuole che abbia di raccolto le acque di ogni corso d’acqua considerato sacro. Non possiamo entrare all’interno del Tempio principale Lingarj Mandir perché non è permesso ai non indù, ci limitiamo quindi ad osservarlo dall’alto di una terrazza.
Ci fermiamo poi in un’area adibita a mercato artigianale, vi sono in pratica numerosi stand e negozi di ogni stato dell’India dal Kashmir al Tamil Nadu. Ivana compra due vestiti di cotone leggero che le serviranno anche per il resto del viaggio. Mangiamo velocemente qualcosa in un ristorante baracchino sulla strada e poi proseguiamo nella nostra visita. Ci dirigiamo verso le grotte di Udayagiri e Khandagiri situate a circa 8 km dalla città su due piccole colline. Le grotte sono in parte scavate nella viva roccia e alcune riportano iscrizioni e figure incise secondo la tradizione da asceti jainisti nel I secolo AC, ma nel complesso non ci risultano particolarmente interessanti. Rientriamo in albergo quando è già quasi buio. Facciamo un’altra ottima cena sempre su consiglio del cameriere.

15 gennaio trasferimento a Dhenkanal
Partenza ore 8. Effettuiamo la visita prevista ai tre centri archeologici buddisti. Ratanagiri, Udaygiri, Lalitgiri, risalenti al IX – XII secolo, purtroppo è rimasto molto poco ed altro ancora è ancora da riportare alla luce, ma non ci sono fondi sufficienti per le necessarie spese. I reperti migliori sono raccolti in un museo. Il più interessante è comunque soltanto il primo ma la visita alla fine richiede quasi tutta la mattinata. Ci fermiamo per pranzare in un ristorante frequentato da camionisti, anche in quest’occasione non possiamo certamente lamentarci per il cibo anche se esclusivamente vegetariano. Lungo la strada notiamo le prime risaie e piantagioni di cereali, in un piccolo corso d’acqua ci sono pure alcuni pescatori. Quando arriviamo a Dhenkanal la guida ci dice che abbiamo il tempo per un fuori programma, ci porta alla vicina cittadina di Joranda dove risiede una particolare setta di monaci del Mahima Cult.
La loro religione si basa su un rigido monoteismo, dove Alehek è considerato l’unico creatore dell’Universo e si ritrova in ogni elemento, quindi si differenzia completamente dall’induismo. E’ una religione abbastanza recente fondata nel 1827 da un uomo conosciuto come Mukunda Das, il quale cominciò a diffonderla nella regione dell’Orissa e fondò poi la sua base a Joranda, alla fine fu riconosciuto con il nome di Mahima. I monaci indossano soltanto un semplice perizoma, alcuni addirittura ne portano fatti con particolari fibre vegetali. Possiamo assistere al noviziato di un bambino, quando entrano a far parte di questa setta all’ età di otto – nove i capelli vengono completamente rasati, poi non se li taglieranno più. Generalmente questo avviene per volere delle famiglie. Possiamo girare liberamente, assistiamo alla cerimonia della preghiera del tramonto, i monaci si distendono a terra rivolti verso il Tempio principale.
Pernottiamo in un vecchio palazzo di epoca vittoriana appartenuto a qualche governatore inglese. In effetti la città durante il periodo coloniale era la capitale dello stato. Ceniamo da soli nella sala da pranzo di questa antica villa. Nel salotto fa mostra di se la testa imbalsamata di un elefante.

16 gennaio trasferimento a Puri
Partiamo diretti verso Puri, in alcuni la strada è in buono stato ed è pure in avanzato stato di costruzione una superstrada veloce a quattro corsie. La guida però ci fa notare che in alcuni punti la strada è sta completamente devastata dalle piogge monsoniche ed addirittura un ponte è pure crollato.
Ci fermiamo al villaggio di Dhokra dove vengono eseguiti prevalentemente lavori artigianali in ottone o in paglia. Successivamente arriviamo al villaggio di Saidebarini della tribù Situlia. La tappa successiva è al villaggio Naupatana dove è molto diffusa l’arte della tessitura, in ogni casa praticamente c’è un telaio e quindi ogni famiglia ha una propria attività. Vengono prodotti teli colorati e sari di svariati colori, sarebbero belli da acquistare ma ci rendiamo conto che non avremo poi la possibilità di utilizzarli in casa. Lungo la strada osserviamo scene di vita quotidiana, uomini che si fanno radere la barba da barbieri improvvisati e donne che fanno abluzioni lungo i corsi d’acqua.
Arriviamo a Pipli, un’altra cittadina nota anche questa per la tessitura, in particolare vengono eseguiti paralumi vivacemente colorati che vengono utilizzati appesi alle porte o durante le festività religiose.
Arriviamo all’albergo di Puri Toshali Sands intorno alle 16. L’albergo si trova completamente decentrato lungo la strada principale. Dopo aver fatto la doccia non ci rimane altro che fare due passi nel giardino dell’albergo.

17 gennaio Puri
Al mattino andiamo subito a visitare il tempio di Konark o Tempio del Sole, conosciuto anche come la pagoda nera. E’ considerato un simbolo dell’India secondo soltanto al Taj Mahal. Fu costruito intorno alla metà del XIII secolo, dall’allora re dell’Orissa, Narasigha Deva. L’edificio rimase integro per oltre tre secoli ma a seguito del furto del rame che ricopriva la cupola, questa in parte crollò all’interno, successivi cicloni e piccoli terremoti l’hanno fatta crollare definitivamente all’interno. L’intero tempio fu concepito come rappresentazione del carro cosmico del Sole Surya sette cavalli tre da un lato e quattro dall’altro paiono tirare questo carro di pietra, rappresentano i giorni della settimana, su i due lati del tempio vi sono ventiquattro enormi ruote che rappresentano le ore del giorno. Le pareti esterne sono tutte decorate con innumerevoli rappresentazioni sia di caccia di vita quotidiana e storia oltre ad altre,erotiche, che richiamano lo stile dei templi di Khajuraho. Le figure possono essere anche a grandezza naturale e le più curiose sono una giraffa e una danzatrice con tacchi a spillo. Vi è un’ enorme folla di pellegrini, e turisti sia locali che europei, oltre agl’immancabili giapponesi. Degna d’interesse è pure una lastra dove sono rappresentati i nove pianeti della cosmologia indiana: Surya (il sole), Chandra (la luna) Marte, Mercurio, Giove, Rahu e Ketu.
Prima d’arrivare alla città di Puri ci fermiamo su una spiaggia completamente deserta c’è solo un isolato pescatore. Puri è considerata insieme a Badrinath, Rameswaram e Dwarka una delle quattro città sacre dalla religione Hindu. Ai lati della strada principale c’è un’infinita serie di negozietti e bancarelle che vendono prevalentemente oggetti d’arte sacra e paccottiglia di scarsissimo interesse. Il centro principale per i pellegrini è il Jaganath Mandir, per noi è possibile osservarlo soltanto da una vicina terrazza. All’interno nel sancta sanctorum sono rappresentate tre divinità: Jagannath, la sorella Subhadra ed il fratello Balbhadra, altre divinità minori fanno da contorno. I monaci sono continuamente impegnati a decorare le statue interne, pare che quotidianamente vi lavorino oltre 6000 persone, su un lato esterno del cortile vi è una struttura che viene considerata la più grande cucina del mondo capace di preparare oltre 20.000 pasti giornalieri.
Pranziamo in un ristorante vicino dove ci viene offerto una specie di menù degustazione con svariate preparazioni vegetariane. Girelliamo ancora per un’altra ora curiosando fra le varie bancarelle ma fa abbastanza caldo. Ci ritroviamo con l’autista che ci sta aspettando al parcheggio. Arriviamo al lungo mare dove si avverte una vecchia aria decadente di stampo inglese. Ci sono altri negozietti, mi compro un camicione bianco decorato con disegni. La spiaggia è gremita da uomini e donne che stanno facendo il bagno, vi sono pure due mucche che pascolano liberamente. L’autista poi ci spiega che quasi tutti i pellegrini provengono dagli Stati vicini del Bihar e dal Bengala.
Rientriamo in albergo alle 16.

18 gennaio trasferimento Gopalpur
Attraversiamo una vasta area rurale in particolare notiamo come alcune risaie siano ancora irrigate con sistemi rudimentali. Arriviamo al lago Chilka. E’ la più vasta laguna di acqua salmastra dell’Asia che ricopre una superficie di 600 Kmq ma che può arrivare a superare i 1000 durante la stagione dei monsoni. Con una barca arriviamo ad un’isoletta dove c’è un tempietto dedicato alla Dea Kalì. Anche qui troviamo molti pellegrini che creano un ambiente molto particolare. Non avvistiamo nulla di quella particolare fauna che dovrebbe essere presente nella laguna, in particolar modo aironi e delfini. Al ritorno pranziamo con un piatto di gamberetti in salsa masala, tutto sommato abbastanza buoni.
Arriviamo a Gopalpur in albergo intorno alle 16. Questa località appare molto più tranquilla ed è sicuramente molto più turistica. Usciamo subito per fare quattro passi nelle stradine della cittadina ed arriviamo fino alla spiaggia. Veniamo accolti molto cordialmente dalla gente del posto, ma ovviamente non ci sono strutture di tipo balneare rientriamo quando ormai è già buio, pernottiamo all’hotel Palm Resort.

19 gennaio Gopalpur
Abbiamo la giornata libera, giriamo per il paese, approfittiamo per far riparare la sacca da un sarto. Visitiamo l’animato mercato del paese frutta pesce e ogni tipo di verdura sono esposti su improvvisati banchi lungo le vie interne La gente si fa fotografare volentieri, torniamo poi sulla spiaggia dove facciamo una breve passeggiata, verso mezzogiorno mangiamo qualcosa poi rientriamo in albergo per riposarci, comincia a fare caldo, non avrebbe senso restare ancora fuori. Nel pomeriggio l’autista ci porta al vicino villaggio dei pescatori anche questa breve escursione si rivela abbastanza interessante. I pescatori si stanno preparando per il giorno dopo, alcuni sono intenti nel riparare le reti.

20 gennaio trasferimento Rayaguda
Partiamo molto presto dobbiamo percorrere oltre 250 Km. La strada diventa poco dopo ai limiti della percorribilità. Ci fermiamo brevemente in un altro villaggio di tessitori, ma è domenica, quindi sono quasi tutti a riposo. Ci fermiamo successivamente alle sorgenti di Taptani. Continuiamo lungo una strada caratterizzata da ampie coltivazioni di cotone e lenticchie. Le piante sono in fiore e colorano i prati di un vivace colore giallo, alla fine il viaggio comincia ad essere abbastanza stancante dato anche dal pessimo stato della strada. Alla fine arriviamo in albergo Sai Internotional alle 18.

21 gennaio Rayaguda
Tutta la popolazione dei distretti di Rayaguda e Koraput è stimata in oltre 354.000 suddivisa in 62 diverse etnie. Lo stato economico di ogni etnia è basso ma sufficiente alle loro necessità giornaliere, basato principalmente su raccolta di legname, caccia, pesca, produzione di vasellame e stoviglie, la terra è un bene comune che riflette valori ideologici e spirituali.
Cominciamo la visita delle prime tribù della zona i Kondha e e Dongria sono fra le più selvagge, vivono prevalentemente di caccia e agricoltura, coltivano svariate piante e alberi da frutta. Gli animali vengono utilizzati quasi esclusivamente per scopi lavorativi, o vengono dati in dote al matrimonio inoltre la mungitura non viene quasi mai eseguita. Molto diffusa è la coltivazione del tabacco e la produzione di sigari artigianali. Sono le donne che generalmente hanno il vizio del fumo, il sigaro avanzato lo tengono poi appoggiato all’orecchio. Normalmente portano ricchi ornamenti al naso e ornano le braccia con numerosi braccialetti oltre a numerosi orecchini d’oro. Siamo i soli turisti presenti, il contatto non ci crea problemi, alcuni uomini sono intenti alla produzione di vasellame che metteranno poi a cuocere in particolari forni a legna.

22 gennaio Japore
Appena partiti assistiamo ad una cerimonia animista per curare una ragazzina. Questa tipologia di riti è ancora molto seguita dagli Adivasi, con questo nome sono riunite praticamente tutte le varie minoranze tribali che popolano la regione collinare del sud dell’Orissa. La nostra guida aveva notato la scena dall’auto, ci fa subito scendere e ci conduce verso il prato dove si sta svolgendo il rito. Una sciamana è in uno stato di trance e sta recitando una litania a bassa voce. Intorno ci sono una decina di persone fra giovani e più anziani, ci viene indicata questa ragazzina di circa 12-14 anni che pare abbia appunto bisogno di cure. E’ carina, non sembra essere in uno stato di sofferenza, sorride ai presenti, viene portato un pollo e si capisce subito quale sarà la sua fine. La cerimonia dura ancora qualche minuto, poi il pollo viene decapitato con un secco colpo di machete il sangue viene disperso sul terreno, sulla testa recisa viene appoggiata una moneta da 1 rupia e vengono pure gettati dei chicchi di riso. La ragazzina nel frattempo è stata rivestita con un sari bianco e viene fatta sedere vicino alla sciamana che le prende le mani, successivamente viene bagnata. La cerimonia a questo punto viene considerata conclusa.
Ripartiamo diretti verso il vicino mercato, ogni giorno della settimana in pratica se ne svolge uno in zone diverse. Questo coinvolge ancora le tribù Dongria Kondh, il mercato è molto colorito ma alcune donne non gradiscono esser fotografate. Abbiamo da percorrere ancora circa 180 km e la strada non permette certamente medie elevate. Ci fermiamo in un ristorantino lungo la strada dove mangiamo quasi esclusivamente della verdura fritta molto buona. Ci fermiamo successivamente in un altro villaggio dove invece veniamo accolti più cordialmente, la guida ci mostra come in questa zona è prodotto un forte liquore dalla fermentazione delle foglie e del fiore di una pianta detta Mohua. Lo assaggiamo non ha praticamente alcun sapore e non ci sembra neppure d’alta gradazione alcolica. Arriviamo in albergo Hallo Japore a Japore intorno alle 17.

23 gennaio Japore – Koraput
Andiamo subito al Jagannath Temple a Koraput. E’ ancora presto e non sono ancora arrivati fedeli ed altri turisti. Lo possiamo girare con estrema tranquillità, vi sono esposte varie divinità di tutta l’India. Proseguiamo poi per il mercato e villaggio di Nandapur, anche questo molto genuino. Viene venduto ogni tipo di verdura, stoffe,vasellame ed in una zona a parte anche animali, ci passiamo quasi un’ora. La gente è cordiale, proseguiamo poi per Kunduli per un altro mercato delle tribù Mali e Sanaparoja. Sono villaggi ben tenuti, le case sono dipinte esternamente con tinte pastello ottenute da polveri di pietre colorate. Anche qui veniamo accolti festosamente, viene preparata una danza in nostro onore, Ivana viene invitata a parteciparvi. Rientrando a Japore visitiamo dall’esterno un vecchio palazzo, all’interno non fanno entrare per il pericolo di crolli.

24 gennaio Japore
Partiamo alle 6,30 per arrivare prima dell’inizio del mercato di Anakadeli della tribù dei Bonda. Infatti quando arriviamo ci appostiamo in un punto da dove è possibile osservare il passaggio delle donne che si recano al mercato. Alcune quando ci vedono ci vengono incontro per offrirsi all’obbiettivo della macchia fotografica ma il più delle volte pretendono una mancia di 10 Rs. I loro villaggi sono situati sulla cima delle vicine colline ma non vogliono che ci si vada, quindi l’unica possibilità è quella di osservare questa popolazione al mercato o nelle sue immediate vicinanze. Le donne indossano soltanto un corto gonnellino e sono coperte da un gran numero di collane di perline colorate, inoltre portano pure dei larghi collari di vario metallo, oltre ad altri gioielli al naso. Sono solite radersi completamente i capelli, altre invece hanno un abbigliamento più tradizionale. Gli uomini invece portano un telo di cotone annodato in vita. Da una di queste donne compriamo una piccola stola eseguita con i loro telai dopo una lunga ed estenuante contrattazione. Il mercato a differenza degli altri risulta meno interessante ma è l’unica volta dove incontriamo parecchi turisti. Nel pomeriggio visitiamo un villaggio della tribù Mali, questi sono invece considerati i più progrediti e ce ne possiamo accorgere da come è tenuto il villaggio.

25 gennaio Japore
Ci fermiamo in una piccola scuola religiosa dove sono radunati una dozzina di ragazzi, loro in pratica seguono delle pratiche e studi induisti, vestono il classico abito color giallo tipico dei religiosi.
Ancora altri villaggi e mercati questi delle tribù Dhuruba. Forse cominciano ad essere un po’ troppo ripetitivi e alla fine fanno perdere un po’ d’interesse. Oltre alle solite cose in un piazzale c’è un vasto mercato dedicato ai pellami. Torniamo verso Koraput per visitare il locale museo dove sono raccolti reperti e foto sulle varie etnie. Pranziamo velocemente in albergo per andare a visitare un altro centro tessile. La fattura è buona ma anche in questa occasione ci rendiamo conto che non avremo mai la possibilità di poterli utilizzare, quindi nonostante la loro cordiale e cortese insistenza dobbiamo rinunciare all’acquisto.

26 gennaio Japore
E’ il giorno della festa della repubblica, ma in questa zona non troveremo nessuna manifestazione di rilievo che invece vengono svolte nelle grosse città. Ci dirigiamo a Gupteswar per visitare due villaggi della tribù Dhuruba. Camminiamo per circa un’ora e mezzo, i ragazzi della scuola stanno eseguendo una semplice sfilata agli ordini del loro maestro. Anche qui avvertiamo un senso di cordialità della popolazione, finiamo poi la passeggiata lungo il fiume che segna il confine con il Maddya Pradesh dove le donne sono andate a lavare i loro panni. Per finire arriviamo alla Gupteswar Cave, un tempio all’interno di una grotta dedicato a Shiva, una stalagmite funge da lingam. Santoni e fedeli sono presenti all’interno. Mentre siamo a mangiare in una specie di foresteria scoppia un violento temporale ma quando usciamo è già tutto finito.

27 gennaio Trasferimento Visakhaptam
Dobbiamo percorrere circa 250 Km. Scolliniamo i ghat e scendiamo abbastanza velocemente verso la pianura ma il paesaggio non offre nulla di particolare. L’autista e la guida devono sbrigare delle pratiche burocratiche per il passaggio nello Stato dell’Andra Pradesh. Ci fermiamo brevemente in un paesino, c’è una nutrita comunità cattolica entriamo in una chiesa dove si sta svolgendo la Messa. Arriviamo a Visakhapatam nella tarda mattinata, andiamo ad ammirare il panorama della città da una collina dove vi sono due enormi statue di Shiva e Visnù, pranziamo molto male in un ristorante di un albergo statale. Salutiamo Nimahin che ci appare dispiaciuto di lasciarci lui deve prendere subito un treno per tornare a casa dove poi l’attende un altro gruppo da accompagnare nei prossimi giorni. Prdahan c’accompagna nel pomeriggio nella zona commerciale, compriamo delle scarpe e dei sandali per Ivana.

28 gennaio Trasferimento Kolkata
Abbiamo il volo programmato per le 12,30 ma poco dopo che siamo arrivati viene annunciato il ritardo alle 14. Comunque arriviamo a Kolkata alle 16. Un’altra guida ci viene a prendere per condurci in albergo.

29 gennaio Kolkata
Il vecchio nome di Calcutta è stato cambiato ufficialmente nel 2001 essendo più vicino alla lingua bengalese. La città ci appare immediatamente caotica, forse molto più di altre che ho già visto in altre parti del mondo. Camion, autobus, auto, taxi risciò a pedali procedono incolonnati ognuno per la propria strada con un frastuono di clacson assordante. La precedenza pare appartenere solo a chi entra per primo all’incrocio molto spesso anche i cartelli stradali vengono praticamente ignorati. Kolkata è anche l’unica e sicuramente ultima grossa città (circa 15 milioni di abitanti) a presentare un numero quasi incalcolabile di risciò trainati a mano che rappresentano una caratteristica indistinguibile della città stessa. Esiste una forte corrente che tende ad eliminare la presenza di questi risciò essenzialmente per ragioni umanitarie perché non è ammissibile che un uomo trascini un suo simile, ma l’immagine del risciò rimane perché in pratica resta l’unico mezzo per percorrere vicoli stretti e inaccessibili ad altri mezzi. L’impiego viene da gente comune e dalla della borghesia che si rivolge al guidatore del risciò (wallah) per essere accompagnati in luoghi particolari od affidano loro i propri figli per essere accompagnati a scuola e per riportarli a casa.
La guida ci conduce a visitare le zone più nascoste e meno frequentate, visitiamo il tempio dedicato alla Dea Kalì, poi la Casa di Madre Teresa e l’orfanotrofio dove incontriamo due ragazze di Borgo S.Lorenzo e Livorno che sono lì insieme ad altri per del volontariato, per restare e prestare la loro opera devono provvedere in tutto e per tutto al loro sostentamento. Sinceramente mi aspettavo un’accoglienza migliore, il nostro arrivo lascia le suore del tutto indifferenti, sembrano quasi infastidite dalla nostra presenza, questo comportamento fa sì che io riduca drasticamente la donazione che avevo pensato di lasciare quando ero entrato; poi attraversiamo un pittoresco mercato di fiori ed una strada dove vengono venduti libri nuovi ed usati per ogni materia, ci fermiamo per prendere un caffè in un bar che viene considerato un locale letterario molto frequentato dalla gioventù locale, per concludere un tempio janista e l’Hoogly ghat dove i fedeli vengono a bagnarsi all’alba ed al tramonto.

30- 31 gennaio Kolkata- Firenze
L’albergo per fortuna è situato in una zona abbastanza centrale, a piedi raggiungiamo la St. Paul Cathedral, la maggiore chiesa di culto cristiano anglicano. All’interno vi sono numerose statue e lapidi che ricordano la storia della città, l’abside è abbellito da delle coloratissime vetrate. Proseguiamo poi verso il Victoria Memorial dove sono raccolte numerose testimonianze del periodo coloniale e dei Raja.
Quando usciamo si avverte nell’aria un prossimo temporale, rientriamo in albergo dove facciamo un rapido snack al bar. Considerando quello che ci attende mantengo la camera fino all’ora della partenza pagando una piccola differenza, avremo così il modo di partire sicuramente più riposati. Scoppia l’annunciato temporale, quindi non ci rechiamo al vicino museo dove avevamo deciso d’andare nel pomeriggio. Non ci rimane altro che aspettare l’ora di cena e successivamente il trasferimento per l’aeroporto. Partiamo in orario alle 2.50. La coincidenza a Francoforte è regolare, quando stiamo per atterrare a Peretola veniamo dirottati su Bologna per non meglio precisate cattive condizioni meteorologiche Alla fine entriamo in casa alle 16 circa.

SPESE
QUOTA AGENZIA: 4360
AEREO: 1730
RISTORANTI: 350
BAR,BEVANDE EXTRA: 200
VARIE: 100
MANCE: 180
TAXI Firenze e Bologna: 40
VISTI: 200
ASSICURAZIONE: 150
TOTALE: 7310

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