Là dove nasce il Fiume: il giro del Monviso

Un imperdibile “classico” dell’escursionismo di traversata

Il Giro intorno al Monviso (o Monte Viso, m.3841) è uno dei più classici e remunerativi itinerari escursionistici delle nostre Alpi.
Non particolarmente difficile sotto l'aspetto tecnico, deve comunque essere affrontato da persone in buono stato di forma fisica, abituate a camminare su mulattiere, terreni sassosi, tratti innevati, saliscendi anche pronunciati, disposte a due pernottamenti in rifugio e a portarsi in spalla uno zaino con tutto l'occorrente ad essere autonomi per tre giorni.
Pare che il Giro del Monviso sia stato effettuato per la prima volta dal professore inglese James David Forbes nel 1839, accompagnato - come accadeva agli albori della pratica della montagna - dal cacciatore Rey di Abriès in qualità di guida.
L'itinerario classico è svolto di norma in tre giorni, riducibili a due da escursionsti ben allenati; visto però che non ritengo la montagna una palestra per fare dei records, dico che la bellezza dello scenario ben merita un ritmo più tranquillo.
I punti di partenza possono essere Castello di Pontechianale sul versante della Valle Varaita a sud del massiccio oppure ad est Pian del Re per la Valle Po, sempre che non si voglia inserire il giro in un trekking più articolato, magari integrandolo con la salita a qualche cima.
La stagione più indicata è naturalmente quella estiva, ma all'inizio e alla fine è consigliabile informarsi preventivamente: alcuni punti dell'itinerario toccano i 2800-2900 metri e possono presentarsi tratti di neve ghiacciata che richiedono cautela.
Anche l'abbigliamento, sia addosso che nello zaino, deve tenere conto delle condizioni meteo a una quota mai inferiore ai 2000 metri, che nell'arco di tre giorni possono essere le più svariate.Avvicinamento: si percorre l'autostrada A10 da Genova a Savona, poi la A6 dalla quale si esce a Fossano. Si prosegue per Savigliano, Saluzzo e Crissolo fino a raggiungere Pian del Re, per complessivi 196 chilometri.
Noi abbiamo optato per l'anello in senso antiorario di tre giorni con partenza e arrivo a Pian del Re. Mappa alla mano, lo sviluppo dell'itinerario risulta di poco inferiore ai 50 chilometri toccando i seguenti punti focali: Pian del Re - Pian Armoine - Buco di Viso - Refuge Ballif Viso - Passo di Vallanta - Rifugio Vallanta (pernottamento) - Grange Gheit Passo di San Chiaffredo - Passo Gallarino - Rifugio Quintino Sella (pernottamento) - Pian del Re. In realtà, come vedremo, dovremo cambiare il luogo del primo pernottamento.PRIMO GIORNO
Partiamo a Genova di buon'ora in una giornata di metà settembre di rara limpidezza, ottimo auspicio. Speriamo che sia lo stesso anche nella zona cui siamo diretti, nota invece per l'instabilità meteorologica.
I tempi di avvicinamento saranno purtroppo allungati per la concomitanza del raduno della Lega Nord: già a Saluzzo e poi a Crissolo subiamo rallentamenti a causa di blocchi stradali, finchè giunti a Pian Melzè (o della Regina, m.1714) il proseguimento delle auto fino a Pian del Re (m.2020) è precluso per motivi di ordine pubblico. Ciò significa aggiungere quasi un'ora di cammino e partire da Pian del Re alle 11,30 anziché verso le 9,30 come previsto, con ripercussioni anche sul luogo di pernottamento e sulla tappa di domani.
Ci consoliamo con la giornata di splendido sole e ci mettiamo in marcia. Il sentiero prende quota con pendenza costante lungo il lato sinistro orografico (destro salendo) dell'alta Valle del Po, che qui è ancora poco più che un ruscello, mentre lo scenario si fa sempre più attraente: in meno di un'ora si raggiunge la spianata di Pian del Re, che già offre un panorama di tutto rispetto verso l'allineamento Monviso - Visolotto - Punta Gastaldi.
Dopo una sosta e la foto di rito davanti alla targa che indica la sorgente del Po (un rigagnolo che sgorga tra grandi massi), ha inizio il tratto di salita ininterotta verso il Colle delle Traversette o il Buco di Viso, i passaggi che consentono lo sconfinamento sul versante francese del massiccio. Noi abbiamo in programma la seconda alternativa, un po' perché il Passo (m.2950) presenta tratti esposti e spesso ghiacciati, un po' perché incuriositi di percorrere quello (m.2882), che è considerato il più antico traforo delle Alpi, fatto eseguire tra il 1475 e il 1480 dal marchese Ludovico II di Saluzzo per favorire i rapporti commerciali fra la Francia e il Marchesato.
La salita avviene con una lunga serie di tornanti, prima per pendii erbosi, poi su terreno sempre più spoglio fino a un ultimo tratto innevato di ghiaie e massi detritici. Il riferimento, già visibile da lontano, è una casermetta in rovina poco oltre la quale si dirama il bivio per le Traversette, che tralasciamo puntando al Buco di Viso, per fortuna, da informazioni assunte, sgombro da neve (per lunghi periodi un "tappo" lo occlude sul versante francese); il passaggio, lungo circa 75 metri, largo 2,50 e alto 2 all'imbocco, dal fondo sempre viscido, è in lieve salita e va facendosi più angusto man mano che si procede, tanto che allo sbocco dobbiamo procedere strisciando e fare il passamano con gli zaini.
Si "torna alla luce" di fronte a un panorama vastissimo che compensa il piccolo disagio: sotto di noi un vallone disseminato di ruscelli e laghetti è circondato dalle catene montuose del Parc Naturel Regional du Queyras.
Perdiamo velocemente quota tra piccoli guadi e ruderi di vecchi ovili fino a raggiungere il Rifugio Ballif-Viso (m.2460). Si sono fatte quasi le 17 e la prudenza suggerisce di fare sosta qui per la notte: il Rifugio Vallanta al quale siamo diretti dista non meno di due ore di cammino non agevole, l'omonimo Passo è ormai in ombra con la neve che starà di certo ghiacciando, per cui preghiamo il gestore di disdire telefonicamente il Vallanta e ci fermiamo qui. La tappa di domani si allungherà di due ore, ma avremo il vantaggio di partire di buon'ora.

SECONDO GIORNO
Una notte nella camerata gelida, sprofondati in tutti gli strati di coperte disponibili, non ci ha certo ritemprato come speravamo, ma la giornata si presenta come una fotocopia di quella di ieri e lo splendido sole che ci accompagnerà ininterrottamente ci ristora subito.
Oltre a noi quattro, ha dormito in rifugio un gruppo di undici olandesi con guida, il che ci consiglia una strategia astuta: lasceremo che ci precedano di una mezzora in modo da trovare la salita al Passo di Vallanta (m.2811) già tracciata dai loro scarponi e dalla piccozza della guida!
Lasciamo il Ballif-Viso poco prima delle 8 e percorriamo il tratto pianeggiante, costeggiando anche due laghetti, che porta alle prime rampe del colle. Prendiamo gradualmente quota su neve via via più dura dalla quale spuntano grossi massi che potrebbero essere pericolosi, procedendo in senso inverso al nostro, in caso di scivolata.
Lo scenario che si apre al di là del Passo di Vallanta è grandioso e indugiamo in una sosta contemplativa: ammiriamo sotto di noi l'intero sviluppo del Vallone di Vallanta con i laghetti e il rifugio omonimi e sullo sfondo le Alpi Cozie con le piramidi dei "tremila" Chersogno e Pelvo d'Elva. All'intorno, una grande quantità di stelle alpine, probabilmente le più grosse e numerose che abbia mai visto!
Ci attende ora una lunga discesa che ci farà perdere novecento metri di quota (e che, ahimè, nella giornata riguadagneremo tutti…): passiamo in prossimità del vecchio Rifugio Gagliardone, oggi rimasto attivo solo come locale invernale, a breve distanza facciamo sosta per un caffè all'avveniristico Rifugio Vallanta (m.2450), proseguiamo lungo il vallone tra idilliaci pascoli popolati da greggi di pecore per concederci una sosta alla Grange Gheit, un alpeggio con tradizionali ricoveri in pietra per i pastori. Siamo a quota 1912, la più bassa dell'intera escursione.
Un frutto, una tavoletta di cioccolata, un sorso di grappa e… la ricreazione è finita! Si riprende a salire per un lungo pendio di mughi che sbocca su un pianoro - probabile sito di un antico circo glaciale - che lascia posto ben presto a una salita detritica che si supera con una serie interminabile di tornantini. Un ultimo strappo fra massi instabili ed eccoci a un altro luogo d'incanto: siamo su un altopiano disseminato di una serie di laghetti (tra cui due più grandi, Lago Bertin e Lago Lungo, m.2741) di un azzurro incredibilmente intenso, ancora pià suggestivi nella luce del tardo pomeriggio. Inutile dire che le fotografie si sprecano, anche perché qui - come già fatto cenno - queste condizioni meteo sono tutt'altro che frequenti e l'occasione potrebbe essere irripetibile!
Proseguiamo ora piacevolmente in piano, visto che i successivi Passi di San Chiaffredo (m.2764) e Gallarino (m.2727) sono appena leggere depressioni che nel frattempo ci hanno riportato sul versante est del gruppo. Dopo il secondo dei due valichi perdiamo un po' di quota fino ai 2567 metri del Lago delle Sagnette per raggiungere infine, fendendo un compatto gregge di pecore, il Rifugio Quintino Sella (m.2640).
Sono le 19,15 ed è ormai buio. Abbiamo camminato quasi dieci ore superando un dislivello complessivo in salita di circa 1400 metri.
Divoriamo tutto quanto faccia appena in tempo a posarsi sul tavolo, dopodiché, nonostante l'esercito di russatori in camerata e la sistemazione al terzo piano di una banda a castello cigolante, piombiamo in pochi secondi in un sonno di sasso.

TERZO GIORNO
Appena un filo di fioca luce entra in camerata, mi fiondo giù dal letto, afferro la macchina fotografica e vado fuori. Lo scenario è da brividi (in ogni senso) e uno sguardo all'intorno mi fa capire la magnificenza da cui siamo circondati: sotto un cielo infuocato dal sole che sta facendo capolino, il lungo crinale frastagliato del Monviso presenta tutte le tonalità immaginabili di rosso, mentre davanti al rifugio greggi di pecore sembrano volere catturare il primo tepore mattutino sullo sfondo del limpidissimo Lago Grande di Viso che si adagia ai piedi della montagna.
Il buonumore è alle stelle: abbiamo dormito profondamente, l'itinerario odierno è tutto in discesa, siamo alla terza giornata di gran sereno e porteremo a casa un'abbronzatura invidiabile, proprio mentre i vacanzieri del mare stanno cominciando a perderla!
Un momento di raccoglimento nella cappelletta dei caduti in montagna, un ultimo sguardo all'intorno, zaino in spalla e scolliniamo oltre i 2650 metri del Colle del Viso. Possiamo prendercela comoda, apprezzando il progressivo mutamento del paesaggio: un tratto di ripida discesa tra grossi massi di frana innevati (un minimo di attenzione su dove posare i piedi), poi la neve va diradandosi lungo i tornanti di un pendio prima brullo poi sempre più erboso; si costeggiano in successione i laghi Chiaretto (m.2261) e Fiorenza (m.2113) che meritano entrambi una sosta per ammirare la corona di cime circostanti, mentre ormai i prati cominciano ad affollarsi di gitanti che fanno la passeggiata domenicale da Pian del Re.
Già dall'alto, l'omonimo rifugio-alberghetto ci appare letteralmente assediato dalle auto posteggiate: avremmo voglia di tornare subito indietro, ma ci torna l'ottimismo davanti a una bella polenta fumante.
Tornati alla macchina, abbiamo davanti l'intero pomeriggio, che in parte occupiamo con una sosta a Saluzzo approfittando della concomitanza con l'annuale Palio degli Asini, uno spunto di allegria che corona simpaticamente questa memorabile "tre giorni" alpina!

7 commenti in “Là dove nasce il Fiume: il giro del Monviso
  1. Avatar commento
    nicoletta
    24/08/2009 13:25

    ho visitato questi posti e devo dire che mi sono trovata in paradiso. un'esperienza da rifare

  2. Avatar commento
    Ennio
    14/09/2008 21:59

    Grazie, ho fatto il giro questa estate ed il vostro racconto mi è stato utilissimo per farmi una idea anticipata di quello che mi aspettava. Belle le foto!

  3. Avatar commento
    ale
    06/07/2008 07:34

    Abbiamo fatto lo stesso giro nella direzione opposta, ma l'abbiamo fatto in due giorni e passando dalle Traversette perchè il buco di Viso era coperto di neve da entrambi i versanti. Sono ancora stanchissimo!

  4. Avatar commento
    Leandro
    18/06/2008 21:46

    In auto si arriva fino a Pian del Re. Oltre, non sarebbe nemmeno possibile (per fortuna, pemettimi!). Ciao! ;-)

  5. Avatar commento
    tonino
    18/06/2008 19:28

    vorrei sapere se e possibile arrivare x un buon tratto in auto non essendo scalatore ma amante della montagna.ciao grazie

  6. Avatar commento
    danycaste
    28/09/2007 19:55

    E' un viaggio splendido, è da qualche tempo che vorrei farlo anch'io, purtroppo non ho nessuno con cui accompagnarmi. Amo il Monviso, 31 anni fa(mamma mia come passa il tempo) durante il militare negli Alpini, ho avuto il privilegio di raggiungere la cima attraverso la via normale. Il monviso è sempre nel mio cuore.

  7. Avatar commento
    Ricky
    20/05/2006 21:11

    Bravo Leandro, che voglia di andare in montagna! Le fotografie sono a dir poco splendide.

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