Gente di Lisbona

Un bellissimo “cameo” per la gioia di chi ama la città e raccomandato a chi voglia conoscerla al di fuori del turismo di routine

NOTA DELLO STAFF
Così come a suo tempo con "Perché Lisbona" di Grazia, pubblichiamo con vero piacere questi appunti di viaggio di Daniela. Un resoconto inconsueto anche questo, nel quale non troverete aridi elenchi di itinerari e luoghi in cui mangiare e dormire: molto di più, ci troverete il cuore, la vera chiave per aprire le porte di un città che ancora una volta si rivela unica.

Da non perdere
Un bastoncino di cannella al posto del cucchiaino. Così il mitico Nicola propone il suo caffè. Il locale storico, meta di scrittori e intellettuali, si trova nei pressi della Piazza Rossio, dove il pavimento è un mosaico di pietre bianche e nere che disegnano un mosaico. Da noi, in questo periodo fa freddo e la nebbia copre il cielo, ma a Lisbona l’aria è leggera e colpisce il bianco degli sfondi, mentre i colori delle case rallegrano i sensi.

Il buio invade la sala del locale nel Bairro Alto. Prima ci travolge la voce, poi lo sguardo. Gabriel canta il Fado, accompagnato alla chitarra da alcuni musicisti. Non si può descrivere degnamente questo genere musicale, bisogna ascoltarlo, o meglio sentirlo. E’ un canto che entra nello stomaco ed evoca l’ineluttabilità del destino e la nostalgia di qualcosa che non si afferra. Gabriel ha la voce calda e sensuale e rallenta il tempo con le sue melodie. D’un tratto ci si sente in uno spazio diverso, antico e questo canto consola le agitazioni e culla il cuore.

Un Cavaliere Templare esce dalla Torre del Belém, ha l’armatura e il mantello bianco con la croce rossa. Solleva l’elmo e rivela uno sguardo acceso e fiero, cavalca la storia e combatte per un’ideale. E’ coraggioso come un degno guerriero, ma gentile come un vero nobiluomo. A Lisbona è ancora consentito sognare, anche ad occhi aperti, in una dimensione senza contorni e limiti.

Il viaggio verso il Parque das Naçoes, progettato per l’Expo ’98, è un percorso attraverso la periferia est della città, uno slalom tra edifici coloratissimi e condomìni enomi. Salgono sull’autobus facce di ogni razza, mentre consultiamo la piantina. Il conducente si avvede della nostra preoccupazione così, al capolinea, ci indica la strada migliore per visitare le bellezze della città del futuro. Gentile anche questo personaggio, come ogni persona di Lisbona, che ha come valori la disponibilità e la dolcezza di un gesto di attenzione.
Sono straordinari gli architetti della nostra epoca, perchè qui hanno realizzato opere di eleganza e leggerezza. Il nostro preferito è Santiago Calatrava perché è un originale e sembra che giochi con i materiali e le forme. Ha realizzato un giardino di vetro e acciaio, immaginando un filare di palme come copertura della stazione, che raccoglie e riflette la luce del cielo. La sua opera sembra salutare il visitatatore che scende dal treno e lo immerge in una dimensione di pace, dove gli spazi aperti verso il grande fiume Tago, sono capolavori di armonia, tra natura e architettura.

Incontriamo Marta all’Oceanarium, il padiglione degli oceani realizzato da un altro genio, Peter Chermayeff, in occasione dell’Expo ’98. Marta parla italiano, conosce l’Italia e le nostre città d’arte. Ci racconta come viene gestito l’Oceanarium e la cura con la quale i biologi nutrono quotidianamente i pesci e le altre specie animali. Attorno a noi, luci e suoni della natura marina, che creano un concerto irreale, ma vero; sembra di essere tornati agli albori della vita, sembra di viaggiare dentro un sottomarino e la luce azzurra calma e rilassa. Marta è dolce e bella, come le donne portoghesi. Hanno tutte una bellezza interna, che emerge dalla gentilezza e dalla generosità.

Al Café A Brasileira, nell’elegante Chiado, consentono di fumare. Così se Fernando Pessoa decide di entrare, non si sente a disagio. Ma io non tollero il fumo, così resto fuori e il poeta è ancora lì, seduto con il suo cappello e la giacca sgualcita. Mi siedo di fianco a lui e chiudo gli occhi respirando, sognante, le liriche eterne dell’artista.

Oltre le case del quartiere arabo, si ode ancora il canto di Amalia Rodrigues, che è nata qua, sull’Alfama. Era bellissima e la sua voce è divenuta una leggenda. Così mi appare Lisbona: una donna con la veste di seta e i tacchi a spillo, una creatura d’eleganza d’altri tempi. Sobrietà e dolcezza, come assaporare la pace ammirando il tramonto dal Miradouro di Santa Luzia. Si scorge il Castelo de Sao Jorge, la Cattedrale del Sé Patriarcal e, laggiù, il fiume Tago. Un cantautore di strada, con i capelli d’argento, intona una melodia popolare, accompagnandosi con la chitarra.
Renildo è emozionato, dal Brasile è atterrato a Lisbona e ora arriverà in Italia, con il nostro stesso aereo. E’ vestito elegantemente, ha il viso giovane e non trova pace, l’euforia si è impadronita di lui. Racconta del suo progetto e regala locandine e biglietti da visita. Il suo sorriso, l’energia e il suo desiderio di successo donano una strana sensazione di benessere. Gli auguriamo buona fortuna, mentre lo vediamo allontanarsi fuori dall’aeroporto, con i suoi bagagli e la sua allegria.

E Mariza è arrivata a casa con me. Le sue canzoni mi ricordano Lisbona e le ascolterò ogni volta che vorrò tornare, con il pensiero, nel ricordo di una città indimenticabile. Perché Lisbona è entrata nel mio cuore. E ne ho già nostalgia… Obrigada, Lisboa!
Daniela Ori
10 febbraio 2008

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