Boston, New York, Cape Cod: uno sguardo oltre i grattacieli

This is America! Dalla vitalità delle metropoli all’incanto del New England

La mia avventura inizia venerdì 5 agosto quando energica più che mai sono pronta a partire e a divertirmi il più possibile dopo la fatica della laurea discussa il 22 luglio. Parto insieme alla mia amica che si è rivelata una fantastica compagna di viaggio.
Se il buongiorno si vede dal mattino questo viaggio sarebbe dovuto essere un disastro: arrivati a Fiumicino sono iniziati mille problemi, un po’ per la confusione che c’è il 5 agosto in aeroporto, un po’ per i controlli strettissimi che devono subire tutti quelli in partenza per gli Stati Uniti. Inoltre l’Alitalia ci aveva inizialmente estromesso dal volo insieme a ben 40 persone per overbooking, ma grazie alla nostra intraprendenza con un comprensivo steward ci siamo fatte mettere sul volo occupando gli ultimi due posti disponibili!
Itinerario
Il volo Roma-Boston (Logan airport) è tranquillo e in 8 ore siamo negli States!
Arrivate negli Stati Uniti alla dogana creiamo scompiglio tra i doganieri americani tutti di un pezzo grazie all’entusiasmo dimostrato nel lasciare le impronte digitali!
Il tragitto in taxi fino all’hotel ci ha offerto un panorama meraviglioso della Skyline notturna, alloggiamo al Radisson Cambridge nel lato nord sopra Charles River, il fiume che attraversa la città.

6/8
La mattina seguente siamo in piedi già alle 7 a causa del fuso orario e forse anche dell’energia esplosiva che abbiamo in corpo.
Non vi ho ancora detto che il nostro non è un viaggio tradizionale, ma un viaggio “studio” infatti dal sabato abbiamo prenotato, presso l’EF, un corso di due settimane in una residenza universitaria.
Il nostro alloggio è favoloso, nel cuore di Boston davanti al Boston Common, il più bel parco della città, una residenza nuova, ben arredata, dotata di tanti confort e soprattutto piena di ragazzi e ragazze da tutto il mondo!
Io sono stata assegnata in camera con una ragazza di Madrid, Eva; la mia amica con una coreana dal nome impronunciabile e soprattutto che non parla una parola di inglese…
La finestra della mia camera dà su Tremont Street, e sul Boston Common, un posto strategico!
Ovviamente non perdiamo tempo e dopo esserci sistemate usciamo per una passeggiata e una prima ricognizione sulla città, che subito ci appare bellissima. A dimensioni d’uomo, pulita e ordinata, organizzata grazie ad una rete di mezzi pubblici (metropolitana e autobus) efficientissima denominata MBTA (Massachusets Bay Transportation Authority).
E’ sabato pomeriggio quindi cosa c’è di meglio di una passeggiata per negozi? Ed è a Washington Street che ci accorgiamo di essere veramente in America, tra i mille fast food, gli outlet, i negozi sportivi che esibiscono scarpe da ginnastica in ogni vetrina, ma anche musica, colore, le vetrine dei negozi per le persone di colore con i manichini dal sedere protuberante.
Al nostro ritorno, per caso, incontriamo due ragazze fiorentine, alle quali chiediamo qualche informazione logistica, e che ci coinvolgono subito in una gita a Cape Cod per il giorno seguente. Accettiamo senza sapere che, di lì a poco, avremmo conosciuto le persone con cui avremmo condiviso una esperienza bellissima e un’amicizia tuttora viva!
Il nostro gruppo di amici, che si forma già da quella sera, è composto da ben 16 persone: ovviamente noi due, le due ragazze di Firenze, due fratelli dell’Ecuador, una ragazza venezuelana, un ragazzo e due ragazze di Madrid, un ragazzo di Milano, due ragazze tedesche di Berlino e Dusseldorf, un ragazzo pugliese, un Messicano, due Giapponesi e tanti altri ancora!

CAPE COD (7/8)
La mattina della domenica prendiamo il Fast Ferry al porto di Boston, esattamente di fronte al World Trade Center, diretti a Provincetown, città principale di Cape Cod. Il Ferry è decisamente costoso (60$) ed impiega un’ora e mezza per tratta.
Cape Cod significa “Capo merluzzo” infatti è un pezzo di terra a forma di braccio piegato che si spinge nell’oceano offrendo oltre 500 km di litorale vergine e selvaggio.
Arrivando il panorama è suggestivo: fari protesi in mezzo al mare, casette di legno basse e colorate con tinte pastello, barche di ogni tipo, insomma l’America ci mostra un’altra faccia!
La particolarità di Provincetown è l’atmosfera che si respira, semplice e alla buona, ma elettrizzante. La città è frequentata da artisti, gay e dark queen, tutti girano in bicicletta, shorts e scarpe da tennis; il porticciolo è pittoresco, le casette in legno coloratissime, pieno di gallerie d’arte, negozi di articoli per la casa, negozi a tema (uno sul Natale strepitoso), sexy shop e locali che di notte si trasformano in club a luci rosse.
Ovunque si incontrano coppie di gay con bambini piccoli al seguito, infatti il Massachussets è l’unico stato degli Stati Uniti in cui è permesso il matrimonio omosessuale e l’adozione di bambini da parte di queste coppie. La particolarità di Cape Cod è che qui vi sono i più esibizionisti del genere e quindi è capitato di incontrare una coppia con due bambini tutti e quattro vestiti con pantaloni rosa shocking, camicia bianca e scarpe blu come se fossero i componenti di una banda.
Le spiagge sono bianche, sterminate, bordate da alte dune, falesie vertiginose, torbiere e distese di mirtilli locali, e facili da raggiungere attraverso i bus di servizio in città, gratuiti ogni domenica.
Dal punto di vista storico l’unica cosa notevole è il Pilgrim Memorial Monument eretto in onore dello sbarco della Mayflower dei padri pellegrini nel 1620.
Ottimo il cibo nei chioschetti sul porto, dove assaggio un crab sandwich (panino con granchio) buonissimo!
E’ alla fine di questa giornata che prendo il nomignolo di “Italian Panda Girl”, in quanto essendo infastidita dal sole ho portato tutto il giorno degli occhiali molto grossi che mi hanno lasciato una ampio segno bianco intorno agli occhi in assoluto contrasto con il rossore delle gote!
La giornata è stata pittoresca e movimentata, ma è giunta l’ora di tornare a Boston. Sul Fast Ferry creiamo scompiglio e ci godiamo un tramonto sull’oceano che non dimenticheremo facilmente.

BOSTON
Dal Lunedì successivo la nostra vita in città si svolge in modo regolare, o quasi.
La mattina si va a scuola, il pomeriggio in giro per la città, breve doccia, si esce per cena e si va in giro fino a notte fonda.
Vi lascio immaginare perché il professore a scuola, ogni tanto, lancia urletti dicendo “Daiana, wake up!”. Del resto per me che sono sempre stata un po’ “secchiona” l’idea di fare la cattiva ragazza a scuola ha un fascino irrinunciabile.

8/8
Boston si è rivelata una città piena di stimoli, di zone di interesse, di sorprese.
Innanzitutto dispone di un sistema di trasporti che, agli stessi prezzi di Roma, circa 17 $ a settimana, offre una rete di trasporti avanzatissima tra autobus, metropolitane e trenini.
E poi la gente. I bostoniani sono cordiali, gentili, vivaci, attivi: è normale che salendo sull’autobus l’autista ti auguri buona giornata, chiedendoti da dove vieni e ammirando che vieni dall’Italia, consigliandoti cosa vedere a Boston o dove mangiare la migliore pizza, senza che tu glielo abbia chiesto ma semplicemente per stringere rapporti umani.
Inoltre Boston è una città ricca di storia, quella storia che gli ha permesso di prendere il soprannome insieme a San Francisco di città più europea d’America. Il nome della città è legato ai più grandi eventi liberali della storia americana come la rivoluzione, la dichiarazione d’indipendenza, l’abolizione della schiavitù, l’emancipazione femminile e non a caso si trova nello stato più liberale degli Stati Uniti, quello più marcatamente anti-Bush.
Il Freedom Trail è una delle cose da non perdere a Boston: è un percorso di 6 km, segnato da una linea di mattoni rossi lungo i marciapiedi e che ferma in ogni luogo di interesse storico. Comincia davanti al centro informazioni turistiche in Tremont Street, ovvero davanti la porta della mia residenza, e porta dalla Massachussets State House fino al vascello da guerra USS Constitution. Queste informazioni si trovano in ogni guida quindi non mi soffermerò oltre.
Da non perdere è la Trinity Church, una chiesa interamente sostenuta da 400 pilastri in legno per i quali è previsto un complesso sistema di umidificazione onde evitare che il legno si secchi e faccia cedere i pilastri. E’ stata costruita nel 1877 ispirata alla cattedrale di Salamanca ed è contornata da bellissimi fiori che la rendono spettacolare per il mix di colori.
Anche Boston, come ogni città americana, offre la sua skyline che rende suggestiva la città, anche se non è certo la sua prerogativa esclusiva.
I principali grattacieli sono quelli che si possono ammirare arrivando a Copley Square: la John Hackok Tower e il Prudential Center, in cui entrandovi è possibile passare da una torre all’altra all’interno di un centro commerciale esclusivo le cui firme vanno da Armani a Gucci, da Luois Vuitton a Victoria Secrets, fino a negozi molto più semplici e colorati, alle migliori librerie della città, al classico Starbucks, ai curiosissimi negozi di elettronica in cui si trovano poltrone che si muovono, ciabatte autoriscaldanti, cuscini con attacco per lettori Mp3 così diventano canterini (acquisto obbligato direi!). In più si magia in un enorme “piazza” interna ai grattacieli, in cui si trovano etnico, cinese, giapponese, turco, italiano, greco, pizza, vegetariano e mille altri fast-food.
Quella sera cerchiamo all’impazzata un supermercato perché a grande richiesta i nostri amici vogliono assaggiare pasta italiana fatta da italiani. Devo dire che trovare un supermercato è un’impresa difficilissima, un po’ perché siamo ancora inesperti della città e un po’ perché i supermercati sono sempre lontani dal centro. Comunque alla fine lo troviamo e rimaniamo sorpresi dalla quantità di cibo italiano in vendita, ovunque si legge, pane italiano, pizza italiana, tortellini italiani, prosciutto italiano, pasta e sughi italiani, gelato italiano, insomma è indubbio che in fatto di cucina ci apprezzano molto! Riusciamo a trovare la pasta Barilla e i sughi pronti Star così prepariamo una spaghettata nella cucina del college per oltre 25 persone, inutile dire che le facce di noi 6 italiani sono poco soddisfatte a sentire quei sughi così poco genuini, mentre tedeschi, francesi, giapponesi, spagnoli e sudamericani ne sono entusiasti!

9/8
Alla cima del Prudential Center c’è lo Skywalk che, come dice la parola stessa, è una sorta di passeggio quadrangolare da cui si ammira la città in tutto il suo splendore, la giornata non è particolarmente tersa ma la visuale è comunque di grande livello!
Nella zona di Copley Square si trova anche la grandissima Public Library, che merita una visita in quanto è ricca di volumi di ogni genere e l’ambiente è assolutamente adatto per letture più o meno impegnative; per consultare i testi è necessario iscriversi, cosa facile per noi studenti.
E’ il compleanno di uno dei nostri nuovi amici e quindi andiamo a festeggiare all’Hard Rock Cafè per cena. Tornando al Seven Eleven, supermarket open 24h, prendiamo Coca Cola e Rum; purtroppo le residenze universitarie negli States hanno delle regole molto severe come il fatto che all’interno non si può tenere alcool, non si può fumare, quindi ci siamo dovuti riunire in una stanza a festeggiare, fortunatamente quando è arrivata la vigilanza perché facevamo troppo chiasso, le bottiglie erano vuote e con prontezza le ho lanciate in un armadio risparmiandoci una multa di 100$!

10/8
Ci dedichiamo alle visite culturali ovvero all’università di Harvard, quella che ha formato premi Nobel più di qualunque altra; situata nella zona di Cambridge che si trova a nord del Charles River. Gli edifici sono eccellenti, circondati da un parco grande e curatissimo e con una biblioteca invidiabile a cui non c’è accesso libero.
Nel parco non abbiamo potuto fare a meno di toccare la scarpa della statua di John Harvard, anche detta statua delle tre bugie: primo J.Harvard non fu il fondatore ma il finanziatore principale, secondo perché la data riportata sulla statua è errata e terzo perché a posare fu un modello sconosciuto e non l’interessato, ma la leggenda narra che un tocco alla sua scarpa assicura successo nella carriera accademica!
Dopo la visita ad Harvard Square rimaniamo in zona Cambridge per visitare il MIT (Massachusetts Institute of Technology) che, chiunque abbia svolto studi scientifici o economici, ha sentito sempre citare come tempio della Scienza. L’edificio che ospita il MIT è un elogio alla Scienza europea grazie ai numerosi riferimenti a Galileo, Newton, Leonardo; all’interno di trovano musei, librerie e biblioteche. L’edificio richiama la struttura di un tempio con un colonnato imponente sull’entrata.
Attraversando il parco antistante l’edificio ci si trova sul lungo fiume Charles River, da cui si può ammirare uno splendido panorama di Boston.
La sera decidiamo di andare a cenare a Quincy Market ed è in questo momento che scopro un luogo speciale dove poter trascorrere tante altre serate. Quincy market è la sede dei vecchi mercati generali di Boston oggi trasformati in negozi, banchetti e bancarelle varie. All’esterno si svolgono ogni sera spettacoli di artisti di strada, come ragazzi di colore che ballano la Break dance, trapezisti, musicisti, mimi, in un’atmosfera che ricorda Covent Garden a Londra o la Rambla di Barcellona. Nella parte interna della piazza sorge un edificio, con aperture nei quattro lati e al cui interno sorgono tantissimi piccoli stand, alla classica food court americana, in cui ci sono cucine internazionali di ogni tipo, e il cibo tipico di Boston: granchi ed aragoste! Dopo aver preso il cibo a prezzi invidiabili, un’aragosta intera con insalata a 15$, si prende il piatto rigorosamente in polistirolo e si cerca un posto a sedere in tavoloni enormi posti nel centro e in cui non è raro iniziare interessanti chiacchierate con sconosciuti.
Le serate a Quincy Market per cena sono sempre divertenti, ricche di sorprese e di conoscenze bizzarre e in alcune serate sembra che tutta la città si sia riversata lì in una atmosfera gioviale e serena.
Tornando dalla cena è inevitabile fermarsi a passeggiare nel Boston Common, il più vecchio giardino pubblico degli Stati Uniti, con grandi prati erbosi, laghetti, alberi secolari e un campo da Baseball. A questo proposito ci tengo a sottolineare che Boston è una città molto tranquilla, in cui non ho mai corso pericoli, anche camminando nel parco di notte da sola.
Apro una parentesi sul Baseball. Il vero orgoglio dei bostoniani sono i Red Sox, ovvero la squadra di Baseball della città che nello stadio di Fenway Park ha segnato la storia di questo sport vincendo numerosissimi campionati; ho visto gente seguire le partite ovunque: per strada davanti ai monitor delle vetrine, nelle tv esposte nei centri commerciali, nei ristoranti, per strada con i televisori portatili e ovviamente allo stadio, sempre tutto esaurito!

11/8
Questa giornata è molto particolare perché l’indomani partiamo per New York e quindi viviamo la giornata in fermento per i tre giorni successivi pronti a vivere uno dei nostri sogni, la Big Apple, al 100%.
Dopo le lezioni decido di dedicare il pomeriggio ad una passeggiata rilassante a Beacon Hill, la più alta tra le tre colline di Boston, dove “beacon” è il nome di un antico allarme in cima alla collina. La zona era abitata dalla popolazione nera ed era centro nevralgico del movimento abolizionista. Oggi è abitata da famiglie borghesi che hanno arricchito le vie di fiori, giardini e tanto verde, tra le case e i cottages in stile vittoriano che al tramonto di tingono di rosa e rosso grazie alle colorazioni pastello degli esterni. Una particolarità sono i vetri viola di una casa in Chestnut Street che probabilmente sono un difetto di fabbricazione del vetro (eccesso di manganese) ma danno alla casa un’aura di mistero. L’atmosfera ricorda quella del quartiere vittoriano di San Francisco, di Georgetown a Washington, di Montmartre a Parigi.
La sera decidiamo di andare a mangiare alla Steak House per mangiare una NY Strip, ovvero un’ottima bistecca con contorno di patatine e veniamo sorpresi da un temporale estivo.
Il clima a Boston è ottimo, le temperature tra giorno e notte sono piuttosto stabili con poca escursione termica, si esce tranquillamente a mezze maniche e si porta un giacchetto nel caso tiri un venticello fresco.

NEW YORK
12/8
Si salpa alla volta di New York, si salpa per modo dire, infatti si parte con i Bus Turistici cinesi che ci permettono di andare a New York con 30$ andata e ritorno a differenza dei 60$ di altre compagnie, soprattutto grazie alla guida sportiva dei cinesi si arriva a New York in 3 ore e mezza a differenza delle ben cinque e mezza di altre compagnie. Alle 7.00 siamo alla Bus Station in 16, 9 ragazze e 7 ragazzi, elettrizzati dall’idea di realizzare uno dei nostri sogni, New York!
La guida sportiva dell’autista cinese non è una battuta, ma una preoccupante realtà, infatti in autostrada vediamo il nostro bus correre sempre sulle corsia di sorpasso e i precisissimi automobilisti americani ci guardano sconvolti, in quanto superiamo di parecchio i limiti di velocità; facciamo una sola sosta cronometrata di 10 minuti e se non ci sbrighiamo a tornare sul bus l’autista partirebbe senza di noi!

La prima immagine di New York mi emoziona a tal punto che con gli occhi lucidi riesco a malapena a fotografare l’isola di Manhattan con i suoi svettanti grattacieli, gli skyscrapers, ovvero “grattatori del cielo”.
Al nostro arrivo a Chinatown cominciamo a vedere le prime cose di New York che ci lasciano sconcertati. Non è come la immaginavo. E’ piena di gente, sempre, ovunque, è rumorosa, rumorosissima, sporca e soprattutto calda, caldissima, afosa.
Comunque scendiamo in metropolitana a Canal Street e di nuovo veniamo stravolti da una rete di trasporti enorme, complessa, velocissima, affollatissima. Facciamo il biglietto giornaliero a 7$ alle macchinette con carta di credito, o moneta. Saliamo in metro e ci rendiamo conto che NY non ha nulla a che fare con la tranquillissima Boston: qui si vedono signori in giacca e cravatta e 24 ore, barboni, emarginati di ogni sorta insomma un ambiente eterogeneo al massimo. Avendo preso la linea Express le porte hanno una chiusura a tempo, quindi non abbiamo il tempo di scendere in 16 persone, le porte si chiudono e 5 di noi rimangono chiusi in metro, dovendo scendere e cambiare direzione alla fermata successiva.
Raggiungiamo l’hotel sulla 107th strada a ovest di Central Park. E’ una pensione molto economica solo 60 $ per due notti e avendo prenotato via internet avremmo dovuto sospettare cosa ci aspettava.
L’entrata inganna perché c’è uno di quei lampadari a gocce di cristallo gigante che fa ben sperare. Raggiunte le stanze attraverso delle scale anguste, ci rendiamo conto di trovarci in uno di quei motel in cui l’unica cosa che manca è la sagoma del cadavere sul pavimento. A parte gli scherzi credo che sia il peggior posto nel quale ho dormito ma ammetto che nello stato di euforia in cui mi trovo è un’esperienza divertente anche quella. A parte l’aspetto poco affidabile e il caldo soffocante si è rivelato molto tranquillo e lo abbiamo vivacizzato noi avendo 4 stanze da quattro.
Decidiamo di posare le borse e di riuscire subito alla volta della Big Apple!
Prima tappa un giro per lower Manhattan in quanto di venerdì pomeriggio è ancora vivacissima grazie all’apertura di Wall Street. Ci ritroviamo davanti a Ground Zero, inconsapevoli e molto colpiti. Nulla di tutto quello che immaginavo. C’è una bandiera e una targa in onore delle vittime e poi un viavai di persone che entrano in metropolitana proprio accanto al sito del World Trade Center, un’atmosfera quasi inquietante se ripenso alle immagini di quell’11 settembre. E’ un vuoto immenso che si sente nell’aria e che mi fa credere che quello, come tanti orrori della storia andava evitato, non c’era bisogno di arrivare all’attentato, non c’era bisogno di rispondere con la guerra.
Di fronte c’è un enorme outlet e i miei compagni di viaggio insistono per entrarvi, io faccio un giro velocissimo e poi esco a godermi lo spettacolo della gente newyorkese che corre tra turisti sgomenti alla vista della frenesia che regna in questa città.
All’uscita dell’outlet ci dirigiamo verso Wall Strett passando davanti all’American Stock Exchange e ci facciamo la foto davanti al mitico Bull, il toro scalpitante bronzeo, metafora dei rialzi della Borsa, infatti Bull in gergo è chi compra azioni per rivenderle ad un prezzo più alto. In questa zona ci soffermiamo a guardare la Trinity Church, in stile neogotico, simbolo importante per la comunità del distretto finanziario.
Proseguiamo in direzione sud per raggiungere Battery Park, il luogo di partenza dei traghetti per la Statua della Libertà e Ellis Island. Purtroppo il poco tempo a disposizione e la chiusura della Statua della Libertà ci costringono ad accontentarci di una vista da Manhattan, comunque suggestiva.
La Statua della Libertà svettante nell’oceano è uno spettacolo, e vista da lontano è identica a quella originale nella Senna a Parigi, infatti la statua è stato un regalo dei francesi dopo la Guerra di indipendenza. Ellis Island invece è stato il primo contatto con il nuovo continente di molti emigranti italiani che in quell’isola venivano visitati ed eventualmente messi in quarantena.
Nel parco di Battery Park, ci colpisce una scultura di un mappamondo molto rovinata e contornata da fiaccole, leggiamo la targa su cui c’è scritto che si trovava all’interno del World Trade Center e che vuole essere conservata con le fiaccole sempre accese in onore delle vittime.
Si è fatto tardi e decidiamo di andare a cena e quindi ci dirigiamo verso Time Square. E’ qui che restiamo sconvolti da quella New York che abbiamo sempre sognato. Luci, colori, musica, vita, questa è Time Square! E’ venerdì sera ed è stracolma di gente che guarda ai video-walls come rapita da quella che non è più una piazza ma il centro del mondo. Guardarsi intorno è come sentirsi al centro di un vortice insieme a gente di ogni cultura, di ogni razza, di ogni religione, di ogni idea politica o sessuale, un mondo fatto di persone profondamente diverse tra loro, ma uguali in quanto uomini. Iniziamo a fare le foto con i “yellow cab” tipici, davanti al “New York Police Department”, con l’Hard Rock Cafe, il più grande del mondo, alle spalle, con un tipo in mutande, camperos e chitarra che al centro della piazza suona e canta.
A Time Square si incrociano Broadway e la Seventh Avenue, in un’atmosfera surreale che vede da una lato le enormi insegne al neon accese giorno e notte e dall’altro i famigerati teatri di Broadway dal Majestic al New Amsterdam in cui è in scena dal 1997 “The Lion King” a cui si può assistere pagando 160$ e facendo file chilometriche.
Decidiamo di mangiare da Sbarro, la solita pizza gommosa con 3$, e di tornare in albergo stravolti dalla stanchezza visto che siamo in piedi da ormai 19 ore! La metropolitana notturna è un po’ paurosa perché quasi deserta e le persone presenti non danno certo sicurezza, ma essendo 16 persone con 7 ragazzi e avendo un aspetto stanco non corriamo nessun pericolo.
La parentesi clima su New York è doverosa perché da questo punto di vista ho veramente sofferto. Il caldo è asfissiante sia di giorno che di sera e lo cappa di smog che copre la città è palpabile. L’escursione termica non esiste e la sera si sta comodamente in canottiera come il giorno senza bisogno di nemmeno una giacchetta, comodamente per modo di dire visto che se si esce appena fatta una doccia, nel giro di 10 minuti, ci si risente appiccicosi e sudati in modo imbarazzante.
A parte questo dopo una giornata faticosa e intensa ci mettiamo a far baccano nell’hotel per un po’ e poi cadiamo addormentati consapevoli che quelle poche ore di sonno devono rifocillarci per la giornata più impegnativa del weekend, senza pensare che su quelle lenzuola probabilmente aveva dormito qualcun’altro.

13/8
Ci alziamo molto presto, ma per via delle varie docce, e i preparativi di ben 16 persone non siamo fuori prima delle 9. Cartina alla mano facciamo tappa obbligata da Starbucks per una colazione che deve fornirci l’apporto calorico necessario per l’intera giornata fino a cena. Ottimo caffè e ottima torta, partiamo alla volta dell’Empire State Building. Come era prevedibile la fila per salire alle piattaforme di osservazione è molto lunga ma resistiamo alla tentazione di evitarla, tra scherzi e risate, arriviamo alla fine del serpentone, al primo ascensore, al secondo serpentone e infine all’ultimo ascensore per raggiungere dapprima l’86° piano e poi il 102°. Le misura di sicurezza sono meno elevate di quanto pensassi e quindi, a parte il passaggio nel metal detector, non ci hanno controllato le borse ma hanno ispezionato attentamente la mia guida National Geographic, ancora non ho capito a che pro. Arrivati in cima all’Empire State cominciamo a girare intorno l’Observatory per vedere tutta Manhattan e i suoni ovattati che provengono dalle strade trafficate ci proiettano in una dimensione quasi irreale. Qui ci rendiamo conto che questa visita è necessaria per capire la topografia di New York, infatti appare subito chiaro quanto è grande, quanto è movimentata, quanto smog c’è, quanto Central Park sia immenso e il vero polmone della città, quanto sia grande il vuoto lasciato dalle Twin Towers.
Dopo l’Empire State, la cui discesa è stata decisamente lunga quasi come la salita, decidiamo di passeggiare sulla famosa 5th Avenue, e sulla 34th strada. Arterie enormi, dalle quali si ammira una New York molto speciale, sono vie ricchissime di negozi e ovviamente non resisto al richiamo dello shopping. Dopo un paio d’ore mi ritrovo con buste di ogni tipo tra le mani con regali ma anche cose per me, fortunatamente qualche bravo ragazzo mi aiuta a portarle, altrimenti non ce la farei ad andare in giro tutto il giorno.
Comunque passeggiando ammiriamo il Chrysler Building, bellissimo edificio in Art Decò, venne costruito per il magnate dell’automobile, il quale desiderava che il quartier generale riflettesse la fama dell’industria automobilistica americana.
Il Rockfeller Center al cui interno ci soffermiamo ad ammirare l’intero complesso, con i tanti percorsi pedonali, la piazza ribassata, i giardini, le sculture all’aperto. Questo complesso urbano riuscitissimo ospita anche il Radio City Music Hall, sede storica delle Rocketts (corpo di ballo di 36 ballerine).
Uscendo dal Rockfeller Center abbiamo l’occasione di assistere ad un matrimonio nella St. Patrick Cathedral, enorme cattedrale lunga 101 m e larga 53 m, in stile gotico con i tre portoni bronzei che danno sulla Fifth Avenue. Accostamento tipico americano: proprio di fronte alla cattedrale sorge un mega centro di 4 piani di H&M e uno di Armani Exchange in cui continuo imperterrita a fare shopping. Più avanti incontriamo la Trump Tower, costruita dal magnate Donald Trump, in un tripudio di marmi e ottoni scintillanti con specchi e scale mobili a zig zag, che ospita lussuosi negozi. Sempre in questa zona sorgono le sedi storiche di Tiffany & Co. e Cartier.
Molto provati dal caldo e dalla stanchezza decidiamo di andare in Hotel, darci una rinfrescata e riuscire per cena e per una nottata in discoteca.
Come previsto mangiamo qualcosa al volo e ci facciamo una passeggiata per Time Square prima di prendere un taxi e farci portare in discoteca. Time Square è sempre un delirio ed è ormai il luogo che conosciamo meglio, perché in un modo o nell’altro finiamo sempre per trovarci lì, come attirati da una calamita e per essere a contatto con l’energia pura!
All’entrata della discoteca Webster Hall vengo sorpresa dal fatto che ci fanno dividere in una fila di uomini e una di donne, perquisiti rispettivamente nelle borse e nei vestiti da addetti dello stesso sesso. Ci mettono un braccialetto a stelle e strisce per farci riconoscere al bar come 21enni nel caso volessimo una consumazione alcolica. La serata è indimenticabile per le quattro sale su quattro piani, l’ambiente da Dirty Dancing, la musica giusta e gli effetti speciali presenti.
Stravolti alle 5 ci facciamo riportare dal taxi in hotel dove solo tre ore di sonno ci preparano alla giornata successiva.

14/8
La sera dobbiamo partire alle 18.00 da Chinatown quindi l’ultima giornata deve essere assolutamente ricca di visite.
Ci dirigiamo a Lower Manhattan passando per la City Hall, un edificio in tipico stile federale circondato da un bel parco, il City Hall Park, in cui troviamo un po’ di ristoro sulle panchine all’ombra e grazie a fontanelle sparse nel parco. Attraversando la strada dal parco ci troviamo di fronte il Brooklyn Bridge, ponte per una metà pedonale e per l’altra metà ciclabile, assolutamente affascinante. Le passerelle di legno e il panorama vasto rendono questa passeggiata indimenticabile. Il ponte è stato inaugurato nel 1883 per collegare Manhattan a Brooklyn, è costituito da una campata centrale che passa fra due massicci piloni di pietra sotto i quali il venticello ci ha permesso di respirare un’atmosfera meravigliosa ed emozionante guardando i vari ponti uno dopo l’altro a partire dal Manhattan da un lato, il porto da un altro lato e una splendida visuale della Downtown dall’altro.
Nonostante si stia benissimo dobbiamo continuare la nostra marcia e siamo diretti a Central Park alla ricerca di uno specifico dei 18 cancelli: quello degli Ingegneri! Purtroppo ci rendiamo conto che Central Park è troppo grande per trovare qualcosa di specifico e rimaniamo a girovagare godendoci le bellezze di un parco che all’interno di New York sembra un’oasi di pace. Ci godiamo laghetti colmi di Ninfee, fontane, alberi secolari, lunghe distese erbose, un luogo dove riposare, leggere, fare sport e molto altro.
Purtroppo il paesaggio di New York visto da Central Park ci ha rapito e è giunta l’ora di andare verso Chinatown per riprendere il bus non senza prima fare un giretto nei famosi sobborghi di Chinatown, Little Italy, Soho e Tribeca.
Soho a Londra significa Small Office Home Office alludendo all’attività sessuale prevalente nel quartiere. Qui a New York hanno ereditato il nome ma non il significato infatti Soho è l’acronimo di South of Houston; a sinistra di Manhattan c’è il fiume Houston a destra L’East River.
Soho mi colpisce per la grande quantità di gallerie d’arte, negozi d’antiquariato e ristoranti con un’atmosfera molto frizzante. Procedendo più a sud si entra nella zona di TriBeCa (triangle below Canal) in cui locali alla moda e night club vanno per la maggiore.
Ci dirigiamo dalla parte opposta, a Little Italy che rispetto alle aspettative si sta ridimensionando lasciando spazio ad un allargamento di Chinatown. Le insegne sono tutte italiane e anche l’atmosfera è italiana, quella di cento anni fa, quella raccontata dai nonni forse, quella del Padrino, ma pur sempre l’immagine che alcuni hanno ancora dell’Italia.
Con un po’ di delusione attraversiamo Little Italy per arrivare a Chinatown e aspettare il divertente bus cinese. Inconsapevoli che quella che stavamo per iniziare era una delle avventure più travolgenti della nostra vacanza, ci dirigiamo tranquillamente verso la fermata dei bus.
Ci rendiamo conto di avere almeno 250 persone in fila davanti a noi e che difficilmente saremmo saliti sul bus per le 18 come scritto sul biglietto. Infatti gli autobus ritardano da 3 ore ed è per questo che si accumulano persone in fila. La situazione è preoccupante, ma rapita da quella città e dalla straordinaria compagnia dei miei nuovi amici, non faccio altro che ridere, scherzare, ballare per tirare su il morale al gruppo. Certo non immagino che si sta per scatenare un temporale dal quale è impossibile ripararsi e così ci ritroviamo a stare per più di tre ore fino alle 21 sotto la pioggia completamente bagnati e ovviamente cantando “Singing in the rain!”
All’arrivo del pullman finalmente, l’atmosfera è incandescente e dopo qualche diverbio con i cinesi che di inglese poco ne parlano e poco ne capiscono, siamo riusciti a salire e ci siamo visti costretti a cambiarci in pullman onde evitare di affrontare un viaggio di 4 ore completamente zuppi e con l’aria condizionata addosso. Presa l’autostrada verso Boston troviamo una fila interminabile dovuta ad un incidente che ci fa perdere molto tempo, tempo dieci minuti e comincia a piovere dal tettino del bus e i poveri malcapitati seduti in corrispondenza dell’oblò sono costretti a viaggiare con l’ombrello aperto tra le risa di tutto il pullman. Stravolti ma felici alle 3.00 siamo a South Station a Boston.

BOSTON
15/8
Inutile dire che la mattina seguente marino le lezioni visto che c’è lezione alle 8.00. Mi sono alzata con comodo ed dedico la giornata a passeggiare per la città e a fare shopping. Mi dirigo verso Copley square per imboccare sulla destra la famosissima Newbury Street. Questa lunga via alberata è tutto quello che si può desiderare per fare una passeggiata rilassante in città. Le vetrine dei negozi si mimetizzano con gli edifici che le ospitano, splendide casette vittoriane a schiera di un piano fatte di mattoni rossi e tetti spioventi che la sera si tinteggiano di tinte dorate e infuocate. I negozi eleganti, i caffè e i ristorantini esclusivi, i negozi di dischi e le gallerie d’arte sono assolutamente ben inseriti nel verde che li circonda in un’atmosfera vivace e briosa tipica dei luoghi frequentati da giovani e da chi ama l’arte e la cultura non a caso la via parte dalla Public Library. Un punto di discontinuità rispetto alla vicina Copley Square e Boystlon Street in cui i ritmi frenetici, i grattacieli e i grandi magazzini creano un contrasto assolutamente suggestivo. Ed è qui che trovo un ricercatissimo disco di Blues per mio cugino.
Fatta a piedi tutta la via e fatto anche un bel po’ di shopping piena di buste mi dirigo al supermercato perché ho promesso di organizzare la cena ed è qui che un gentilissimo ragazzo di Colonia si offre di portarmi le buste da vero cavaliere fino al College.
Prima di cena è d’obbligo un Laundry Party per lavare tutti i vesti completamente bagnati durante il temporale newyorkese e ho un piacevole duello con le enormi lavatrici e asciugatrici americane a gettoni.
La serata finisce con la “solita” e fantastica passeggiata nel Boston Common per vedere le stelle.

16/8
Dopo la scuola decidiamo di andare a passeggiare nel Boston Common per ammirare i bambini divertiti nel Frog Pond, una specie di laghetto con ranocchie di metallo sparse qua e là e dove i bambini amano salire; nello Swan Lake prendiamo una barchetta capeggiata da un cigno per girare nel laghetto e ci fermiamo a seguire una partita di baseball amatoriale divertentissima. Tornando al College prendiamo una limonata fresca e fatta sul momento su uno degli innumerevoli chioschetti del parco e saliamo sulla collina all’interno del parco per ammirare la splendida skyline al tramonto.
La sera ci concediamo la famosa Lobster bostoniana a Quincy Market. Per 15$ prendono un’aragosta viva, la cuociono lì per lì al vapore, ci vorranno 7/8 minuti e su un piatto di riso mi servono un piatto delizioso. Quella sera decidiamo di rientrare presto per dedicarci a studiare la geografia in modo assolutamente singolare, infatti ognuno di noi ha disegnato il proprio paese inserendo città principali, fiumi, laghi e montagne e posso dire che tranne l’Africa abbiamo terminato quasi tutti i continenti; quanta ricchezza offre stare a contatto con giovani di tutto il mondo!

17/8
E’ il giorno in cui il Museum of Fine Arts è aperto fino alle 21.45 e gratuito per tutti. Ovviamente decidiamo di andare prendendo la green line fino alla fermata Museum , più facile di così non si può! Il museo, sicuramente non paragonabile a quelli europei, mi colpisce piacevolmente perché registra record di presenze sintomo che gli Americani apprezzano molto l’arte pur non avendo granché a disposizione.
L’architettura interna, la luminosità, il piacere di immergersi nella luce sono assolutamente invitanti e nelle collezioni sono sicuramente da non perdere al piano terra la pittura contemporanea americana, i simbolisti, i naturalisti.
Da non mancare al primo piano Van Gogh, Renoir, Corot, Canaletto, Gaugain, Cezanne, Rousseau, Delacroix, Constable, Turner, Tiepolo, Velasquez, Goya, Duccio di Boninsegna, Manet, Pissarro, Monet più molti altri impressionisti , fiamminghi, italiani, spagnoli.
Tornando a casa ci fermiamo a cenare al Prudential Center dove tra una Ceasar’s salad, un hamburger e una slice di pizza ognuno sceglie la sua cena preferita. La serata la trascorriamo nel Boston common dove si sta svolgendo un torneo notturno di baseball.

18/8
E’ il giorno dello shopping perché la sera dobbiamo partecipare alla Boat Cruise in cui, durante una crociera nel golfo di Boston, si svolgerà il ballo di fine corsi, tipica abitudine americana, molto divertente, in cui è necessario mettersi un po’ eleganti. Facendo finta di non avere nulla, pur avendo una valigia piena, decidiamo di andare a scegliere qualcosa per la serata.
All’appuntamento fuori il College abbiamo modo di osservare i Giapponesi che armati di smoking gli uomini e di vestito da sera le donne, suscitano tutti i nostri sorrisi divertiti per il culto della moda e dell’aspetto esteriore che questi manifestano. Il tragitto dal College al porto è breve ma ricco di risate, canti e balli, in un’atmosfera bellissima.
Quando la nave salpa cominciamo ad intravedere dal fly il suggestivo panorama di Boston by night. Balliamo tutta la sera e notiamo piacevolmente che proponendo un trenino abbiamo ottenuto l’ammirazione di tutte le altre nazionalità per cui il trenino è stata una novità strepitosa.

19/8
Ultimo giorno di lezione, la mattina partecipiamo alla cerimonia della Graduation, la direttrice della scuola fa un discorso e poi uno ad uno ci chiama per consegnarci il diploma di frequenza.
Nel pomeriggio visitiamo il museo Kennedy dedicato al J.F.K. e a tutta la famiglia, in quanto originari di Boston. Si raggiunge la stazione JFK della red line e poi la navetta gratuita conduce direttamente all’entrata del museo e della biblioteca.
Il museo merita una visita, in cui si racchiude la storia di una grande personalità della storia americana. Entrando dopo le 15.30 l’ingresso è gratuito. Si inizia il percorso entrando nella sala proiezioni in cui è proiettato un documentario sulla vita dei Kennedy con numerose testimonianze famose dalla giovinezza del presidente fino alla Convenzione democratica degli anni ‘60. Uscendo da tale sala inizia un percorso molto interessante. Le 21 sale sono organizzate secondo un percorso cronologico che termina con l’assassinio avvenuto nel 1963;0 tutti i momenti della sua carriera (presidente dal 1960 al 1963) sono ripercorsi nel museo: video, fotografie, lettere e oggetti personali. E ancora il dibattito con Nixon, i risultati delle elezioni dati dalla NBC News, l’investitura, i progetti della Nasa, gli affari internazionali, il celebre ufficio ovale della White House, i doni ricevuti nei vari viaggi presidenziali dai governatori degli altri paesi, e poi la vita personale dal matrimonio con Jackie, alla conoscenza con un giovanissimo Bill Clinton, ad un pezzo del muro di Berlino simbolo della continuità politica di John Kennedy.
Infine ci sono i video dell’attentato e i bollettini che annunciano la morte del presidente.
All’uscita del museo c’è una Public Library con moltissimi testi di storia e scienze politiche, di grande interesse.
L’ambientazione del museo è molto suggestiva, a sud di Boston, sul mare in un edificio architettonicamente speciale, dal cui esterno oltre ad osservare la barca a vela di J.F. Kennedy, si ammira un panorama di Boston emozionante.
La sera dopo la cena a Quincy Market passiamo una serata indimenticabile al Karaoke. Un locale carinissimo in cui ci cimentiamo in canti sfrenati, tra cui Summer Nights famosa canzone di Grease, cantata sul palco in ben 16 persone divisi tra uomini e donne.

20/8
E’ il giorno del trasferimento in albergo quindi facciamo il check out dal residence e ci trasferiamo all’Hotel 140 Clarendon Street proprio vicino a Copley Square nel centro nevralgico della City.
E’ sabato quindi si fa il brunch, una via di mezzo fra brekfast e lunch, dove come ogni mattina non posso rinunciare alle scrambled eggs and bacon (ovvero uova strapazzate e pancetta affumicata).
Il pomeriggio lo passiamo a passeggiare nel porto di Boston tra le divertenti bancarelle e le interessanti imbarcazioni storiche, mentre in serata andiamo tutti insieme ad Harvard Square, dove l’ambiente è giovane e frizzante, e a fare un giro per i locali del centro a Boystlon Street.

21/8
Dopo il brunch passiamo circa mezza giornata al centro commerciale Gallery di Cambridge raggiungibile con una navetta gratuita a partire dalla fermata di metro Kendall sulla red line. Il centro commerciale negli Stati Uniti è un’istituzione non solo per lo shopping, ma proprio per le attività ricreative che si possono svolgere all’interno. E’chiaro che si pensa ai centri commerciali come simbolo del capitalismo sfrenato, è anche vero che nelle città in cui fa freddo e c’è la neve per lunghi periodi, questi centri assicurano la possibilità di passeggiare, fare shopping, fare sport, consultare libri in biblioteca o mangiare in un solo grande edificio.
Dopo gli ultimi acquisti decidiamo di tornare in hotel e rincontrarci tutti per una cena a Little Italy, piccolo quartiere limitrofo al porto in cui il solo fatto di essere italiani assicura sorrisi e domande su come va in Italia. Mangiamo la prima pizza non gommosa da quando siamo negli States ed entusiasti di ciò prendiamo anche un gelato! Tra le vie ci sono bancarelle e stand di ogni tipo per la festa di un santo a cui la gente partecipa divertita.
Finiamo la serata tutti insieme nel nostro albergo per salutare tutti gli amici che l’indomani mattina non possiamo salutare.

22/8
Un po’ malinconiche per la fine della vacanza raggiungiamo i nostri amici che hanno la mattina libera dalle lezioni e ci concediamo un ultimo “lussuoso” pranzo insieme a base di Lobster, prima di salutare ripromettendoci di rivederci al più presto.
Raggiungiamo il Logan Airport, facciamo il check in, compriamo qualche libro per tenere allenato il nostro inglese e decolliamo in tempo diretti a Milano Malpensa. Nel volo completiamo il nostro diario di viaggio ripercorrendo tutti i momenti più belli della vacanza, consapevoli che nessuno potrà mai capire il turbinio di emozioni che ci hanno percorso lasciandoci ricordi indelebili. Senza accorgercene atterriamo a Milano dove ci aspetta la coincidenza con Roma. La vacanza è finita, ma già si pensa alla prossima avventura.

15 commenti in “Boston, New York, Cape Cod: uno sguardo oltre i grattacieli
  1. Avatar commento
    daiana
    14/01/2009 21:30

    Grazie a te kappa, è un viaggio fatto in un periodo spensieratissimo e sono contenta che tu lo abbia apprezzato!

  2. Avatar commento
    kappa
    12/01/2009 19:07

    Il tuo commento a questo viaggio! trovo affascinante come hai riassunto il tuo viaggio,si può capire quante emozioni hai provato e dai degli indizi perfetti per chi dovrà andare a Boston o New York dopo di te,grazie

  3. Avatar commento
    kappa
    12/01/2009 19:07

    trovo affascinante come hai riassunto il tuo viaggio,si può capire quante emozioni hai provato e dai degli indizi perfetti per chi dovrà andare a Boston o New York dopo di te,grazie

  4. Avatar commento
    ognd kynvlaiop
    16/09/2007 14:56

    ibfwhs hsqvbk nkrsgpy tsrbag rxgfvsa ztfapkoh yzbg

  5. Avatar commento
    daiana
    24/08/2007 15:47

    Ciao Silvia! Goditi Boston e fatti travolgere da New York. Quando torni se ne vuoi parlare ti aspetto a braccia aperte!

  6. Avatar commento
    silvia
    23/08/2007 20:53

    ciao! mi trovo a boston da quasi due mesi e posso dire di conoscerla come le mie tasche,anche se ci vado solo nei weekend perche durante la settimana lavoro.domani si parte per la grande mela..sono eccitata e spaventata per il bus cinese..e curiosa per vedere che impatto mi fara dopo 8 anni e senza torri gemelle..ti diro..un bacio e grazie di aver condiviso la tua esperienza!

  7. Avatar commento
    qvtonidp ptbqouf
    17/08/2007 21:54

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  8. Avatar commento
    daiana
    05/03/2007 12:31

    Ciao Teddy, sono contenta che ti sia ritrovato nelle mie descrizioni. La California l'ho fatta prima di questo viaggio e sempre in questa formula di vacanza studio, quindi non ho visto i parchi ma spiagge e città! Ero di base a San Diego, un vero gioiellino! Se vuoi parlarne vieni sul forum, canale Nord America! ;-)

  9. Avatar commento
    Teddy
    04/03/2007 17:39

    Ciao ho letto il tuo racconto e confermo le tue impressioni ! Io ho fatto lo stesso viaggio nel 2005 ed è stato meraviglioso! Quest'anno faccio l'ovest! Se vuoi confrontarti sono a disposizione!ciao

  10. Avatar commento
    daiana
    11/06/2006 21:36

    Grazie a te Edmea! Per qualunque domanda ti aspetto nel forum!

  11. Avatar commento
    edmea
    11/06/2006 19:19

    bravissima cara Daiana hai commentato molto bene questo interessante viaggio che spero di fare al più presto con la mia famiglia,la descrizioni dei luoghi che hai visitato ha fatto aumentare in me il desiderio di visitare gli state che per tanti motivi ancora non sono riuscita a fare. grazie

  12. Avatar commento
    daiana
    05/06/2006 20:19

    Grazie mille Peppino! Ad agosto il clima era perfetto per Boston e Cape Cod: soleggiato e arieggiato. Per New York forse la primavera è più adatta perchè ad agosto è molto umido e afoso. Per qualunque informazione chiedi pure sul forum!

  13. Avatar commento
    Peppino
    05/06/2006 17:22

    E' un bellisimo spunto che sarà la guida per il mio prossimo viaggio. Ma il periodo migliore, meteorologicamente parlando, qual'è?. Grazie e ciao. Peppino

  14. Avatar commento
    danibi
    02/06/2006 19:32

    Complimenti Italian Panda Girl! Bellissimo racconto, scorrevole e coinvolgente, ti "vedevo" sotto il diluvio a NY e sempre lì piena di pacchi, borse e sacchetti (alla Julia Roberts in Pretty Woman) ed in tutte le altri situazioni che hai descritto, mi piace come scrivi, brava! C'è un'unica frase che mi ha fatto "sanguinare" il cuore (immagini senz'altro il motivo) è questa: "tranne l’Africa abbiamo terminato quasi tutti i continenti" ma eravate tutti giovanissimi e sono certa che tra qualche anno avrete colmato la lacuna. E' un augurio!

  15. Avatar commento
    grazia
    01/06/2006 17:38

    Brava Daiana, un bel racconto con belle foto di una bellissima esperienza. E' una parte di America che anche a me piace moltissimo. Ma a Boston non siete andati a vedere le balene? ;-)

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